Andiamo a scoprire i pregi e i difetti della squadra allenata da coach Erik Spoelstra in vista del debutto in post-season.

FOTO: NBA.com

Per ritrovare dei Miami Heat in cima alle standings della Eastern Conference bisogna tornare alle 66 vittorie dei Big Three che, nel 2012-2013, si apprestavano a dominare i Playoffs per portarsi a casa il loro secondo anello consecutivo. Oggi di quegli Heat è rimasto poco, pochissimo, giusto uno dei tasselli più importanti, a nome coach Erik Spoelstra. Dopo 10 accessi alla post-season, Spo condurrà gli Heat nei Playoffs dopo un ritrovato (e per molti inaspettato) primo seed, a seguito di una lunga stagione che ha lasciato non pochi punti da chiarire per il cammino di Butler&Co. – trattato nel dettaglio in un primo momento già QUI.

Dopo l’acquisizione di Kyle Lowry nella scorsa offseason, si era già pensato a cosa potessero essere gli Heat durante questa stagione: una squadra difensivamente élite e offensivamente vacillante, aspettative che hanno trovato un pieno riscontro nella realtà. I numeri apparentemente sembrano dare ragione alla generale descrizione della squadra. Parliamo della quarta migliore difesa NBA per Defensive Rating (109.2), con 105.6 punti concessi mediamente a partita (quarti nella lega), ma dell’undicesimo attacco per Offensive Rating (114.2), che produce 110.0 punti di media a partita (17esimi nella lega), a cui si integra un 95.7 di Pace, terza peggiore per numeri di possessi giocati a partita. Vediamo però meglio alcuni punti su quello che potranno dare (e su quello che può far male) nei prossimi incontri agli Heat.

La probabile rotazione

Uno dei tanti punti di forza degli Heat degli ultimi anni è sempre stato quello di permettersi una lunghezza a roster tale da concedere tanto spazio in regular season a chi poi non sarebbe stato incluso nella rotazione ai Playoffs – basti pensare ai vari Olynyk o Meyers Leonard tra gli esempi più recenti. Anche quest’anno, Spo sembra essere stato chiaro su alcune gerarchie con cui arriverà a stabilire la definitiva rotazione a 9 uomini.


Fra le guardie c’è da dire di come Max Strus abbia vinto definitivamente il posto nella starting lineup al fianco di Kyle Lowry: la sua presenza nei quintetti aiuta (come d’altronde faceva anche Duncan Robinson) a migliorare le spaziature degli Heat, trovandosi al 91esimo percentile per efficienza dall’arco, con un 42% che diventa 50% se si parla di tiro dall’angolo (sempre 91esimo percentile). Strus ha inoltre dato prova di un ottimo IQ difensivo, vera chiave della difesa di Miami. Oltre a questo, dare tanti minuti a Robinson dalla panchina permette un accoppiamento e fit molto favorevole con Tyler Herro, visto il tipo di possessi che propone il miglior attaccante della squadra.

Altro spot fra le guardie sarà occupato sicuramente da Gabe Vincent, vincitore del ballottaggio con Victor Oladipo per l’ultimo posto in rotazione. Cosa può dare Gabe in più dell’ex All-Star dei Pacers? Quello che sembra aver convinto Spoelstra è la ottima capacità di secondary playmaking mista a quella di scoring del giocatore, che permette tanto alla second unit (e non) degli Heat di aprire il campo. Vincent ha mantenuto un 63.0% di 3PAr quest’anno, tirando con il 36.8% su 4.8 triple a partita e mantenendo una buona ture shooting del 55.1%.

Oltre alle qualità balistiche ci sono quelle difensive in cui, nonostante la scarsa stazza, Gabe dà un contributo importante sui raddoppi sistematici e sulle palle rubate (71esimo percentile, con 1.8% di Steal%), come vedremo più avanti. Non saranno tanti i minuti che gli spetteranno nella rotazione, ma avrà l’importante compito di dare affidabilità nei possessi in cui sarà Kyle Lowry a sedersi. Non un facilissimo compito.

Fra i lunghi, invece, molti meno dubbi: Jimmy Butler, Bam Adebayo e PJ Tucker saranno il corpo centrale, a ruotare con loro sarà Dewayne Dedmon (15.9 minuti di media in stagione), preferito a Omer Yurtseven, che sembrava sì aver preso spazio durante la stagione, ma messo fuori durante le partite finali della Regular Season, quelle in cui lo stesso Spo aveva avvisato di star testando la rotazione definitiva.

Proprio per queste dichiarazioni, arrivate alla vigilia della partita con i Knicks del 25 Marzo, è rimasta una incognita il ruolo che avrà Caleb Martin. Tra i protagonisti della stagione con 22.9 minuti di media in 60 partite, partendo dalla starting lineup 12 volte, è stato convertito da two-way a contratto regolare proprio per essere eleggibile nei Playoffs, anche se lo stesso Spoelstra ha deciso più volte di metterlo fuori nelle partite più importanti (solo 4 volte in campo su 8 dalle dichiarazioni del coach). Caleb rimane una risorsa importante per questi Heat: difensore di gran livello sia di sistema, sia in ISO, sta vivendo la sua miglior stagione in carriera al tiro con un 41.3% su 2.6 tentativi da tre punti a partita e un 61.1% di true shooting. Il suo utilizzo sembra molto variabile a seconda dell’accoppiamento: ad esempio, contro difese con cui Miami può servirsi di un quintetto small, è molto interessante.

Tracciati quindi i 9/10 della rotazione, i quintetti di Miami sembrano abbastanza definiti, e ci avviano a capire quali siano i punti di forza e quali le debolezze fondamentali di Miami.


