La trade più importante di giornata vede protagonista Chicago e l’esordiente Karnisovas, che per un prezzo più basso delle aspettative mette un altro All-Star al fianco di LaVine.


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8 maggio 2015. La death lineup dei Golden State Warriors spaventa l’NBA, ma LeBron James è in missione per Cleveland dopo la seconda decision, insieme ad un giovane Kyrie Irving e ad un fiammante Kevin Love. Sulla sua strada quello che era ancora uno dei palazzi americani più caldi, uno United Center che contava l’ennesimo sold out (così è stato per 24 anni, fino a due stagioni fa). I Chicago Bulls di Tom Thibodeau, che hanno vinto Gara 2 in Ohio, sono una delle migliori difese in assoluto, e in attacco vivono degli isolamenti di Jimmy Butler e di quanto rimane della gloria di Derrick Rose e Pau Gasol. La partita è in parità con tre secondi sul cronometro, a fare la rimessa c’è l’ex stella di Duke, Mike Dunleavy Jr, che consegna a Rose il pallone più pesante della sua carriera. L’MVP del 2011 passa sul blocco di Taj Gibson, la tabella accoglie la sua preghiera, Mike Breen urla bang, Bulls in vantaggio nella serie.


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Se vi chiedete il perchè di questo excursus, è molto semplice: è stata l’ultima notte in cui si poteva davvero essere felici di tifare per i rossi dell’Illinois. Fino ad oggi.


Arturas Karnisovas e Mark Eversley hanno mandato ad Orlando Wendell Carter Jr (settima scelta assoluta di tre anni fa), i 28 milioni in scadenza di Otto Porter e le prime scelte del 2021 e del 2023, entrambe top 4 protected, per Al-Farouq Aminu e Nikola Vucevic.

La giornata non è per nulla finita lì, con Daniel Greenberg che riportava di tentativi importanti per regalare a Billy Donovan anche Lonzo Ball, rimasto a New Orleans dopo che è stato valutato non sufficiente uno scambio con Lauri Markkanen – il finlandese si trova nella stessa identica situazione contrattuale del figlio di Chino Hills.

Poi c’è stato il doppio scambio con Washington, nella capitale sono andati Daniel Gafford e Chandler Hutchinson per Mo Wagner e Troy Brown Jr. Wagner è stato successivamente spedito a Boston insieme a Luke Kornet per l’altro colpo di giornata, ovvero Daniel Theis – ingaggio di qualità estrema visto che sarà il backup di Vucevic – arrivato insieme a Javonte Green. In tutto ciò, il front office di Chicago incassa anche $1.3M dai Celtics e $250.000 dai Wizards.

Cosa significano questi movimenti

Innanzitutto, siamo di fronte ad un palese punto di rottura con la disastrosa eredità dell’era Gar Forman – John Paxson: tutti i giocatori scambiati oggi sono stati da loro draftati, e tranne Gafford tutti al primo giro; e Porter, dopo Pau Gasol, è stata l’unica grande firma dei due in 15 anni di dirigenza. Ci dicevamo un anno fa come anche lo stesso Billy Donovan fosse un cambiamento epocale, in quanto unico coach pagato oltre il minimo – o quasi – e con qualche anno di esperienza.

Inoltre, è chiara la volontà di continuare sulle ali di Zach LaVine. Il prodotto di UCLA ha fatto notare più volte come, dopo una carriera tra T’Wolves e Bulls post-Butler, non abbia più intenzione di trovarsi in mezzo a rebuilding più o meno serie. A maggior ragione dopo il collasso della scorsa notte – gli sceneggiatori NBA sanno essere simpatici come quelli di Boris – contro i Cavaliers.

Per Lonzo – e l’interesse per la pick n.2 del 2017 significa che per Coby White si prospetta un futuro, probabilmente luminoso, da guardia, sesto uomo nel caso dei Bulls – ci si riporverà in estate, a meno che qualcuno – New York? Atlanta? – non metta sul tavolo più dei 20 milioni annui richiesti o che Lauri Markkanen faccia cambiare idea al dirigente lituano, col quale la distanza per il rinnovo in estate era di 4 milioni a stagione. Comunque, al momento in cabina di regia Tomas Satornasky non sta per niente sfigurando.

La direzione di Vucevic

A 30 anni, il centro montenegrino dai natali svizzeri sta avendo la migliore delle sue 10 stagioni in NBA – All-Star ad Atlanta, da compagno di squadra di LaVine nel Team Durant – a una media di 24.5 punti, 11.8 rimbalzi con un eclatante 40.6% dall’arco su quasi 7 tentativi a partita. Ha firmato con i Magic un quadriennale da 25 milioni a stagione fino al 2023.

Oggi, ci sono quattro giocatori nella Lega che viaggiano oltre i 24 punti di media e il 40% dall’arco con più di 6 tentativi a partita. Due giocano per i Bulls.

Letale in situazioni di pick&pop, è un realizzatore puro capace di allargare il campo e muovere decentemente i piedi sul lato difensivo. Dopo Joel Embiid, è il giocatore con più possessi in post, e sta viaggiando con 4 assist di media, career high. In post ha un assist rate del 10.7%, quinto su 13 giocatori con almeno 5 possessi a partita. Ma soprattutto, ha un tunrover rate dell’8.6%, rientrante nell’89esimo percentile tra i centri.

Le qualità di Vooch sono ossigeno puro per Donovan.

Gli altri volti nuovi

Questa dovrebbe essere adesso la lineup dei Bulls: Satoransky, LaVine, Williams, Markkanen, Vucevic. A completare la rotazione White, Temple, Brown Jr, Young e Theis, si alterneranno poi in base alle situazioni Aminu – che porta molta esperienza e vera difesa, in una stagione così ravvicnata può essere vitale – Valentine, Arcidiacono e Green.

Partitamo da quello che fino a qualche settimana fa era il centro titolare dei Boston Celtics. Theis in 42 partite ha messo insieme 9.5 punti e 5.2 rimbalzi, è al quarto anno nella lega e ben si sposa con l’idea di Donovan di avere lunghi capaci di aprire il campo e di non fermare il flusso perdendo troppi palloni. La ragione del suo scambio è che Danny Ainge ha mandato a Orlando – full rebuild a Disneyworld – due 2nd rounders per Evan Fournier, e liberandosi del contratto di Theis evita la luxury tax.

C’è poi Troy Brown Jr, che dà stabilità e profondità ad una rotazione di ali affidata – visti i frequenti infortuni di Markkanen e Porter – al rookie Patrick Williams e a Garrett Temple, più a suo agio da guardia. 15esima scelta al Draft del 2018, Brown Jr ha giocato solo 21 partite e non è mai realmente stato nei piani di Brooks, anche se nella bolla aveva fatto alzare più di un sopracciglio con 15.3 punti, 5.3 rimbalzi e 4.3 assist con solo 1 persa di media. Versatile, atletico, scorer naturale, può diventare un giocatore di rotazione più che valido se dovesse mettere su un tiro dall’arco rispettabile.

La conclusione di una giornata come non se ne vivevano da tanto a Chicago è: ci sarà la possibilità di tornare su Lonzo Ball o su un profilo simile nell’immediato, mentre quello di Vucevic era un treno più raro. Ora i Playoffs non sono un obiettivo ma un obbligo, e pare che sarà così anche per almeno le due stagioni successive.

La connessione tra il front office e Donovan sembra ottimale. Il progetto è chiaro e in corso. E se per molti questa è la normalità, nella Windy City non lo è da diversi anni.