FOTO: The Herald Journal

La vittoria del titolo NBA è solo la testimonianza finale dell’incredibile lavoro svolto dai Denver Nuggets nel costruire attorno a Nikola Jokic il perfetto sistema, sia difensivo sia offensivo. Concentrandosi su quest’ultimo, Michael Malone e il resto del coaching staff meritano un plauso per aver saputo valorizzare le doti da passatore e la gravity del centro serbo al massimo, adattandola ai compagni a disposizione e viceversa. Il dominio assoluto dal post, per esempio, non deriva soltanto dall’innato tocco e dalla prestanza fisica di Jokic, ma anche dalla costruzione delle ricezioni e dal calcolo delle conseguenze da parte degli avversari riguardo alle obbligatorie e disperate scelte difensive (single coverage, cambi, raddoppi etc.). Non sono molti i difensori capaci di arginare lo strapotere offensivo del due volte MVP ma, anche qualora le squadre decidessero di concentrare le loro migliori risorse su di lui, dovranno poi trovarsi a fare i conti con un attacco ben organizzato e in costante movimento, pronto per dare continue linee di passaggio qualora Jokic avesse la palla in mano, a servirlo da un movimento off ball costruito ad hoc. Fra i set preferiti con i quali hanno massacrato chiunque ai passati Playoffs, uno dei più efficaci consiste in una “split” action (QUI la nostra guida ai termini tecnici), notata di recente soprattutto nel clutch time contro i Los Angeles Clippers perché eseguita in back-to-back per arrivare a punti facili:

Come si può notare, il setup è lo stesso in entrambi i casi:


  • FASE 1: l’azione parte con palla in punta a Christian Braun, Jokic e Kentavious Caldwell-Pope al gomito
  • FASE 2: entry pass per il lungo di Braun, il quale corre subito a bloccare per KCP (“split” cut)
  • FASE 3: dipende dalla scelta del lungo, che può servire o il compagno in uscita dal blocco o il bloccante in caso di suo taglio a canestro

Le due esecuzioni non solo sono “varianti” del classico split – solitamente eseguito con entry pass dall’esterno al lungo in post basso, con il bloccante che poi taglia dall’ala verso la punta – ma anche diverse fra loro. Nel primo caso, Braun effettua uno “slip” tagliando forte a canestro, forzando i Clippers a cambiare in fretta, ma non abbastanza da coprire l’uscita del tiratore. Nel secondo caso, il blocco avviene in maniera più canonica e la difesa riesce a cambiare con successo, così Caldwell-Pope e Jokic reagiscono giocando un semplice hand-off e poi un pick&roll sul lato; a questo punto, l’aggiustamento dei Denver Nuggets è un taglio a salire di Aaron Gordon che “inganna” la difesa fingendo di portare un flare per Braun (spostatosi sul perimetro), per poi ri-tagliare a canestro sull’uscita anticipata di Zubac, costretto al fallo. La lettura di Gordon è importantissima, perché permette di sfruttare il sovrannumero (Tucker sul pick&roll è uscito alto sul portatore) spalancando una prateria, che sia al centro o per il passaggio a Braun. Contro una difesa che cambia come quella dei Clippers, azioni come queste sono fondamentali per costringere gli avversari a “riflettere”, costringendoli a leggere situazioni complesse in una frazione di secondo. Un ultimo esempio, con un’ulteriore variante che testimonia l’illimitato potenziale offensivo di Jokic, si è vista ancora nel minuto finale per un tiro decisivo:

Dividiamo sempre in fasi di escuzione:

  • FASE 1: per impegnare Paul George e Amir Coffey, Michael Porter Jr. taglia da destra all’angolo sinistro, mentre Caldwell-Pope fa da esca “sfruttando” il doppio blocco di Gordon e Jokic. In questo momento, il primo ha liberato la zona deputata a diventare lato debole (destra), mentre il secondo ha aperto la strada alla ricezione al gomito, dalla quale parte la
  • FASE 2: solito entry pass di Braun al gomito, ma stavolta su Gordon e non sul “5”, al quale segue l’usuale taglio a bloccare
  • FASE 3: meno usuale l’uscita del vostro tiratore di 2 metri e 11, che lascia Zubac sul blocco e insacca la tripla open

Questa variante è ancora più letale, perché qualunque lungo è ovviamente meno a suo agio se deve marcare un’uscita verso il perimetro, trovandosi a navigare goffamente in acque poco favorevoli – e soprattutto sui blocchi. Questo è ciò che si intende dicendo che i Denver Nuggets hanno saputo valorizzare al meglio Nikola Jokic, sfruttandone tutta la potenzialità, con e senza palla, dal post e fronte a canestro sul perimetro. E considerate che, nelle prime situazioni, al posto di KCP dovrebbe esserci Jamal Murray, dotato di un bagaglio palla in mano tale da punire lo switch avversario meglio di Caldwell-Pope o di effettuare con più “tranquillità” collaborazioni a due assieme a Jokic in caso di gioco rotto. L’efficacia di questa “split” action, comunque, è sempre clamorosa indipendentemente da chi ne prenda parte, purché vi sia il lungo serbo: basti vedere come, di seguito, la miglior difesa NBA si trovi ad arrancare su una situazione ancora più tradizionale, in cui vi è un semplice taglio “split invertito” – il blocco arriva con un movimento dalla punta all’ala, e non viceversa. Esecuzioni che sanno di Playoffs per i Denver Nuggets.