Questo contenuto è tratto da un articolo di Josh Paredes per Air Alamo, tradotto in italiano da Erika Annarumma per Around the Game.
Nei suoi lunghi 23 anni di carriera e in ogni squadra in cui ha giocato, Manu Ginobili è sempre stato amato dal pubblico per la sua energia, la sua contagiosa voglia di vincere, che va ben oltre il suo straordinario periodo ai San Antonio Spurs.
Dal suo debutto nel 1995 nel campionato argentino fino al suo ritiro dall’NBA nel 2018, Manu è stato unico nel suo genere. E ovunque, un vincente (a livello individuale e non). Il risultato è stato una carriera ricca di riconoscimenti, talmente sparsi in giro per il Mondo che bisogna scorrere la rotella del mouse almeno sei volte per vederli tutti.
Negli anni Manu ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo, emozionato il pubblico ogni sera e ha influenzato a livello personale molti cittadini di San Antonio. In onore della sua introduzione nella Hall of Fame, abbiamo raccolto le 10 giocate più spettacolari della sua indimeticabile carriera.
10. Il primo (e unico) buzzer beater in NBA
Ora starete pensando “è impossibile che Manu Ginobili abbia realizzato un solo buzzerbeater nella sua carriera in NBA”, ma è vero. Infatti, ogni tiro decisivo di Manu è arrivato quando mancava ancora qualche secondo al suono della sirena. Tutti, tranne questo.
Con un record di 20-3 all’inizio della stagione 2010/11, gli Spurs ospitarono in casa loro i Bucks in una partita che si decise all’ultimo secondo, nonostante gli avversari all’epoca fossero una squadra nettamente inferiore. Dopo che lo stesso Manu aveva portato San Antonio in vantaggio 90-87 con un minuto e mezzo da giocare, la partita si riportò in parità a 10 secondi dalla sirena.
Gregg Popovich decise di mettere la partita nelle mani dell’argentino, che aveva già mandato a referto 23 punti quella notte. L’ha sempre saputo, Pop, che Manu sarebbe stato pronto per queste situazioni.
Side step, tiro contestato e fuori equilibrio… solo rete. Game, set, match, Spurs.
9. Manu, due volte
Ironia della sorte, basta andare avanti di pochi giorni per arrivare alla seconda giocata di questa classifica.
In una trasferta a Denver, gli Spurs si trovavano sotto 112-111 a 7.1 secondi dalla fine. Diedero la palla a Ginobili, come atteso da tutti (incluso George Karl), e Manu riuscì a segnare con un miracoloso tiro appoggiato al tabellone. Ma il suo lavoro non terminò lì, quella sera: Denver ebbe un’ultima occasione di vincere, cancellata dalla seconda “clutch play” di Manu sulla sirena.
Sulla penetrazione di Carmelo Anthony, il numero 20 nero-argento capì tutto con secondi di anticipo. Ed eccolo lì, a prendere lo sfondamento che valse a San Antonio la vittoria.
8. La scalata del Mount Ming
Come noterete in questa classifica, Manu Ginobili ha realizzato una serie incredibile di poster dunk in carriera. Tuttavia, nessuna di queste fu sorprendente (almeno fisicamente parlando) come la volta in cui schiacciò sopra Yao Ming, e i suoi 229 centimetri.
In un incontro di inizio stagione a Houston con i loro rivali di Division, gli Spurs stavano cercando di rimontare quando Ming cercò di passare la palla a un compagno, dopo un tiro sbagliato di San Antonio. Quello che successe dopo sorprese anche Manu stesso.
“Fu solo una coincidenza”, disse Manu. “Lui fece un brutto passaggio e io dissi ‘Ok, ci provo. Vediamo cosa succede’. Penso di essergli salito addosso per andare più in alto. Non so cosa successe, ma non potevo crederci.’”
7. Tre Lakers non bastano
Nella stagione 2004/05, Manu Ginobili era reduce dal suo primo titolo NBA e da un’estate in cui aveva vinto l’oro con la Nazionale argentina ai Giochi Olimpici. Era entrato nell’olimpo del basket, e la stagione successiva non fece altro che ribadirlo.
Questa stagione fu la prima per Ginobili in cui sarebbe stato starter per l’intera Regular Season, e culminò con la sua prima selezione All-Star. Alla fine, portò alla conquista di un altro titolo. Prima di allora, però…
Siamo nel novembre 2004, Spurs contro Lakers. Manu attaccò con prepotenza il ferro, e con un incredibile cambio di direzione da sinistra a destra si fece spazio all’interno dell’area contro tre giocatori giallo-viola per chiudere la schiacciata a una mano.
6. Game (One), Set, Match
Dopo il titolo vinto nel 2007, gli Spurs ebbero un periodo un po’ sotto i loro standard. Sì, continuarono a vincere 50 o più partite ogni anno, ma per cinque stagioni consecutive (fino alla stagione 2012/13) mancarono l’appuntamento con le NBA Finals.
