Un paio di aneddoti recenti.

FOTO: The Sports Daily

Questo contenuto è tratto da un articolo di più autori per Fadeaway World, tradotto in italiano da Stefano Trentini per Around the Game.


Circa un anno e mezzo fa, dopo che Damian Lillard ha chiuso la sua storica nottata da 71 punti, è arrivato prontissimo il test antidoping della NBA, che ha messo in difficoltà Dame non tanto per il potenziale esito, ma per la sua paura degli aghi:

“So di avere molti tatuaggi, ma quando ti fanno un prelievo di sangue è differente. Mi ha fatto quasi cadere a terra.”

– via Anne M. Peterson

“Onestamente, la mia prima reazione è stata: ‘ma siete seri?’. Avevano già fatto il test delle urine la notte prima e adesso gli esami del sangue. Quello che rende la cosa terribile è che gli aghi mi spaventano.”

via Sean Highkin

E lo stesso era accaduto a Donovan Mitchell dopo i suoi 71 punti poco tempo prima.

La NBA ha una lunga lista di storie legate ai test antidoping, alcune delle quali anche molto curiose. Vi ricordate, ad esempio, l’esame effettuato su Dirk Nowitzki? No? Nessun problema, ve lo abbiamo raccontato QUI. Per il resto, ecco un paio di aneddoti fra i più recenti.

Michael Carter-Williams

Michael Carter-Williams è noto per aver vinto il premio di Rookie of the Year con i Philadelphia 76ers durante l’era ‘pre-Trust the Process’. Anche se Carter-Williams non è diventato la stella che si pensava dopo la sua stagione da esordiente, non c’è dubbio che abbia avuto una carriera tutto sommato lunga in NBA.

E, un paio di anni fa, Carter-Williams è diventato virale per una circostanza divertente. L’atleta ha postato una foto su Instagram che metteva in mostra il suo fisico. MCW appare molto più muscoloso del solito nella foto, il che ha portato l’allora compagno di squadra degli Orlando Magic, Mo Bamba, a dire – chiaramente in modo ironico – che avrebbe fatto fare il test antidroga a tutti i membri della squadra. La parte curiosa è che Carter-Williams è stato effettivamente poi sottoposto al test antidroga da parte della lega a seguito della foto! Il giocatore ci ha poi scherzato sopra, affermando che sembrava più muscoloso soltanto grazie all’inquadratura.

FOTO: Michael Carter Williams/Instagram

Alex Caruso

Non è decisamente la prima volta che assistiamo a questo genere di test anti-doping ‘casuali’ da parte della NBA, a seguito di foto postate sui social network, dove i giocatori mostrano evidenti miglioramenti del loro fisico. Chiedere, ad esempio, ad Alex Caruso.

L’allora guardia dei Los Angeles Lakers ha rivelato di aver ricevuto un test dopo aver diffuso un paio di immagini di sé photoshoppate e diventate virali, mostrando sulle sue storie Instagram di aver ricevuto dalla lega un drug test.

Non è una sorpresa, vedendo in che razza di forma (non proprio) Caruso si trovasse…

De’Aaron Fox

Restiamo a tema, perché la stessa sorte è capitata anche a De’Aaron Fox, che nel 2021 ha postato un’immagine di sé intento a sollevare due manubri da 100 libbre (circa 45 kg) ciascuno. Non c’è dubbio che apparisse molto più muscoloso di quanto ci abbia abituati a vedere, e questo è stato notato anche dalla NBA.

Fox ha ricevuto un messaggio da un incaricato per i test antidoping, avvisandolo che avrebbe dovuto prendere parte a un esame estivo. Questo genere di storie sembra essere ormai solo divertente, specialmente considerando come i giocatori finiscano sempre per risultare innocenti dopo alcune foto palesemente alterate, che sia tramite modifiche, filtri o inquadratura.

Si pensi ad esempio, restando al 2021, allo scambio di battute fra Jayson Tatum e Donovan Mitchell riguardo ai miglioramenti fisici del primo, o al commento di Rudy Gobert sull’eventualità di essere sottoposto ai test dopo aver postato qualche immagine su Instagram della sua massa muscolare:

“Questa è tutta roba naturale, sono pulito, organico e costruito con il lavoro. Non sono preoccupato.”

