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Questo contenuto è tratto da un articolo di Louis Zatzman per Raptors Republic, tradotto in italiano da Luca Rusnighi per Around the Game.


Il segreto della vita è che la verità resta vera sempre, ovunque. Prendiamo la fisica, ad esempio: la gravità è la forza che mi permette di stare comodamente seduto e tiene alcuni (più di altri, pare) con i piedi per terra. Ma la gravità ha anche il potere tremendo di spostare le maree e di ancorare la luna al nostro pianeta. La verità resta vera, vista da lontano come da vicino.

Pascal Siakam è uno dei migliori giocatori dell’NBA da quasi due mesi. E ciò è vero visto da lontano come da vicino.

La costanza delle sue prestazioni ha portato la nostra redazione (Raptors Republic, ndr) a versare fiumi d’inchiostro (digitale) al riguardo. Il suo momento è stato approfondito più e più volte in articoli ripetitivi, che ci tornavano sopra come maree influenzate dalla gravità dei suoi risultati. E quindi, che dire ancora su Siakam?

Prima dell’All-Star break, ha segnato 35 e 30 punti, rispettivamente contro Nuggets e Rockets, in 48 ore. Di per sé, non ha fatto nulla di nuovo: jump-shots, isolamenti, crossover, spin move, buone letture – tutti gli elementi che fanno del camerunense una stella, i suoi attrezzi del mestiere.

Contro Denver, ha lavorato bene in post e in step-back dal mid-range, sulla testa di Aaron Gordon; ha spezzato le caviglie di Jeff Green con un crossover in transizione ed eseguito un eurostep contro Nikola Jokic come se la gravità (appunto) avesse inchiodato quest’ultimo al parquet; ha segnato 3 triple e un paio di jumpers in step-back allo scadere dei 24’’, tenendo a contatto i suoi nel quarto periodo; ha tirato col 72% dal campo, preso 10 rimbalzi e distribuito 7 assist; ha eseguito al millimetro due schemi sugli ultimi due possessi di Toronto, creando spazi e trovando l’uomo libero. Più di così era difficile chiedergli: la sconfitta dei Raptors non è, ovviamente, da imputare a lui.

I suoi highlights non sono niente di nuovo, almeno per lui. Lo straordinario è diventato ordinario.

Ha “vinto” il suo testa a testa con l’MVP in carica, Nikola Jokic, il quale sta giocando ancora meglio dell’anno scorso e ha fatto una grande partita contro i Raptors. The Joker è andato molto vicino a uscire da Toronto senza vittoria, se non fosse stato per la game-winning block su OG Anunoby nell’ultimo possesso.

La “gravity” è forse il potere maggiore di Siakam – o almeno l’effetto maggiore generato dai suoi poteri. Non attrae solo le difese, ma anche le critiche, i tifosi, gli haters e una girandola di convinzioni ferree sul suo gioco. Gli rimane tutto attaccato e fa chiaramente fatica a scrollarselo di dosso. In passato, i suoi momenti negativi l’hanno fatto precipitare in una spirale. Ora, invece, sembra riuscire a superare le difficoltà causate dalle difese avversarie, come accaduto contro Gordon e i Nuggets.

E come la luna gira sul suo asse attorno alla Terra, l’attacco di Toronto orbita attorno alle situazioni di gioco che coinvolgono Pascal Siakam. In transizione gli occhi e i corpi di cinque difensori avversari, che quasi devono sdoppiarsi, sono tutti su di lui, e ad approfittarne ci sono Fred VanVleet e compagnia che fanno grandinare triple.

Contro Denver, con la partita agli sgoccioli, Siakam ha portato palla per due possessi consecutivi, con VanVleet che gli ha portato un blocco e poi si è aperto per tirare. In entrambi i casi, la difesa si è concentrata su Pascal lasciando libero FVV, tra i migliori tiratori della Lega quest’anno, che ne ha messo uno e sbagliato uno. È la vita.

I giocatori possono migliorare improvvisamente, o così, gradualmente, fino all’esplosione. A Toronto è successo a Norman Powell, che nel 2019/20 ha inanellato una serie di gare fenomenali che lo hanno portato al “livello successivo”. Può essere che stia accadendo anche a Gary Trent Jr. Di certo, sembra essere il caso di Siakam, la cui crescita sembra una marea che sale fino a diventare tsunami.

“Freddie e Pascal continuano a migliorare, e piano piano stanno cominciando a far parlare di loro. Non più come dei buoni giocatori… sono delle star.”

– Nick Nurse

Il jump-shot di Siakam non è mai stato così affidabile. Il suo portar palla mai così consapevole. I suoi passaggi mai così buoni. Nelle prime 6 partite a febbraio: 25, 33, 24, 27, 30 e 35 punti. Tirando con più del 60% cinque volte su sei. “In questo momento mi sembra di poter andare a canestro ogni volta che voglio”, ha dichiarato Siakam nel dopogara. E così sembra, poco ma sicuro.

A questo assomiglia una stella. Non a esplosioni e momenti di grandezza, circondati da periodi di vuoto; ma a una solida verità, ovvero che non sono le giornate migliori a definire un giocatore di un certo livello. Essere una stella vuol dire garantire sempre, o quasi, un certo standard, soddisfacendo le aspettative ancora e ancora, giorno dopo giorno.

È noioso essere una stella. E Siakam lo è diventato.