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Questo contenuto è tratto da un articolo di Adon Moss per Raptors Republic, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


La trade per ottenere Jakob Poeltl, avvenuta nel 2023, ha infastidito – o addirittura innervosito – parecchi. Non è stato Poeltl, il giocatore in questione, a scatenare le ire, ma il contesto. Molti tra tifosi ed appassionati consideravano i Toronto Raptors una seller alla trade deadline; la franchigia è stata incerta; gli ego sono andati in collera, comportando parecchie vibrazioni negative. Una losing-streak di 6 partite a dicembre ha confermato ciò che tutti sentivano nell’aria da tempo: la squadra vacillava sul bilico della sconfitta. Masai Ujiri, però, la pensava diversamente. Il problema non era la costruzione del core – composto da Pascal SIakam, Fred VanVleet, O.G. Anunoby, Gary Trent Jr., e adesso anche Scottie Barnes.


Riguardava più che altro l’esperimento senza un vero e proprio centro, ed è stato messo in evidenza nel corso dei Playoffs, quando i Raptors hanno incrociato il cammino con i Philadelphia 76ers di Joel Embiid. Pascal ed O.G. avevano bisogno di tirare il fiato dalle fatiche comportate da quelle battaglie. VanVleet era sempre alla ricerca di qualcuno in grado di costruire un blocco. Ma, con una riunione con il Bench Mob nel passato, tutto sarebbe poi tornato splendente come in precedenza. Poeltl ha aiutato. Con lui in campo, la squadra è risultata vividamente più efficiente sotto entrambi i canestri. VanVleet ne ha beneficiato maggiormente: un gigante a costruire i blocchi e fare da rullante, creando spazio e tempo per le sue offensive era proprio ciò di cui Fred necessitava. Ma i problemi, profondi e silenziosi, continuavano a persistere. Sovraffollamento, troppo egoismo nelle giocate, ancora bad vibes.

Il tutto culminato in un capitombolo al Play-In Tournament. Il seguito di ciò è ancora fresco nella mente dei tifosi. Freddy è partito alla ricerca di lidi più floridi. O.G. ha cambiato aria. Adios Gary Trent. Tutti e 3 in cambio di meno del loro effettivo valore collettivo. Toronto è pronta a veder esplodere il proprio tesoro da fin troppo tempo celato. Per ironia della sorte, Jakob Poeltl è l’ultimo veterano rimasto del capitolo conclusivo, ed il suo destino è il nocciolo della questione della franchigia canadese.

Scambiare Poeltl

La scelta per una cessione di Jakob Poeltl ha ragioni puramente economiche. La NBA si è indirizzata, ancora una volta, verso un’importante struttura fisica. Dei top team soltanto i Boston Celtics ed i Dallas Mavericks sono carenti di eccellenti lunghi – quelli in loro possesso vengono spesso sopraffatti dai diretti avversari. Altrove, a Cleveland, Denver, Memphis, Minnesota, Milwaukee e Philadelphia, il pitturato è difeso da un “pachiderma”. Qualsiasi contender, per condurre le offensive, avrà bisogno della versatilità del loro jumbo: motivo per cui è stato celebrato parecchio il triennale di Isaiah Hartenstein da $87 milioni con gli Oklahoma City Thunder. E’ la ragione per cui giocatori come Walker Kessler, Nick Richards e Robert Williams III sono stati rifiutati dalle contender, come i New York Knicks.

Ciò di cui si ha bisogno a Toronto sono monete sonanti. Centri affidabili sono rari nella lega. Poeltl è un giocatore dotato di tocco, mezzi fisici, disciplina, rispetto delle regole e solidità, capace di dire la sua contro centri MVP del calibro di Nikola Jokic o Joel Embiid. Jakob compirà 29 anni a ottobre, ed è sotto contratto per altri 2 anni in una delle poche squadre della lega a non essere andate all-in. Le condizioni sono favorevoli ad un’asta selvaggia per lui. Ci sono anche motivi interni alla squadra per cederlo prima della fine del suo contratto. Il suo arrivo in Canada è stato controverso. Gli asset al Draft – divenuti poi Rob Dillingham in questi anni, e che avrebbe potuto essere Zach Edey – sono stati ceduti, in un periodo in cui il rebuilding era comunque all’orizzonte. La somma di quest’errore con la perdita di molto talento in roster, oltre che la sfavorevole trade per Siakam, potrebbe essere usata da Masai Ujiri per capovolgere in trionfo la situazione. Un buon tesoretto in cambio di Poeltl potrebbe assolverlo dai peccati commessi in passato. 

