FOTO: Los Angeles Times

Circa 48 ore dopo, ci risiamo, sarà di nuovo New Orleans Pelicans contro Los Angeles Lakers allo Smoothie King Center, solo che questa volta la posta in palio sarà molto, molto più alta. La vincente, infatti, potrà passare subito ai Playoffs come #7 seed, mentre la perdente dovrà giocarsi l’ultimo posto ai Playoffs secondo il formato previsto dal Play-In tournament – affrontando, dunque, una fra Warriors e Kings. Nella sfida di un paio di giorni fa i gialloviola hanno dominato i padroni di casa, annichilendoli sin dal primo minuto e non permettendo loro di trovare una risposta su nessuna delle due metà campo, portando il confronto stagionale sul 3 a 1 a favore degli angeleni. Per i Pelicans, i Lakers sembrano un matchup indecifrabile, abbastanza dotati di taglia da arginare Zion Williamson alla perfezione e da punire eventuali quintetti small che possano aprire di più il campo, ma è ovvio che su gara secca basti un nulla per ribaltare l’inerzia della partita. Proprio per questo, analizziamo le 3 chiavi tattiche sulle quali si baserà la sfida, nel tentativo di capire come entrambe le squadre si muoveranno in un contesto a bassissimo margine di errore:

Ego te baptizo in nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti

Vedendo il quintetto titolare dei New Orleans Pelicans, San Giovanni avrebbe dovuto chiedere gli straordinari. Impossibile la convivenza, contro la 5° difesa per tiri concessi nel pitturato, di giocatori battezzabili come Zion Williamson, Jonas Valanciunas e Herb Jones – aggiungiamo anche Brandon Ingram, scorer divino palla in mano ma incapace di fornire spacing dinamico. I Lakers hanno messo le mani sulla partita fin da subito forzando moltissime palle perse e tiri complessi, ignorando totalmente Jones per chiudere l’area alle scorribande di Zion – che ha iniziato con 1/6 e 4 palle perse nel primo tempo. Il prodotto di Duke ha giocato una pessima partita in generale, sbagliando anche scelte e tiri nelle sue corde (e soprattutto non difendendo), ma il piano partita dei gialloviola è stato perfetto e anche piuttosto facile da mettere in atto: LeBron James come matchup primario, Anthony Davis o chi per lui completamente staccati dal proprio uomo pronti in aiuto. L’unica soluzione trovata nei primi minuti da New Orleans è stata la tripla di Herb Jones, che in stagione tira sì con il 41.8% (4/7 nella partita) ma su basso volume, non proprio il genere di scoring che mette in ritmo l’attacco o sostenibile nel lungo periodo. La seguente tripla è un manifesto di quello che è successo nel corso della gara:

Come si può notare, Davis sul lato debole ignora completamente Larry Nance Jr. nell’angolo opposto, Hachimura si stacca da Jones per chiudere la penetrazione sul lato forte e James si stacca per nulla intimorito dalle (inesistenti) doti balistiche di Zion. Sebbene questa tripla vada a referto, la difesa è contenta del proprio lavoro, perché preferisce un tiro del genere che entri nel 40% dei casi piuttosto che essere martellata con il 60/70% al ferro.


La presenza di Jones con Zion è problematica anche per collaborazioni che non coinvolgano direttamente la stella dei Pelicans. Nella seguente clip, per esempio, New Orleans va bene in transizione e la difesa esce anche alta, aprendo spazi, sul pick&roll fra Larry Nance Jr. e CJ McCollum, ma Davis riduce il margine di manovra stanziandosi in area e forzando la persa. Si noti anche come, sul lato opposto, James stia a metà fra Jones in angolo e Williamson in ala (“fra i pali”), per nulla preoccupato di doversi prendere un preciso incarico e libero di giocare sulle linee di passaggio.

Per l’attacco di NOLA in generale, ma ancora di più in questo matchup, sarà importantissimo l’utilizzo di Trey Murphy III, tiratore ben più pericoloso e versatile anche nella metà campo difensiva, seppur non quanto Jones. Non è un caso che, in una prima fase, i Pelicans abbiano parzialmente ricucito lo strappo nei minuti senza Zion (e poi senza Jones) del primo quarto, cavalcando Ingram che ha segnato 9 punti in 3 minuti, tutti consecutivi. Questo espone a una scelta sull’utilizzo di Williamson: se lo si vuole utilizzare maggiormente palla in mano, sfruttando il collasso della difesa dei Lakers nel pitturato, allora servono tiratori di qualità e di volume oltre a Ingram e McCollum, che permettano alla squadra di essere anche bilanciata difensivamente. La scelta di Larry Nance Jr., meno battezzabile di Valanciunas e abbastanza utile nella propria metà campo, è un no brainer, mentre Herb Jones – per quanto si tratti di un All-Defensive player – potrebbe beneficiare in primis dei minuti senza Zion, lasciandoli a Murphy e subentrando a partita in corso. Altrimenti, con questo tipo di spaziature, per attaccare una difesa come quella gialloviola servirà che Zion operi meno palla in mano e più da bloccante o tagliante, che sia lontano dalla palla o su di essa. Anche dei semplici hand-off, con tutto lo spazio che gli viene lasciato, possono essere pericolosi, considerando un corpaccione come il suo così difficile da aggirare e due buonissimi scorer in squadra su queste soluzioni come McCollum e Ingram:

L’ingiocabilità di Valanciunas

Il centro lituano ha giocato in tutto 7 minuti e 16 secondi nella gara di 2 giorni fa. Completamente deleterio, a causa delle spaziature già compromesse di per sé, in attacco, completamente incapace di arginare Davis sul pick&roll con LeBron, nel quale è stato tirato subito dentro 2 o 3 volte nel giro di 2 minuti di primo quarto, uscendo immediatamente. Questo apre a una serie di problematiche: è vero che Nance aiuta le spaziature e può benissimo marcare AD, così come cambiare, ma è sottodimensionato e questo aspetto si paga, eccome, contro i Lakers. Quando NOLA, per esempio, ha provato un quintetto “piccolo” con Jose Alvarado e Dyson Daniels in campo insieme, lo ha fatto probabilmente per avere più trattatori di palla, capaci sia di punire la difesa in catch&shoot, sia di attaccare i closeout, attorno a Zion – puntando poi sulla versatilità di Nance nella metà campo difensiva. In parte ha funzionato, perché le ricezioni in area di Davis sono calate, ma in compenso si sono aperti svariati mismatch, il più palese dei quali è stato quello di Rui Hachimura su Dyson Daniels. Il pick&roll è una collaborazione a 5, pertanto portare via ogni rim protector dall’area non può che portare a tagli continui, e i tagli portano a questo:

Che si decida di stare più zonati (prima clip) o a uomo (seconda clip) l’assenza di qualunque difesa al ferro in area è insostenibile. Per quanto la partita di Williamson sia stata pessima difensivamente, servirà un suo extra effort in questi casi se vorrà restare in campo senza subire parziali prolungati: marcare D’Angelo Russell, forse il più statico a roster per i Lakers, serve a tenerlo lontano da pericoli come i tagli, sui quali non è il più attento del mondo, ma espone troppo i compagni nei quintetti small. E questo genere di lineup serve proprio a venire incontro a lui offensivamente, operando in spazi che altrimenti non avrebbe, pertanto un’attitudine conservativa e “pigra” (che si tratti di una sua scelta, o del coaching staff) non è accettabile se si vuole arrivare ai Playoffs

Breve, ma intenso

Parliamo dell’attacco dei Lakers. LeBron James ha messo a referto 8 assist nel solo primo quarto, ben 7 in meno di 4 minuti, e questo è stato possibile grazie a esecuzioni-lampo (“early offense”) e soprattutto alla transizione. I gialloviola sono una squadra che dipende dalla corsa, 4° per frequenza e 2° per produzione in transizione, pertanto poter forzare molte perse avversarie e tiri difficili per ripartire in sovrannumero già da rimbalzo difensivo è stata la ricetta perfetta per i parziali che hanno spaccato la partita – e abbiamo visto sopra come questo sia stato possibile. Ma c’è di più. Sfruttare i mismatch, come quello di Hachiumura contro il quintetto piccolo dei Pelicans, è solo una delle tante sfaccettature di un attacco consapevole di poter faticare a difesa schierata se i giochi non vanno come sperato, e che pertanto necessita di adattarsi. Come? Con molte esecuzioni nei primi secondi, come il seguente UCLA cut di D’Angelo Russell:

Nonostante a difenderlo ci sia un eccellente “navigatore” sui blocchi come Herb Jones, questa soluzione ha portato a un canestro qui e a 2 tiri liberi qualche minuto dopo, ed è solo uno degli esempi che potremmo portare. Lo stesso spread pick&roll fra LeBron e Davis, usato molto nel primo quarto, è andato a sostituirsi alla perfezione a molti post-up statici visti nei passati Playoffs, sfruttando anche la non eccellente mobilità di Valanciunas prima che uscisse. In generale, comunque, la difesa dei Pelicans è sembrata non capirci molto nemmeno sui tiratori angeleni, passando spesso dietro i blocchi o sui consegnati, lasciando moltissime conclusioni wide open a specialisti di tutto rispetto come lo stesso Russell o Austin Reaves – 5/10 3PT il primo, 3/7 3PT il secondo. Questo approccio dovrà assolutamente cambiare se New Orleans vorrà, in qualche modo, anche solo giocarsela.