Tre volte Sixth Man of the Year, Lou Williams ha raccontato di quanto ha iniziato a partire dalla panchina per colpa (o merito) di… Allen Iverson

Lou Williams non si può certo considerare tra i migliori giocatori di sempre, ma ha saputo ritagliarsi un posto importante nella storia della NBA in un altro modo: è stato l’incarnazione del ruolo di sesto uomo.

Classico realizzatore in uscita dalla panchina, in grado di segnare con facilità e in qualsiasi modo, dando una fondamentale risorsa all’attacco nei momenti decisivi delle partite. Lo ha fatto a Philadelphia, a Los Angeles e in tutte le squadre in cui ha giocato, e ciò gli è valso la vittoria di tre premi di Sixth Man of the Year (2015, 2018 e 2019).

Ma in che momento della sua carriera Sweet Lou ha accettato un ruolo così particolare e complicato per l’ego?


Nella stagione 2009-10, Williams si era conquistato il posto di guardia titolare dei Philadelphia 76ers, prima di subire un infortunio alla mascella. Al suo ritorno in campo, dovette accettare il suo nuovo compito nelle rotazioni, a causa dell’arrivo di una nuova conoscenza (sua e dell’ambiente): Allen Iverson.

Il racconto di Lou ai microfoni del podcast di Paul George:

Mi infortunai alla mascella, dovetti stare fermo per otto settimane. Durante il periodo di recupero, mi chiamarono e mi dissero “Stiamo pensando di riportare Iverson a Philadelphia, cosa ne pensi?”; ero eccitato per la notizia, risposi “Certo che si”.

Quando tornai disponibile, mi chiamarono in ufficio e mi dissero: “Partirai dalla panchina. Iverson sarà titolare perché pensiamo non sia buono per il suo umore partire dalla panchina”. Ovviamente mi andava bene perché era Allen Iverson, ma dall’altro lato ero frustrato perché stavo per raggiungere il mio peak da giocatore.

Da quel momento in poi sono sempre uscito dalla panchina. Ho finito per consolidare il mio ruolo da sesto uomo. Ma tutta la mia storia è collegata ad AI.