Una difesa poco contrastabile

Per quanto introdotto prima e la combinazione di uomini che comporranno la rotazione, sembra chiara una cosa: i Miami Heat sono difensivamente la miglior squadra in questi Playoffs. L’obiettivo di diventare élite della lega in questo aspetto sembrava già chiaro con le acquisizioni di Lowrry e (soprattutto) PJ Tucker, ed adesso tutto ciò è una realtà assodata.

Gli Heat hanno terminato la stagione regolare al quarto posto per punti concessi per 100 possessi (CtG), con 109.4 punti a partita. Ciò che rende così forte il loro sistema è la possibilità di difendere in moltissimi modi diversi alla stessa efficienza: classico della difesa di Miami è l’uso costante di switch, blitz e raddoppi sistematici, tutti con il fine di arrivare a concedere il peggior tiro all’avversario diretto.

Proprio per questo, molte volte le squadre avversarie sono costrette a una giocata rischiosa o a un tiro molto difficile. Il 15.4% degli attacchi avversari termina con un turnover, e in più gli Heat mantengono le migliori percentuali per quanto riguarda l’efficienza di tiro avversaria, sempre sotto il 40% nei Long Mid e nelle triple (37.6% corner, 32.7% non corner, 34.1% totale). Quando si tratta di coprire il ferro, invece, un po’ peggio, dato che le percentuali si alzano vertiginosamente a un 66.1%, ma con una frequenza molto bassa (30.1%, 8° in NBA).

Problema degli attacchi avversari sarà quindi trovare il modo di provare a superare una delle migliori difese della lega, soprattutto quando Spo si potrà permettere di schierare nei minuti finali quintetti composti da Lowry-Strus-Butler-Tucker-Bam, dalle soluzioni difensive varie. Si è tante volte visto il blitz sul pick&roll o lo switch, ma con uno come Lowry potrebbero arrivare anche molti hedge. Inoltre, contro questa lineup, neppure la più classica delle soluzioni ISO è spendibile, vista la qualità dei singoli difensori.

Proprio per questo, l’accoppiamento al primo turno contro gli Atlanta Hawks appare molto favorevole agli Heat, che avranno il compito unico di arginare Trae Young il più possibile, già svolto molto bene in regular season, quando la stella degli Hawks ha spesso mostrato tante difficoltà con i ripetuti switch di Tucker e dai raddoppi sistematici fatti dalla second unit (Vincent-Herro-Robinson-Martin-Dedmon), portandolo nei quattro scontri in stagione regola a realizzare 25.5 punti a partita (43% FG, 31% 3PT) e 7.3 assist. In una serie in cui uno dei migliori tiratori e attaccanti in circolazione dovrà adoperarsi contro la miglior difesa sul perimetro della lega, è impossibile non dare come netta favorita la banda di Erik Spoelstra.


Un attacco molto arginabile

Se il discorso sulla difesa accetta solo lodi, stesso non si può dire per quanto riguarda l’attacco dei Miami Heat, dato che permettersi in campo contemporaneamente tutti quegli eccellenti difensori come Tucker e Butler porta a rinunciare a tante cose nell’altra metà campo.

Infatti, in una starting lineup ormai definita, sembrano essere due i principali fattori negativi: in primis l’assenza quasi totale di spacing, che si limita alla presenza di Strus/Robinson, capaci di offrire una costante minaccia dall’arco, e a un discreto 37.7% su 6.1 tentativi di Kyle Lowry unito al 41.5% di PJ Tucker, noto tiratore in Spot Up che quest’anno ha migliorato ancora le sue prestazioni dall’arco (il 99% delle sue triple sono assistite); in secondo luogo, la mancanza di vere alternative, con le azioni offensive Heat che molto spesso terminano in un possesso iso o comunque un tiro allo scadere, tendenza che si riflette nell’essere 28esimi per Pace nella lega.

Per quanto riguarda la varietà di soluzioni, il 31.2% degli attacchi Heat termina con un tiro dal midrange (con una precisione del 42.3%, 11° in NBA) e il 38.6% in triple, convertite con un ottimo 38.6% (1° in NBA) – pompato dall’alta frequenza di triple dall’angolo, per cui Miami è prima tirando con la quarta miglior percentuale.

Il problema quindi risulta essere più la fluidità rispetto all’efficienza, con Spoelstra che dovrà evitare di giocare possessi in ISO o con l’area intensamente piena, cercando di valorizzare al meglio le ottime capacità realizzative degli Heat. Proprio su questo, un set molto proposto è quello che vede protagonista Adebayo, capace di portare fuori il centro avversario approfittando delle proprie qualità da bloccante e palleggiatore per creare un tiro aperto a favore dei compagni tiratori.


Il ruolo di Tyler Herro

Proprio per ciò che abbiamo detto sull’attacco degli Heat, è importante capire quanto Herro potrà dare a Spoelstra. Il probabile sesto uomo dell’anno sta vivendo la miglior stagione in carriera, portando ai suoi 20.7 punti a partita con una buona efficienza: 44.7% dal campo, 39.9% da tre punti e una true shooting del 56.1%, tutti dalla panchina. Accorpato alla second unit, Tyler sembra molto più a suo agio nelle gerarchie Heat, garantendosi una usage% molto elevata (28.9%, 94esimo percentile) e una certa libertà di terminare l’attacco con le sue ottime capacità in ISO. Proprio per questo, quella di Herro sembra essere una arma a doppio taglio per Miami: un inserimento nella second unit funzionale per l’attacco che potrebbe però tramutarsi in un boomerang di errori nel caso in cui Herro non dovesse viaggiare sempre sulle percentuali a cui ci ha abituato questa stagione.

Questo rendimento potenzialmente altalenante di Herro è un po’ lo specchio dell’attacco degli Heat, e sarà compito di Erik Spoelstra quello di far girare al meglio un roster tanto completo, quanto instabile.