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“Re contro guerrieri, figli della stessa patria e consanguinei, pronti a darsi battaglia fino all’ultimo sangue invasi dalla bramosia di gloria eterna” – niente di così fascistoide, e soprattutto nessuna italianizzazione per forzare una qualche analogia semantica fra i nomi delle due squadre, per introdurre la gara di Play-In fra Golden State Warriors e Sacramento Kings. Si tratterà di dentro o fuori, dal momento che il vincitore andrà ad affrontare una fra Pelicans e Lakers per l’ultimo posto disponibile, mentre i perdenti potranno impacchettare la valigie in direzione Cancun o qualunque altra costosissima meta i giocatori NBA prediligano. Il Golden 1 Center sarà una bolgia per quello che è il quarto incontro stagionale fra le due squadre (2-2 la “serie”), nessuno dei quali utile a poter dare una valutazione di quello che vedremo in campo nella notte a causa del periodo in cui sono avvenute e delle assenze – di allora, come di oggi. Per fortuna, c’è stata un’intera serie Playoffs dello scorso anno – terminata a Gara 7 – a venirci incontro.

Warriors, serve il pick&roll

Non è una buona notizia per Golden State che la percentuale di palle perse di Stephen Curry indichi 11.7% – 44esimo percentile, peggior dato dal suo terzo anno (2011/12). Anche perché i Sacramento Kings faranno molto affidamento sulle loro energie e sull’effort difensivo per provare a limitarlo, sfruttando soprattutto Keon Ellis e Davion Mitchell (dalla panchina) probabilmente riproponendo un approccio similare a quello dei passati Playoffs, con moltissimo face-guarding. Quando le cose si sono messe male, la risposta dei Warriors è stata proprio aumentare il numero di possessi con Steph da portatore, nel tentativo di attaccare senza pietà Domantas Sabonis.

L’obiettivo, in questo caso, sarà quello di creare sovrannumero in situazioni di uscita alta/raddoppio da parte della difesa, lasciando poi un maestro come Draymond Green (o chi per lui) a gestire il vantaggio. I possessi dell’Orso Ballerino sotto questo aspetto saranno molto significativi:

  • pick&roll fra Curry e Trayce Jackson-Davis: difeso da Sabonis, che probabilmente starà più basso (“drop coverage”) o salirà al livello del blocco, se non più in alto, per privare Steph del tiro. Il lavoro di Green, in questo caso, sarà quello di fare da sponda per il compagno (considerando che verrà ignorato sul perimetro per aiutare a centro area), andando a salire soprattutto in situazioni di high pick&roll, innescando poi un’altra collaborazione a due
  • pick&roll fra Curry e Green (Jackson-Davis in campo): in questo caso il marcatore di Green potrebbe essere uno fra Harrison Barnes e Keegan Murray, per cui i Kings decideranno di optare per dei cambi, lasciando Sabonis nel pitturato. Questo scenario per Golden State è forse il più difficile da affrontare e richiede maggior aggressività da parte di Curry nell’attaccare lo switch delle ali
  • pick&roll fra Curry e Green (Jackson-Davis fuori): soluzione più difficile da difendere per Sacramento, soprattutto con Sabonis in campo. Portare fuori il lituano e sfruttare lo short roll o gli “slip” di Green potrebbe portare a continue situazioni di vantaggio per Golden State: i Kings dovranno decidere se scommettere sul tiro di Curry contro la “drop” (scelta plausibile) o se uscire più alti per levargli la conclusione, costringendolo a gestire una marcatura più aggressiva (scelta comunque plausibile).

Va da sé che, perché questa strategia possa dare i suoi frutti, servirà uno Steph ben diverso da quello visto in stagione, soprattutto in fase di playmaking. Contro questa difesa di Sacramento, molto limitata, ha dimostrato di essere in grado di metterne anche 50, ma forse per questa volta potrebbe essere addirittura più utile qualche palla persa in meno, che qualche punto in più.

Passando per Fox e Sabonis

L’attacco dei Kings si incentra molto sull’utilizzo di Domantas Sabonis come fulcro, spesso coadiuvato alle rapide penetrazioni di De’Aaron Fox. In realtà, le cose sono un po’ più complesse di così. Un elemento importantissimo, ad esempio, è Keegan Murray, a tutti gli effetti promosso a terzo violino in assenza di Monk: le sue abilità in uscita dai blocchi e allo stesso tempo come bloccante lo vedono spesso partire in uscita sul perimetro, magari da uno stagger, per poi cambiare rapidamente direzione e impostare a sua volta il blocco per il compagno designato; oppure, come si può vedere qua sotto, può essere coinvolto prima come bloccante per Fox verso l’hand-off di Sabonis, per poi uscire dall’area e liberare il consegnato (in questo caso, “finto”) del lituano.

Sono solo alcune delle ingegnose trame intessute da coach Mike Brown, che dovrà però far fronte a una difesa non proprio semplice da attaccare per i suoi. Se c’è infatti un’arma a disposizione di Golden State, consiste nei cambi, sistema ideale per vanificare gran parte delle action dei Kings, soprattutto in assenza di un tiratore di movimento e super dinamico come Kevin Huerter. Per questo, in un matchup di questo tipo, l’aggressività di Fox (anche da fuori) sarà probabilmente molto più fondamentale del ruolo da connettore di Sabonis, cercando di trarre benefici dall’assenza del miglior difensore sulla palla dei Warriors, Gary Payton II. Attenzione, inoltre, alle strategie “estremizzate” di Steve Kerr: Keon Ellis non è un tiratore, così come non lo è Domantas Sabonis, perciò non ci sarà da stupirsi nel vedere battezzare soprattutto il primo di questi nomi (e Davion Mitchell quando entrerà). Il segreto per i role player di Sacramento sarà restare aggressivi e non rinunciare a certi tiri anche in caso di errore, altrimenti la difesa avversaria sarà ancora più libera di ignorare completamente certe zone di campo, stringendo troppo gli spazi di manovra.

Quanto manca Monk

A proposito di dover attaccare i cambi, vi viene in mente nessuno che avrebbe potuto far comodo contro la difesa schierata di Golden State? Malik Monk salterà dalle 4 alle 6 settimane, perciò sarà in dubbio anche in caso di Playoffs, ma cosa più importante non ci sarà in questa gara di Play-In. Non solo si tratta di uno scorer in più in uscita dalla panchina e dell’alternativa a Huerter, ma anche di un fit perfetto con le esigenze dei suoi contro questi Warriors, soprattutto nelle tante situazioni di gioco rotto che si verranno a creare. Pressione al ferro, capacità di playmaking e ball-handling, spacing dinamico, sono tutte caratteristiche di cui Sacramento dovrà fare a meno in assenza di Fox, utili anche solo per sgravarlo un po’ nei suoi minuti in campo. Davvero una beffa per i Kings, considerando anche che potesse essere ulteriormente galvanizzato dal clamoroso game winner di novembre: