
Dopo la disastrosa stagione 2019-20, nel settembre del 2020 i Golden State Warriors reduci da tre titoli NBA si trovano nell’inconsueta posizione di valutare possibili talenti da scegliere con la seconda chiamata assoluta del Draft.
Tra di loro c’è, ovviamente, Anthony Edwards, che verrà poi scelto per primo dai Minnesota Timberwolves. Il giovane Edwards però non convince gli Warriors nel suo provino a San Francisco, anzi. Nella cena dopo l’allenamento, Steve Kerr gli dice chiaro e tondo che non lo sceglieranno.
Il motivo? L’etica del lavoro.
Kerr ha visto in Edwards un ragazzo pigro, svogliato, sulle gambe dopo qualche scatto. Un ragazzo che non può reggere il confronto con Stephen Curry, che corre in giro per il campo per 40 minuti senza dare l’idea di potersi stancare.
Nel workout pre-draft Steve Kerr è stato il primo allenatore a dirmi che non lavoravo abbastanza duramente. Facevo un esercizio e lui continuava a interrompermi urlando “Questo è tutto quello che sai fare? Tutto qua?”. Io stavo dando tutto quello che avevo. Lui continuava a dirmi “Dovresti vedere come lavorano Steph, KD e Klay”. La sera a cena mi disse che se avessero avuto la prima scelta non mi avrebbero preso.
Da allora sono cambiate parecchie cose.
Ant ha lavorato, e parecchio, È diventato uno dei migliori giocatori in NBA. E proprio attraverso il lavoro ha recentemente migliorato il proprio tiro come nessuno pensava potesse fare. È stato anche allenato da Kerr due volte, in occasione dei Mondiali 2023 e delle Olimpiadi 2024.
E dopo aver eliminato i Lakers di LeBron James e Luka Doncic, si troverà ad affrontare proprio gli Warriors di Kerr e Curry al secondo turno dei Playoff.
Un match-up che sogna già da tempo, dal 2023, quando disse: “Voglio incontrare Golden State ai Playoff. Draymond parla troppo”. Detto, fatto.