Cosa ha davvero spinto Robert Sarver a decidere di vendere i Phoenix Suns, una settimana dopo aver ricevuto una sospensione di un anno?

FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Dave King per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Stefano Trentini per Around the Game.


Quella che sembrava un’interminabile marcia di avvicinamento dopo l’esplosivo articolo di Baxter Holmes (ESPN) sui 18 anni di sessismo, misoginia e giusto quel po’ di razzismo di Robert Sarver per far finire la palla dentro il canestro si è improvvisamente trasformata in una valanga di notizie che culminano, infine, nell’intenzione di Sarver di vendere i Phoenix Suns.


Tutti coloro che hanno avuto, e hanno tutt’ora a che fare con la squadra, conoscono il Robert Sarver come descritto nella storia di Holmes da quasi due decenni. Oggi, è lo stesso uomo che era nel 2004, che presume di essere al di sopra di ogni regola in quanto socio dirigente della squadra, con la licenza di fare tutto ciò che vuole, agire in qualsiasi modo e farla franca.

Ha funzionato per 18 anni senza alcun intoppo. La leadership e la cultura della squadra sono state accuratamente formate per isolare Sarver da qualsiasi ripercussione per le sue azioni inconcepibili… a patto che fosse disposto a sborsare un po’ di soldi per il silenzio – che, siamo sinceri, per lui erano spiccioli.

Erano talmente sicuri di loro stessi, grazie al loro potere all’interno della squadra, che la maggior parte dei soci e dei dirigenti si sono sentiti autorizzati a passare all’offensiva contro Baxter Holmes quando è uscito l’articolo, attaccando non solo il suo lavoro, ma anche la sua persona, nel tentativo di stroncare quello che TUTTI SAPEVAMO essere un rapporto veritiero, fattuale.

Ricordate quando è uscita l’inchiesta di Holmes? Ogni singola persona con cui ho parlato all’indomani di quel rapporto ha risposto con un’alzata di spalle e un “sì, Robert è così. Tutto ciò è quasi certamente vero”, seguito rapidamente da un “tanto non succederà nulla”.

Due settimane fa l’NBA ha ufficialmente permesso a Sarver di mantenere il controllo della squadra a patto che accettasse una multa di 10 milioni di dollari e un anno di sospesione. La risposta comune di coloro che sono stati interpellati in via confidenziale è stata “più di quanto mi aspettassi, in realtà”. Settimana scorsa, poi, è arrivata la vera notizia: Sarver, citando la cancel culture più che il proprio comportamento, ha deciso di non voler più possedere i Suns.

“Come uomo di fede, credo nell’espiazione e nella via del perdono. Mi aspettavo che la sospensione di un anno da parte del commissioner Adam Silver mi avrebbe dato il tempo di concentrarmi, fare ammenda e allontanare le mie polemiche personali dalla squadra che io e tanti tifosi amiamo. Ma nell’attuale clima di inclemenza, è diventato dolorosamente chiaro che questo non è più possibile: qualsiasi cosa buona io abbia fatto, o possa ancora fare, è stata messa in ombra dalle cose che ho detto in passato. Per questi motivi sto iniziando il processo di ricerca di acquirenti per Suns e Mercury.”

– Robert Sarver

Forse Sarver è stato influenzato dalle dichiarazioni pubbliche che tutti abbiamo visto: PayPal (sponsor principale della squadra) che minaccia di interrompere la sponsorizzazione se non avesse lasciato la squadra; Chris Paul, LeBron James e Draymond Green che usano i social media per lamentarsi che la punizione non fosse sufficiente; il socio di minoranza Jahm Najafi che chiedeva le sue dimissioni… Ma dubito che sia stato per questo.

Sarver e Green hanno già avuto attriti e litigi, essendo personaggi che hanno avuto a che fare (da posizioni diverse) con vicende legate al problema razzismo. Najafi è sempre stato una spina nel fianco di Sarver, e non si è mai unito al club elitario degli altri soci di minoranza che Robert praticamente controllava. E anche per quanto riguarda PayPal, non credo che si sarebbero tirati indietro per un anno, e ci sarebbe comunque una tonnellata di sponsor disposti a prendere quel posto in un batter d’occhio.

E quindi, anche se vorremmo darci una pacca sulla spalla per il boicottaggio #SarverOut, Robert non è mai stato tipo da farsi influenzare dal malcontento del pubblico NBA o dei tifosi Suns prima d’ora. Dunque, perché avrebbe dovuto iniziare ora? No, io dico che è stato qualcosa “dietro le quinte” a far scoppiare la bolla di Robert. Qualcosa che non è stato ancora riferito pubblicamente. Deve essere così.

Teoria 1: gli sponsor

Sebbene PayPal sia stato l’unico sponsor a rendere pubblica la notizia, si può ipotizzare che MOLTI sponsor condividessero il principio. Nessuno vuole essere associato al razzismo e al sessismo su questo tipo di scala pubblica.

È possibile che la maggior parte, se non tutti, abbiano minacciato privatamente di ritirare il loro sostegno finanziario a meno che Sarver non fosse definitivamente fuori dai giochi.

Teoria 2: Media Day / giocatori

Nel giro di pochi giorni, tutti i giocatori, gli allenatori e i dirigenti della lega si sarebbero seduti davanti ai microfoni per rispondere alle domande dei media, e c’era da scommettere che a ognuno di loro sarebbe chiesta la propria opinione su Sarver, sulla punizione stabilita dall’NBA e sulla decisione del proprietario dei Suns di mettere in vendita l’organizzazione.

Queste persone sono rimaste tutte in silenzio lo scorso anno, aspettando l’esito dell’indagine. Ora, però, l’esito è arrivato, e nessuno era contento dell’entità della punizione. Le tre stelle (LeBron, CP3, Draymond) che hanno chiesto una punizione più severa sarebbero forse diventate tre… centinaia. Davanti alle telecamere di tutto il mondo.

Teoria 3: Silver e gli altri proprietari

È anche possibile che i proprietari delle altre squadre e Adam Silver abbiano acconsentito a questa messa in scena in modo tale da permettere a Sarver di salvare almeno un minimo la propria reputazione – “Vedete! I proprietari e l’NBA non mi hanno bandito!” – e allo stesso tempo concordare che l’anno di sospensione sarebbe stato il tempo-limite per completare la vendita della squadra.

Silver è stato chiaro sul fatto che non aveva l’autorità per costringere Sarver a vendere, ma è anche chiaro da due decenni che Sarver non abbia molti amici (nessuno?) tra gli altri owner dell’NBA. La dinamica delle scorse settimane potrebbe essere stata orchestrata da Silver e dagli altri proprietari affinché si concludesse esattamente come si è conclusa.

Conclusione

In ogni caso, non sapremo mai tutta la verità. Sappiamo solo quello che dobbiamo sapere: Robert Sarver sta vendendo i Phoenix Suns.

Finalmente.