Non scambiare Poeltl

Scambiare un buon centro come Jakob Poeltl per meri motivi economici potrebbe non essere un motivo valido. Anche per un team “new era” come i Toronto Raptors. L’anno scorso i Raptors hanno terminato con +9.6 su 100 possessi con l’austriaco sul parquet – solo i Celtics hanno avuto un differenziale punti migliore. Dopo le trade di Siakam e Anunoby, i quintetti che comprendevano Poeltl sono rimasti possenti. Il quartetto composto da Jakob, Scottie Barnes, Immanuel Quickley e RJ Barrett, in un campione di 500 possessi, ha avuto un Net Rating valido il 95° percentile. Poeltl è un leggiadro gigante che sconfigge i propri avversari con una combo unica di forza, fondamentali e conoscenza appresa durante il periodo ai San Antonio Spurs, sotto la guida di coach Gregg Popovich. Conduce di punto in punto uno stile di basket basato su un mix di fondamentali. Riesce a posizionarsi quasi sempre al posto giusto ed al momento adatto. Infine, compensa la sua mancanza di esplosività con la precisione e visione di gioco. In fase difensiva, ad esempio sul pick&roll, rimane incolume anche solo mantenendo la posizione. Anziché saltare, come accade a molti centri tradizionali, i Raptors hanno Poeltl, in grado di andare incontro al ball-handler proprio sul blocco. Inoltre, è dotato di buon footwork vista la sua massa corporea. E quando gli avversari lo attaccano, Jakob camuffa le sue intenzioni – provocando e limitando il rivale in marcatura – acquisendo tempo prezioso per i compagni, abili a coprire e ruotare le marcature. 

Jakob Poeltl non è abile al tiro, né a creare le proprie occasioni da sé, in compenso è in grado di garantire ai Raptors un buon tasso di produttività in svariati modi: è un buon finalizzatore e riesce a servire i compagni in modo intelligente. I suoi blocchi sono capaci di cementificare gli avversari. Col tempo è diventato una seria minaccia da rullante – passando da 1.17 punti per possesso nel 2022 a 1.29 nel 2023. In particolare, il centro austriaco ha trovato un’ottima intesa in pick&roll con Immanuel Quickley. I canadesi hanno ottenuto un incredibile 123.43 di Offensive Rating in 432 possessi con i 2 in campo. Una piccola porzione, che tuttavia eguaglia i migliori della lega. 

Tuttavia, con i Toronto Raptors orientati verso il futuro, le attenzioni dovrebbero essere in maggior parte rivolte a Scottie Barnes. Il che non è tra i compiti più semplici da intraprendere. Dal punto di vista del posizionamento in campo, infatti, Barnes è indefinibile: in un possesso agisce da point guard, nel successivo da finalizzatore letale nel pitturato. Forse, un lungo più mobile e dotato di miglior abilità nel tiro si adatterebbe meglio al suo fianco. Ma ciò non significa che Poeltl sia un cattivo fit. Dopo Siakam e Anunoby, il tandem composto da Barnes e Poeltl ha messo a referto +5.7 su 100 possessi, in un totale di 499. Il duo ha totalizzato l’86° percentile nel confrontarsi al rimbalzo contro squadre di taglia media ridotta. L’adattabilità di Poeltl concede a Barnes la libertà d’azione in entrambe le fasi di gioco. In difesa l’austriaco affronta solitamente il centro rivale, lasciando a Scottie l’avversario più debole e permettendogli di chiudere sulle offensive in drive o sui close-out con il suo tradizionale screech. Le squadre hanno tirato con il league-low del 57.5% con loro 2 in campo. In fase offensiva, Poeltl attira abbastanza attenzioni su di sé, spingendo i lunghi avversari fuori dal pitturato attraverso i pick&roll e le giocate in post alto per liberare Barnes, concedendogli spazio a volontà per agire. Nelle clip sottostanti si possono osservare Shai Gilgeous-Alexander e Chet Holmgren inermi nel tentativo di chiudere sull’assistenza semplice di Barnes per Poeltl. In seguito, Brandon Ingram viene superato senza possibilità di replica dal centro europeo nel blocco che ha visto lo scontro tra lunghi. Infine, Jonas Valanciunas salta più di quanto dovrebbe per tentare di fermare Scottie, concedendo a Poeltl la possibilità di tentare il floater

