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I Minnesota Timberwolves, nonostante l’assenza di Karl-Anthony Towns, non si stanno limitando a resistere, ma stanno consolidando la loro posizione in top-3 nella Western Conference, nel tentativo di raggiungere anche il primo posto. Il record di 6 vittorie e 3 sconfitte senza una delle due stelle offensive della squadra dipende da svariati fattori: il passaggio a uno stile di gioco più “tradizionale”, dove non è necessario adattare un lungo come KAT a maggiori mansioni di ala, problematiche soprattutto dal punto di vista difensivo contro quintetti più rapidi; di conseguenza, Rudy Gobert può essere sempre circondato di difensori in toto positivi e molto versatili, che sia in lineup con Kyle Anderson (non a caso preferito spesso nel quintetto titolare, sacrificando le spaziature), Nickeil Alexander-Walker o Naz Reid; a tal proposito, quest’ultimo non sta facendo affatto rimpiangere il range illimitato da fuori e la presenza offensiva di Towns, viaggiando a 19.4 punti di media dall’infortunio del compagno, con un clamoroso 47.5% da tre punti su 7.4 tentativi a partita. Al di là di questo, però, il merito è tutto da ricondurre all’ottimo coaching staff, a partire da coach Chris Finch, passando da Micah Nori, Pablo Prigioni, Joe Boylan, Corliss Williamson e via dicendo. E una dimostrazione parziale la si è avuta nel corso della vittoria di ieri notte contro i Golden State Warriors.

I Timberwolves sono dotati di uno shot maker e scorer micidiale come Anthony Edwards, il quale deve però fare ancora passi da gigante per diventare un creator palla in mano di livello elitario, costringendo Minnesota – ancor di più senza Towns – a costruire buoni tiri di squadra, disegnando set ad hoc. Tra i tanti horns flare, principi di flex offense o anche solo semplici empty side pick&roll (se serve un aiuto con i termini, QUI il nostro glossario), uno dei giochi più utilizzati in uscita dal timeout (ATO) è il seguente:

Arrivata dopo un timeout un po’ sorprendente chiamato da Finch – 30 secondi dopo uno precedente di Golden State che aveva portato sì a una tripla di Klay Thompson, ma pur sempre con i Wolves a +5 – la collaborazione, vista e rivista in stagione, coinvolge molto più spesso Mike Conley rispetto al qui presente Monte Morris, suddividendosi in più fasi:

  • uscita forte di Anthony Edwards dal blocco lontano dalla palla di Gobert, con passaggio boomerang al portatore e relocation in ala
  • dopo “l’uno-due” calcistico con Ant-Man, la point guard è incaricata di leggere la scelta difensiva, stabilendo se tirare/attaccare il mismatch in caso di switch, se servire Gobert in caso di show/hedge del lungo o se restituire ancora palla a Edwards in caso di ritardo del difensore all’inseguimento/aiuto del terzo nel pitturato
  • slip di Gobert sul pick&roll, in modo da costringere la difesa a scegliere più celermente
  • NB: da notare in entrambi i casi il tempo del movimento di Naz Reid, che porta via l’aiuto liberando il pitturato per il lungo francese e uscendo dal blocco lungo la linea di fondo di McDaniels per una potenziale variante

La giocata, fatta in back-to-back, ha portato a ben 5 punti:

  • nel primo caso, Gary Payton II perde l’equilibrio inseguendo Edwards e, una volta resosi conto che Morris è libero/ha il mismatch, forse un po’ per un errore di comunicazione con Thompson (sembra quasi pensare al cambio), forse un po’ vedendo Jackson-Davis troppo profondo, decide di uscire forte sul portatore per impedirgli il passaggio in ala; a quel punto, però, sono in due su Morris, mentre Klay aiuta giustamente su Gobert in posizione pericolosa nel pitturato, e basta un semplice skip pass per la tripla di Edwards
  • nel secondo caso, GPII ha imparato la lezione e resta su Edwards, mentre Thompson passa sul blocco di Gobert, che sullo slip è più veloce di Jackson-Davis – rimasto anche un po’ più avanzato per privare Morris della tripla

Col senno di poi, forse anche un po’ troppa urgenza da parte di Golden State sull’ex giocatore dei Pistons, capace di trovare il proprio spazio per il tiro ma certamente più pericoloso in fase di playmaking – 41 assist e sole 3 palle perse in 15 gare con Minnesota.I Timberwolves, anche senza Towns, sono comunque in buone mani, nonostante restino un attacco “solo” nella media a causa della struttura atipica del roster.