FOTO: New York Daily News

Kristaps Porzingis sta giocando la miglior pallacanestro della propria carriera, o comunque la più “vincente”, nelle ultime due stagioni. Nonostante in un ambiente come Washington risultasse difficile valutare se questo incremento delle prestazioni fosse reale o meno, ai Boston Celtics è arrivata la conferma (prima del recente infortunio), e KP si è affermato come un “unicorno” two-way a tutti gli effetti. Non solo con il classico rendimento offensivo – per ora la stagione più efficiente in carriera, sebbene non la più “produttiva” – ma anche fornendo un eccellente impatto difensivo come rim protector in un sistema collaudato come quello di Boston, ricco di personale sul perimetro tale da mettere il lettone a proprio agio. Nonostante le recenti prestazioni siano davvero positive, però, non bisogna dimenticare il passato, travagliato dagli infortuni e non privo di “macchie” come l’esperienza ai Dallas Mavericks (questioni in stretta dipendenza l’una dall’altra). E a parlarne è stato di recente lo stesso Porzingis, ospite di JJ Redick nell’ultima puntata del podcast The Old Man and the Three, risalendo fino alla primissima esperienza in NBA, come quarta scelta assoluta al Draft 2015 in una piazza importante e gigantesca come New York, sponda Knicks:

“Arrivando così giovane, ero del tutto “incosciente”, nel senso che non mi interessava per niente dove sarei stato scelto, che fosse New York o qualunque altra città. Non avevo realizzato l’importanza di essere scelto dai Knicks, di giocare al Garden e a New York City, pensavo solo: ‘Boom! Sono in NBA!’.”

“Guardando indietro, a New York non era la più stabile delle situazioni: tanti cambi di allenatore e una squadra diversa ogni anno, Carmelo Anthony non era più lì al mio terzo anno e poi mi sono infortunato. Davvero tante cose in quei tre anni e mezzo, ma ero giovane e continuavo a cavalcare l’onda dell’NBA.”


Sulla mancata estensione: “Sono successe molte cose prima di quell’incontro: mi sono infortunato, per la riabilitazione ho portato con me una persona di fiducia e a loro la cosa non è piaciuta, non c’era una buona comunicazione. C’è stato insomma un mix di cose, e quando sei infortunato non percepisci il tuo valore, non dimostri nulla. Perciò abbiamo fissato un appuntamento ed eravamo pronti a chiedere lo scambio, anche se vorrei non averlo mai chiesto. Infatti mi avrebbero scambiato lo stesso, solo che siamo arrivati noi a richiederlo e quindi due minuti dopo ero già di un’altra squadra, hanno potuto dire che la richiesta fosse mia e che quindi non volessi restare. C’erano state trattative per un’estensione, col senno di poi forse mi sarei comportato diversamente in quell’occasione, basandomi sulla mia attuale personalità. Ma al tempo c’erano davvero troppe cose di mezzo.”

Anche se l’intervento più divertente e memorabile è quello sulla reazione dei tifosi Knicks alla scelta del Draft 2015:

Redick: “Sapevi che i Knicks ti avrebbero scelto? Sei rimasto scioccato dai “boo” dei tifosi?

Porzingis: “Lo sapevo e no, non sono rimasto scioccato, mi avevano avvisato che sarebbe potuto succedere se mi avessero scelto i Knicks.”

Redick: “Hai mai visto il video di ‘Tingus Pingus’?

Porzingis: “Sì, probabilmente per la prima volta quello stesso giorno, alla Draft Night.”

Per chi non conoscesse il video virale in questione, buona visione:

Insomma, rapporto con i New York Knicks a dir poco travagliato sin dal primo momento, ma parte di un percorso di maturazione che ha portato Kristaps Porzingis a diventare il giocatore che è oggi e un professionista più “cosciente”. Passando, ovviamente, anche per le stagioni ai Dallas Mavericks, anch’esse trattata dal lettone nell’episodio, soffermandosi sugli errori:

“Anche lì si è trattato di un mix di cose. In primis, la maturità. Sto parlando di cosa avrei potuto fare meglio; inoltre, allora non apprezzavo molto i numeri e le analytics. Se qualcuno mi si fosse presentato dicendo ‘questo è quello che ci serve da te, così sarai molto più efficace’, spiegandomelo bene, magari avrebbe davvero fatto la differenza.”

E poi, ovviamente, il rapporto con Luka Doncic, con la domanda da parte di Redick sul fatto che potesse esserci un po’ di tensione fra i due su chi potesse essere la prima opzione:

“All’inizio, sicuramente. Ma credo che entrambi abbiamo provato a far funzionare la cosa. Penso che, da ambo le parti, avrebbe dovuto esserci una miglior comunicazione e più maturità.”

L’intervista completa di seguito: