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Questo contenuto è tratto da un articolo di Noah Magaro-George per Air Alamo, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


I San Antonio Spurs non sono riusciti a ottenere la vittoria al debutto stagionale, perdendo per 126 a 119 contro i Dallas Mavericks, soccombendo a una rimonta thriller nel secondo tempo. Sebbene l’organizzazione abbia avviato l’era di Victor Wembanyama con una cocente sconfitta contro gli storici rivali del derby texano, questa sfida è andato oltre le aspettative.


Le menti cestistiche di tutto il mondo si sono sedute ai loro posti in primissima fila per la tanto attesa premiere del fenomeno parigino, e tutti hanno potuto dare testimonianza del suo immenso potenziale messo in mostra sotto i riflettori di fronte a tutto il pubblico in diretta nazionale. Ma come è andato davvero il debutto del rookie fra i “grandi”? E quali spunti ci ha lasciato?

Victor Wembanyama

Una performance indimenticabile al debutto può subito porre le fondamenta della tua legacy, ma è tutto fuorché la fine del mondo se non si soddisfano le aspettative nell’atto iniziale della tua carriera. Wembanyama è identificabile nel mezzo di questo vasto spettro, dopo aver messo insieme 15 punti, 5 rimbalzi, 2 palle rubate e una stoppata, con 6 su 9 al tiro, in 23 minuti. Il teenager extraterrestre ha però anche commesso 5 falli e perso altrettanti palloni, dimostrando a tutti che si tratti, in fin dei conti, di un semplice mortale con difetti nel proprio gioco, che avrà bisogno di tempo per migliorare.

Qualunque rookie ha debolezze, e Wembanyama non è un’eccezione a questa regola. Porta blocchi in movimento, commette falli in attacco, non è stato capace di procurare qualche canestro assolutamente necessario agli Spurs negli ultimissimi possessi e si è preso una manciata di tiri discutibili nei primi secondi dell’azione. Nonostante sia “andato corto” contro Dallas, il Francese ha messo in mostra lampi promettenti su entrambi i lati del campo, e probabilmente otterrà col tempo dagli arbitri il beneficio del dubbio, non appena capiranno come gestire qualcuno così torreggiante, lungo, aggressivo e abile.

Restando positivi, saremmo negligenti a non menzionare quanto sia apparso dominante in alcune occasioni nel corso di quella che è stata solo la sua prima gara come faccia della franchigia. Un quarto fallo personale ha forzato Popovich a riporlo nello scaffale nel secondo tempo. Comunque, ha dimostrato di essere ancora vivo e vegeto quando gli Spurs avevano perso un po’ di trazione, segnando 9 punti di fila nel quarto periodo con un alley-oop, una tripla dal palleggio, una schiacciata con fallo e un jumper dalla media distanza in uscita dai blocchi. Il suo talento è innegabile.

Voto: C+

Gli spunti per gli Spurs

1.Bisogna lavorare sulla difesa

La visione di Gregg Popovich sulla “tall-ball lineup” ha preso forma nella testa di tutti quando San Antonio ha dato il via a un parziale di 18 punti a 9 dopo i primi minuti della partita. L’enorme apertura alare dei giocatori, l’intensità difensiva e l’attenzione per i dettagli hanno causato problemi ai Mavericks, ed era come se ci fosse sempre una mano pronta a intercettare un passaggio fra le linee o un uomo in aiuto pronto a divorare ogni palleggio di Kyrie Irving e Luka Doncic. Gli Spurs hanno ruotato con i tempi giusti e comunicato alla perfezione.

Tutte le cose buone devono finire, però, e la disciplina di squadra è scomparsa dopo che Wembanyama è uscito per prendere fiato nel primo quarto. Le chiamate hanno iniziato ad andare male, e la frustrazione per i fischi a favore di Dallas hanno portato alcuni giocatore a trasformare dell’onesto impegno in una difesa troppo fisica. I problemi di falli hanno costretto poi il roookie a incollarsi alla panchina per lunghi tratti di gara, e questo ha dilaniato gli Spurs. Senza un deterrente dal lato debole a proteggere il ferro, Dallas ha banchettato sulla difesa avversaria.

Devin Vassell ha tirato bene dal midrange, Keldon Johnson ha assalito il ferro, Zach Collins ha sfruttato bene i mismatch favorevoli spalle a canestro e il movimento di palla ha avuto una sinergia positiva. Nonostante questo, l’impatto del loro playmaking e la versatilità dello scoring non sono riusciti a bilanciare le abbondanti mancanza nell’altro lato del campo. La loro attenzione è diminuita nel corso della partita, spalancando gli argini a Luka Doncic e Kyrie Irving, che hanno guidato Dallas alla vittoria quando le cose si sono fatte critiche nel quarto periodo.

2. Jeremy Sochan contro Tre Jones

I fan nero-argento più fedeli hanno dibattuto gli uni contro gli altri su chi debba rivestire il ruolo di point guard titolare fra Jones e Sochan, e la prima stagionale ha solo gettato benzina sul fuoco. Sebbene il secondo abbia messo in mostra lampi incoraggianti come playmaker contro la difesa schierata, ha fatto fatica a penetrare con consistenza, spesso ha fermato il palleggio sulla pressione avversaria e ha raccolto diverse palle perse pesanti con la partita in equilibrio.

San Antonio ha girato molto meglio in attacco quando Jones è stato al timone, il che non è una sorpresa, trattandosi dell’unico trattatore di palla in rotazione. Sebbene il floor general al quarto anno sia più un gestore della gara rispetto a un creatore dinamico di vantaggio, nessun altro a roster può fare snake sul pick&roll, scandagliare il parquet e passarla dal palleggio come lui. L’essere sottodimensionato non lo aiuta dall’altra parte, ma è un buon difensore point-of-attack.

Nonostante il dibattito fra chi dei due debba agire da point guard, entrambi i giovani hanno fatto mormorare i fan di San Antonio quando hanno spinto in transizione. Gli Spurs vogliono giocare un tipo di pallacanestro a buon ritmo, e Jeremy ha ottime doti di corsa dopo il rimbalzo, tali da testare i confini di questo esperimento senza posizioni derivante da questi quintetti. Si tratta anche di un pilastro della difesa basata sui cambi, rendendo difficile per Popovich rinunciare a lui quando serve uno stop.

3. Chi chiuderà le partite?

San Antonio è stata una delle peggiori squadre nel clutch durante la passata stagione, e la sconfitta casalinga con i Mavericks ha dimostrato che aggiungere Victor all’equazione non sarà una soluzione finale per risolvere tutti i loro problemi quando le cose si faranno serie. Tra giri a vuoto difensivi e un attacco a metà campo in fase di configurazione, i nero-argento non sono riusciti a tenere testa ai rivali e sono apparsi incerto sull’approccio da mantenere nei confronti dei possessi finali.

Alcuni tifosi sono rimasti delusi dal fatto che Wembanyama non sia stato più coinvolto in attacco nel clutch time, ma non c’era alcun senso nel forzare giocate per fargli arrivare palla. Sebbene abbia l’upside per diventare il closer di questa giovanissima squadra, la difesa di Dallas si è attenuta allo scouting report, non ha mai aiutato eccessivamente sui palleggio dei compagni e lo ha spinto fuori dal pitturato nei post-up imbastiti nei primi secondi. Ovviamente, Keldon e Sochan ad attaccare ad attaccare il ferro senza coscienza o a perdere palla non sono stati l’ideale.

Gregg Popovich e il suo staff sono nelle prime fasi del percorso verso l’apprendimento di come ricavare il massimo dal loro personale inesperto, ed è vitale costruire un processo pratico e ripetibile piuttosto che contare sulla creazione autonoma dei tiri da parte di Wembanyama nel finale, con jumper dal palleggio a bassa percentuale o triple in step-back. Il che non significa che non sia una priorità fargli arrivare la palla. A tal proposito, piantare Jones in panchina è stata una decisione discutibile, così come lasciare fuori dalla manovra Vassell.