Bol Bol

A volte, però, influiscono anche le prestazioni. Tornando un po’ indietro, al 2020, i Denver Nuggets si sono ritrovati in una gara contro i Washington Wizards a dover schierare una lineup molto particolare, con Nikola Jokic classificato come guardia e Bol Bol titolare.

Quest’ultimo non solo ha aiutato la squadra a vincere, ma lo ha fatto da protagonista, chiudendo con 16 punti, 10 rimbalzi e 6 stoppate. Questo suo apparire in grande spolvero lo ha però portato a una conclusione agrodolce, costringendolo a prendere parte a un test antidoping.

Robert Covington

Alla trade deadline del febbraio 2020, Robert Covington fu acquisito da Houston in una trade che li lasciò senza centro titolare. Quella mossa di mercato lasciò dubbiosi i più, domandandosi se i Rockets sarebbero riusciti a colmare quella protezione del ferro che Capela forniva.

L’inserimento di Covington è stato invece più liscio di quanto ci si aspettasse. Così liscio che i tifosi texani si sono subito esaltati nel vedere l’apporto difensivo immediato che l’ala ha portato in quel di Houston.

In un momento particolare della stagione la squadra si è ritrovata quarta ad ovest, nel mezzo di una striscia di 4 vittorie consecutive. Durante questa streak, Covington ha registrato una media di 12.8 punti, 7.3 rimbalzi, 1.8 assist, 1 rubata e 3.8 stoppate a partita (!). Casualmente, al giocatore è stato richiesto di sottoporsi al test anti-doping della lega proprio durante questa striscia incredibile di stoppate, che per uno della sua stazza è tutto tranne che normale.

Danny Green

Dopo 10 anni di NBA, pensavamo di aver visto tutto di Danny Green. Una guardia di 198 centimetri, in grado di tirare la palla come pochi.

Qualche stagione fa, però, con i Lakers, ha tirato fuori una mossa che pensavamo non avesse più nelle corde. Verso la fine del secondo quarto, in una partita contro Atlanta, ha scioccato il palazzetto, e non solo, con un’incredibile schiacciata in put-back. Inutile dire che la gente si è subito insospettita.

Abbiamo raramente assistito a questo tipo di atletismo da parte di Green in quelle fase di carriera, e per questo l’NBA ci ha voluto vedere chiaro, sottoponendolo ad un test anti-doping. Nessuno sa con certezza se il test fosse stato pianificato in anticipo, o se sia stato totalmente casuale. In ogni caso, l’associazione si è fatta delle belle risate.

Risate che si sono ripetute un paio di anni dopo, dopo una schiacciata con la canotta dei 76ers e lo scambio comico con Joel Embiid:

Green: “Non capisco perché ne facciate una questione di stato”

Embiid: “Dai, quando è stata l’ultima volta in cui hai schiacciato?”

Green: “Di tempo ne è passato, ma…”

Embiid: “Già, ti faranno l’antidoping domani.”

Bradley Beal

Nella stagione 2019/20, Bradley Beal si trovava ‘su un’isola deserta’ a Washington. In mezzo a infortuni e cambiamenti nel roster, cercava di fare tutto il possibile per tenere in piedi il fortino, e far sì che la sua squadra fosse almeno rilevante fino all’arrivo di giorni migliori (spoiler: no, non sono ancora arrivati).

Nonostante Washington fosse a sole 4.5 partite dall’ottavo posto, i Wizards non riuscivano a trovare quel click tanto atteso per poter seriamente dare una svolta alla loro stagione. L’unica nota lieta, come sempre, era lo stato di forma di Bradley Beal, che a quanto pare brillava talmente tanto che l’NBA dovette assicurarsi che non stesse barando.

Dopo una serie di prestazioni da 50 punti e un po’ troppa difesa box-and-one, la lega lo sottopose ‘casualmente’ a un test antidoping, con sua grande sorpresa. A questo punto, i giocatori dovrebbero considerare i test antidoping come un onore!

“Non vedevo una difesa box-and-one dalla High School. Ho parlato con Garrett Temple e gli ho detto che non potessi credere ai miei occhi. Credo la lega non voglia vedermi segnare 50 punti, mi hanno sottoposto al drug test.”