La presenza di Jakob Poeltl in post alto, al contrario, permette a Scottie Barnes di giocare in isolamento, sconfiggendo gli avversari più rapidi al proprio ritmo. Qualcosa che il nuovo head coach, Darko Rajakovic, ha sfruttato parecchie volte attraverso molte azioni in cui Barnes ha creato gioco per i suoi compagni.

I migliori e più fantasiosi osservatori potrebbero affermare che questo gruppo abbia compiuto un enorme e collettivo passo in avanti, a solo un tiratore/creatore elitario di distanza dalla trasformazione definitiva in un quintetto formidabile. Toronto agirebbe saggiamente trattenendo Poeltl e vedendo come si evolve la situazione.

Cosa fare?

La risposta più ovvia sembrerebbe quella di scambiare Jakob Poeltl. In pieno rebuilding, ridurre una squadra all’osso ed accumulare il massimo del talento nel tempo è la prima e più logica soluzione da attuare. Ma costruire una squadra non equivale a collezionare card Pokémon. C’è molto di inquantificabile che un veterano come Poeltl può apportare ad una squadra. Si è visto a Detroit, Houston e Washington quanto le sconfitte possano condizionare una squadra giovane. E, soprattutto, quanto quel genere di “miseria” possa indurre in cattive abitudini e rischi inutili i giocatori più giovani – possibilmente potenziali All-Star. I veterani dimostrano professionalità fuori dal campo e garantiscono solidità dentro di esso. Sorreggono il carico delle responsabilità, lasciando più tempo ai giovani per crescere e maturare al proprio ritmo. Houston ha imparato dai propri errori, acquisendo Fred VanVleet, Dillon Brooks e Jeff Green da affiancare a Jalen Green, Alperen Sengun, Jabari Smith Jr. ed altri giovani. Washington e Detroit hanno provato a seguire questo percorso in estate. Per quanto riguarda i Toronto Raptors, Poeltl li lascerebbe privi della loro ancora. Il rookie Ulrich Chomche non è ancora pronto; Bruno Fernando non è neanche lontanamente proponibile in quintetto; Barnes, Kelly Olynyk e Chris Boucher sono troppo undersize. Un carico enorme di pressione viene gettato sul quintetto, in entrambe le fasi di gioco. La panchina, inoltre, si sta accorciando. Sembrerebbe che un ciclo di sconfitte e sofferenze sia in vista per i canadesi.  

Poeltl non porterà i Toronto Raptors fuori dalla zona bassa della classifica di Conference. Li aiuterà a rimanere competitivi, dando ai suoi compagni più giovani più opportunità e chance di poter sviluppare il loro stile di gioco. Non c’è, infine, nessuna risposta sbagliata sul quesito inerente Jakob Poeltl: in ogni caso, riuscirà a fornire una buona quantità di risorse alla sua squadra. L’unica cosa che conta è che Toronto comunichi i suoi intenti e li esegua di comune accordo. Altrimenti, l’Era di Jakob Poeltl potrebbe terminare com’è iniziata, e cioè con una gran quantità di persone infastidite.