L’infortunio di Stephen Curry non è grave e gli Warriors hanno evitato il peggio, ma devono stare attenti

Questo contenuto è tratto da un articolo di Dieter Kurtenbach per The Mercury News, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
I Golden State Warriors hanno evitato il peggio giovedì sera.
Se Stephen Curry fosse atterrato sul coccige e qualcosa si fosse piegato, schiacciato o fratturato seriamente, la stagione degli Warriors sarebbe finita su un’azione senza fischio che avrebbe lasciato tutti perplessi.
Fortunatamente per i Dubs, Curry ha riportato solo una contusione nella zona del bacino. C’è ottimismo sul fatto che possa tornare con la squadra nel giro di qualche giorno, e non settimane. Gli Warriors hanno annunciato venerdì mattina che Curry verrà rivalutato dopo il weekend.
Ma mentre gli Warriors e i loro tifosi tirano un sospiro di sollievo, dovrebbero anche fare i conti con la realtà.
Quello che i Dubs hanno fatto nelle ultime sei settimane con Jimmy Butler in squadra è semplicemente straordinario. Merita di essere celebrato e anche analizzato con uno sguardo proiettato in avanti. Ogni mio articolo sembra sottolineare quanto sia il momento giusto per considerare gli Warriors dei legittimi contendenti al titolo.
E questo resta vero.
Ma l’infortunio di Curry è un chiaro promemoria di quanto sia fragile la nuova posizione degli Warriors, sia in classifica che sul campo.
Guardare la classifica della Western Conference per gran parte della stagione dei Warriors non è stato divertente. Ma con i Dubs che sono balzati alla sesta posizione quasi da un giorno all’altro, è diventato un piacevole passatempo immaginare fino a che punto questa squadra possa arrivare prima della fine della regular season.
Venerdì mattina, i Dubs erano a 2,5 partite di distanza dal quarto posto – e dal fattore campo nel primo turno dei Playoff. Il secondo posto è un obiettivo ambizioso ma non impossibile: gli Warriors sono a quattro partite di distanza dai Rockets. E con un record di 16 vittorie e 2 sconfitte con Butler in campo, è lecito chiedersi fin dove possano arrivare prima che la stagione regolare finisca tra tre settimane.
Ma non c’è nulla di garantito. Clippers e Timberwolves sono entrambi alle calcagna. Di certo gli Warriors, proprio come Curry, vorrebbero avere più margine di sicurezza in classifica.
Prima che emergessero tutti i dettagli sull’infortunio di Curry, Butler aveva suggerito che i Dubs avrebbero dovuto giocare una pallacanestro “perfetta” senza di lui. Per fortuna, con Butler – un vero leader – in squadra, un’idea del genere non sembra affatto irrealistica, soprattutto se si tratta solo di un paio di partite.
L’assenza di Curry metterà in luce quanto questa squadra fosse disorganizzata e senza direzione prima dell’arrivo di Butler.
Ora sarà quest’ultimo a prendere il posto del primo come punto focale dell’attacco della squadra. Ma, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla domanda che ha definito la stagione dei Warriors prima della trade deadline:
Chi è il numero due?
Lo scambio per Butler è stato così importante nel momento in cui è stato fatto (come se qualcuno potesse ancora metterlo in discussione ora) perché ha portato chiarezza all’intero roster. Invece di avere tre o quattro giocatori che cercavano di capire, partita dopo partita, se dovessero – o potessero – essere il secondo violino di Curry, c’era finalmente una gerarchia chiara in campo. Tutto ruotava attorno a Curry, e se Curry non giocava, allora toccava a Butler.
Jonathan Kuminga – che da quando è tornato dall’infortunio ha alternato buone prestazioni a momenti deludenti (qual è la novità?) – tornerà a vecchie e sgradevoli abitudini ora che i Dubs hanno bisogno che qualcuno si faccia avanti in assenza di Curry? Brandin Podziemski inizierà a strafare? Butler è in grado di reggere da solo il peso dell’attacco partita dopo partita? Dopotutto, nell’ultimo mese e mezzo ha cercato più il tiro da fuori che i punti, riempiendo invece il tabellino in tutti gli altri modi possibili.
Le risposte a queste domande potrebbero definire la regular season dei Dubs, anche se saranno richieste solo per tre o quattro partite. La posta in gioco è alta e il margine d’errore è ridotto.
E, ovviamente, tutto ciò porta a una domanda che nessuno vuole affrontare:
Quando inizieranno i Playoff – o il Play-In – questa squadra dei Warriors sarà abbastanza energica da reggere due, tre o quattro turni?
L’esperienza è un grande vantaggio, ma porta con sé anche usura fisica. Le gambe “vecchie” potranno portarli dove vogliono arrivare?
L’infortunio di Curry sarebbe potuto capitare a chiunque. Ma il fatto che sia fuori, subito dopo un calo di rendimento dovuto a problemi alla schiena, è un potente promemoria del fatto che ha appena compiuto 37 anni.
Ora Butler e Draymond Green, entrambi 35enni, dovranno sobbarcarsi ancora più responsabilità per colmare l’assenza di Curry.
Sarebbe bello se il giovane e riposato Kuminga, 22 anni, potesse assumersi questo ruolo? Certo. Ma c’è un motivo se Butler è qui. E meno male che c’è.
Eppure, sembra quasi nostalgico ricordare i tempi in cui gli Warriors vincevano le serie di Playoff senza Curry.
Di fatto, gli Warriors stanno già giocando i loro Playoff. Con ogni partita che ha un peso enorme, vedremo che effetto avrà questo carico sugli altri veterani dei Dubs prima ancora che inizi la vera e propria post-season.