L’oscura storia di Ersan Ilyasova e del suo “gemello” uzbeko. Una vicenda che parte dalle tenebre, con la sparizione di una giovane promessa del basket uzbeko, e giunge direttamente sotto i riflettori della NBA.

Nome: Arsen.

Cognome: Ilyasov.

Data di nascita: anno 1984, giorno non conosciuto.


Paese d’origine: Uzbekistan.

Disperso dall’agosto 2002.

Ci sono alcune storie oscure, misteriose, quasi inquietanti; vicende inimmaginabili, a volte simili a complotti. Spesso parlano di morti, rapimenti o uomini scomparsi. Sono angosciose e spaventose. Paiono partorite dalla fervida fantasia di Agatha Christie, o di qualche altro giallista amante del brivido. Invece sono storie reali, che ancora oggi nascondo segreti imperscrutabili, sconosciuti. Quella di Arsen Ilyasov è una di queste. Ma non è l’unica.

Nella musica, ad esempio, ce ne sono tante. Come quella del Club 27, ristretto gruppo di grandi musicisti che ha fatto la storia del rock. Tutti i suoi componenti sono morti a 27 anni, tra questi Jim Morrison, Jimi Hendrix, Amy Winehouse e Kurt Cobain. Artisti casualmente – e stranamente – deceduti alla stessa età, per di più all’improvviso e all’apice della propria carriera, in circostanze ignote.

Anche il mondo della pallacanestro cela un mistero degno del Club 27, irrisolto e indecifrato. Un mistero che non parte né dall’America, né dall’Europa. Ha tutto inizio da una terra ricca di Storia e arte, culla di civiltà antichissime e conflitti imperituri. Siamo in Medio Oriente, più precisamente in Turchia, nel 2002. Arsen Ilyasov è giovanissimo. Ha solo 18 anni. È agosto, ha lasciato casa sua, l’Uzbekistan, per partire alla volta di Istanbul. Ha preso coraggio, ha chiuso il cuore in una valigia assieme a una palla a spicchi, e non si è più voltato. Arsen ha solo una “colpa”: la sua famiglia ha origini tatare di Crimea. I suoi genitori fanno parte della discendenza di quasi 200 mila tatari crimeani deportati dal leader Iosif Stalin nel maggio ‘44 in Unione Sovietica.

Sradicati dalla propria terra, caricati su treni o carri da bestiame e diretti all’inferno: sugli Urali o in Asia Centrale. In luoghi desolati. Lasciati al proprio destino, senza un tetto e del cibo. Uomini, donne, anziani e bambini accusati di presunto “alto tradimento”, dopo essere stati invasi dalla Germania Nazista. Centocinquantamila anime sono finite in Uzbekistan, nei territori sovietici (dove circa 10 mila sono poi morte di fame). Tra queste ci sono anche gli Ilyasov.

Per Arsen a casa, in terra uzbeka, non c’è futuro. Però è incredibilmente bravo a buttare una palla dentro a un cesto appeso in aria; così gli hanno detto che basta qualche giorno di viaggio per arrivare in Turchia, dove il basket sta diventando sempre più popolare e forse c’è speranza di vivere giocando.

Parte e ottiene un visto temporaneo di 15 giorni; programma un provino con l’Ülkespor – al tempo squadra di Istanbul, scioltasi nel 2006 – ma poi sparisce nel nulla. Per giorni, anzi mesi, non si parla più di Arsen. Dimenticato da tutti. Nessuno denuncia la scomparsa, finché un dirigente della federazione cestistica dell’Uzbekistan si accorge che, durante una partita tra Nazionali giovanili, in campo con la canotta turca c’è un ragazzo che gli assomiglia maledettamente: si chiama Ersan Ilyasova e ha giocato 13 stagioni in NBA.

Ersan è turco, turchissimo. O per lo meno è quello che afferma un insegnante di nome Şemsettin Bulut, il 19 settembre 2002 – pochi mesi dopo che Arsen è diventato un fantasma – quando si reca in un ufficio anagrafe vicino a Eskişehir per registrare suo figlio Ersan, ormai quindicenne, dicendo di non aver mai avuto tempo di certificare la sua nascita prima d’allora. L’ente turco non si pone domande e rilascia il passaporto. È un mistero. Irrisolto.

Sarebbe fin troppo facile dire che Arsen Ilyasov e Ersan Ilyasova siano la stessa persona. È vero, il nome è simile, forse solo un po’ storpiato. Per di più nessuno dei due “vive” nello stesso momento: quando uno sparisce, l’altro appare. Eppure l’età non combacia. Il turco, il giocatore NBA, pare avere 3 anni in meno: è del 1987.

Dopo che il dirigente dell’Uzbekistan si è accorto di Ilyasova, il caso finisce in mano all’International Basket Federation, che in poco tempo lascia la faccenda alla giurisdizione della Federazione turca. Scelta dubbia, criticata dagli uzbeki. Una scelta che nasce probabilmente dai legami che si cominciavano a costruire con la Turchia e che pian piano, dopo l’argento agli europei 2001, stava diventando una realtà importante per la pallacanestro internazionale.

Così prima le indagini vengono posticipate di due settimane; poi, come è presumibile, la Turchia non trova alcun documento riguardante Arsen Ilyasov. Secondo la FIBA, quindi, si tratta di due persone completamente diverse. Arsen è figlio di una crudele deportazione e la sua sparizione è problema del governo turco. Ersan, invece, è figlio di Bulut. Caso chiuso. Mistero aperto.

Una cosa però è certa: dietro questa faccenda c’è qualcosa che non va. A partire da Şemsettin Bulut, che padre di Ilyasova non è. Dell’infanzia e dei primi anni di Ersan, infatti, si sa poco o niente. Però i nomi dei genitori si conoscono: Anvar e Iraliye Ilyasova. Anzi pure su questo ci sono dei dubbi. Sul sito ufficiale del cestista il nome del padre è Anvar, mentre su NBA.com c’è scritto Envar. E se cercassimo in tutta la Turchia non troveremmo alcun Anvar (o Envar) Ilyasova sposato con moglie Iraliye.

La madre sembra inesistente: pare non esserci una donna chiamata Iraliye tra Turchia, Crimea e Uzbekistan. Per di più, l’unica traccia di una sua possibile esistenza è un account Facebook, in cui una donna con quel nome dice di lavorare per il New York Times, vivere in Canada, in Quebec, e avere origini algerine. Non proprio la donna turca in questione.

Mentre le indagini su Ersan Ilyasova sono chiuse, il ragazzo continua a giocare con la maglia della Nazionale. Ma nello stesso momento escono altre incredibili coincidenze con Arsen. Ilyasova inizia la sua vita da cestista nella seconda divisione turca, al Yeşilyurt. Guarda caso, dopo un anno nella serie inferiore va a giocare all’Ülkerspor, proprio dove il “gemello fantasma” era destinato. Ma una volta racconta ai microfoni ESPN di essere cresciuto in Tajikistan, andato in Uzbekistan a 13 anni e poi, insieme a tutta la famiglia, trasferitosi in Turchia. Sicuramente non la storia di cui ci hanno parlato la federazione turca e Şemsettin Bulut.

Gli incroci sono tanti, le analogie innumerevoli, i dubbi infiniti. Le tenebre si celano dietro questo mistero e il nome di Arsen Ilyasov riecheggia nell’oscurità. Però Ersan Ilyasova va avanti. Si crea la sua carriera. Stupisce tutti nel 2004, all’Albert Schweitzer Tournament, una competizione per Nazionali U18. Così, al Draft 2005, a 19 anni viene scelto dai Milwaukee Bucks alla numero 36. Poi un anno in G-League, il Mondiale U20 del 2006, in cui vince l’MVP, 2 stagioni al Barcellona e infine una successione di incredibili successi che lo portano a giocare 12 stagioni consecutive in NBA.

E ora, dall’alto dei suoi 208 cm, a 37 anni – o 40 se preferite – si è ritirato dalla NBA dopo aver giocato una delle sue ultime annate oltreoceano, a Salt Lake City, con gli Utah Jazz, tentando di aiutarli nel loro percorso ai Playoffs 2021. Forse è vero. Ha ragione la FIBA: Arsen ed Ersan non hanno alcun legame. Probabilmente è solo un semplice complotto creato dal silenzio che si è sempre creato dietro la vita di Ilyasova.

Un silenzio strano, innaturale. C’è chi dice che sia dovuto alla volontà del governo turco, che ha l’intenzione di nascondere la realtà dei fatti per non perdere un grande giocatore. Ma questo è un mistero, e quindi la verità non la sapremo mai. Il perché Ilyasova sia comparso solo nel 2002 ci sarà per sempre sconosciuto. Il legame tra Ersan e il “padre” Bulut rimarrà perennemente nascosto. La reale fine di Arsen in eterno ignota.

Dal segreto nascono spesso storie oscure e inspiegabili, proprio come questa. Così torniamo al mondo della musica, da dove siamo partiti. Pensiamo a quei cantanti, come Elvis Presley, Jim Morrison e Jimi Hendrix, che alcune teorie e complotti fanno credere che siano ancora vivi, celando la loro morte con un’aura di mistero. Ma oggi, invece, vi abbiamo parlato del mistero di una morte, quella di Arsen Ilyasov. Che ha portato a una vita: quella di Ersan Ilyasova.