FOTO: NBA Twitter

Il finale di partita fra Boston Celtics e Miami Heat in Gara 6 è già da consegnare ai posteri. Chiusosi nella maniera più spettacolare possibile, con un buzzer beater mozzafiato di Derrick White, sancisce il passaggio a Gara 7 e, di conseguenza, il ritorno al TD Garden e l’inerzia a favore dei bianco-verdi.

Ma come ci siamo arrivati? Con 120 secondi – più o meno – di ordinaria follia. Anzi, forse pura follia, ma va bene così, sono le 7 e non staremo a pensarci troppo.

Tutto comincia con Jimmy Butler che, nonostante una partita totalmente sbagliata, piena di sviste difensive e errori al tiro (chiuderà con 5 su 21 dal campo), segna 10 punti negli ultimi 2 minuti. A partire da questa incredibile tripla:


Poco dopo, su un ottima difesa di Bam Adebayo, che forza Jayson Tatum all’errore, gli Heat ripartono e Butler ottiene altri due liberi, convertendo il primo per il -3 Miami. Sul rimbalzo del secondo tentativo, sbagliato, Caleb Martin vola e riapre per una tripla con metri e metri di spazio di Duncan Robinson che ci pensa, palleggia, ci ripensa – forse troppo – e spara. Errore.

Di là i Celtics ripartono e Tatum sembra sbagliare l’ennesimo tiro, ma Jaylen Brown – autore di un’ottima prova – vola per correggere, guadagnandosi due liberi. Ne converte, anche lui, solo uno, portando però Boston sul +4 a un minuto dalla fine.

A questo punto, dubbi su chi sarà a prendersi la scena?

Fate and-one per Jimmy Butler e Heat sul -1 con 53.2 secondi da giocare. Da qui, parte la sequenza più assurda di tutte, che comincia con un possesso dei Celtics e si chiude con un altro giro in lunetta di Smart, su tre possessi differenti, a distanza di pochi secondi:

  • difesa magistrale, ancora, di Bam Adebayo su Tatum, stoppato;
  • transizione per Miami e tripla scellerata di Robinson, di nuovo, che rimbalza sul secondo ferro
  • liberi per Smart sul +1, con 17 secondi da giocare: 1/2 dalla lunetta, +2 Celtics

Erik Spoelstra non chiama time-out e, col senno di poi, farà bene. Come ci si aspetta, è Jimmy Butler a attaccare; come ci si aspetta, è Al Horford, eterno a difendere; quello che nessuno si aspetta è il finale clamoroso di questa sfida.

La star degli Heat sembra infognarsi, vuole andare verso l’angolo per la tripla ma la palla è sporcata. Sembra la fine, quasi la perde, poi la riagguanta, ma il tempo sta finendo e non sembra poterne uscire nulla di buono. Fermi tutti! Fischio, lamentele, grida – di gioia, molte, di protesta, molte meno. Cos’è successo? Sembrerebbe fallo di Horford, perciò liberi con bonus.

Ma gli arbitri confabulano fra loro, vanno a rivedere e alla fine decidono: fallo su tiro, Butler è fuori, tre liberi per Miami. Ovviamente, 3 su 3 glaciale e Celtics sul -1 a 3 secondi dalla fine.

E rieccoci al punto di partenza, con il miracolo di Derrick White sulla sirena. Un canestro di puro istinto, considerando che l’autore era anche l’incaricato della rimessa che ha portato al dentro e fuori uscito dalle mani di Marcus Smart.

Si tratta del secondo buzzer beater segnato da un giocatore in un elimination game con la propria squadra a inseguire ai Playoffs. A chi appartiene il primo? A Michael Jordan, nel 1989 contro i Cavs. Giocatori diversi, storie diverse, ma destino comune: tenere in vita la propria squadra. E i Celtics adesso sono più vivi che mai.