Nel 2013, gli Spurs spazzarono via i Lakers al primo turno e si trovarono davanti gli Warriors dei giovani Stephen Curry e Klay Thompson nel secondo, che andarono molto vicino a vincere un’incredibile Gara 1 in Texas. Dopo il layup di Kart Bazemore, i californiani erano in vantaggio 127-126 a 3.9 secondi dalla fine del secondo tempo supplementare.
Sulla rimessa successiva, grazie a un errore difensivo di Golden State, Manu rimase con metri di spazio sul lato debole: assist di Leonard e tripla del +2. Gli Spurs alla fine vinsero la serie in sei partite.
5. 36 anni, e non sentirli
Durante le Western Conference Finals del 2014, gli Spurs portarono a casa la vittoria di una serie tra le più sottovalutate della loro storia. All’epoca il 37enne Tim Duncan era a un passo dal ritiro, Manu Ginobili aveva 36 anni e Tony Parker, invece, 31. Nel frattempo, l’incredibile duo formato da Durant e Westbrook insieme contava 50 anni (25 anni ciascuno) ed era nel prime fisico.
La vittoria in Gara 5 servì agli Spurs la possibilità di chiudere la serie fuori casa. La partita era sul 97-97 a 47 secondi dalla fine, con i Thunder in rimonta nel finale, quando Manu ricevette un bellissimo passaggio da Boris Diaw, ma il suo tiro venne stoppato – con un chiaro goaltending – da Ibaka; Durant dall’altra parte segnò in penetrazione, portando i Thunder in vantaggio di due punti a 32 secondi dalla fine. Quello che accadde dopo non è altro che il riassunto perfetto della carriera di Manu.
Molti giocatori si sarebbero innervositi per aver visto vanificare dagli arbitri un canestro così importante, in un momento decisivo della partita e della serie. Invece Ginobili, con tutta la calma del mondo, realizzò una tripla e poi un altro tiro libero che portò la partita all’overtime.
Anche se con questo tiro non consegnò la vittoria agli Spurs, è senza dubbio un momento che rappresenta perfettamente l’essenza di Manu Ginobili.
4. Can’t stop Manu
Arrivati ai Playoffs 2008, gli Spurs avevano eliminato i Suns dalla post-season in tre dei cinque anni precedenti. Questa volta, al primo turno, Steve Nash e compagni sembravano più pronti che mai ad avere la loro rivincita; all’AT&T Center, a 9 minuti e mezzo dalla fine, avevano un vantaggio di 10 punti sugli avversari.
La coppia Duncan-Parker fu poi protagonista di un parziale che portò la gara all’overtime, con The Big Fundamental che tenne gli Spurs a galla anche durante i minuti supplementari. All’inizio del secondo supplementare, arrivò il momento di Ginobili. Segnò 6 punti nei primi tre minuti e mezzo, e si ritrovò con la palla in mano quando il tempo stava per scadere e il punteggio in parità.
Tutti lì dentro sapevano che Manu avrebbe provato ad andare verso sinistra. Il fatto è che nessuno riuscì a fermarlo. Layup di Ginobili, vittoria degli Spurs, che finirono per eliminare Phoenix in cinque partite.
3. Manu, lo shot-blocker
Nell’ultima puntata della rivalità texana tra Spurs e Rockets, nel 2017, successe un po’ di tutto. Kawhi Leonard e LaMarcus Aldridge guidavano l’attacco di San Antonio, Jonathon Simmons era comparso dal nulla per giocare nei minuti decisivi, e Manu Ginobili era sul punto di ritirarsi all’età di 39 anni.
Dall’altro lato, uno dei rivali più odiati dai tifosi degli Spurs, James Harden, stava giocando dei Playoffs fenomenali e aveva appena realizzato 28 punti (con 12 rimbalzi) che avevano aiutato i Rockets a battere San Antonio in Gara 4. Era principalmente il modo in cui giocava Harden a dare fastidio a molti tifosi degli Spurs, data la sua abilità nel procurarsi dei falli. In Gara 5 aveva già realizzato una tripla-doppia (33 punti) quando gli venne passata la palla a 5 secondi dalla fine, con la sua squadra sotto di tre punti.
Manu si trovò davanti al 27enne Harden sul perimetro. Sembrava che The Beard l’avesse battuto sulla linea dei tre punti, ma con tempismo perfetto Ginobili saltò prima di Harden, riuscendo a stoppare da dietro il tiro e regalando agli Spurs il 3-2 nella serie. San Antonio eliminerà Houston in trasferta in Gara 6, senza Kawhi Leonard, in quella che è considerata la peggior partita di Harden di sempre.
La spettacolare giocata di Manu durante Gara 5 delle Semifinals di Western Conference del 2017 è tra le giocate più iconiche nell’era degli Spurs post-Duncan, se non fosse stato per il Memorial Day Miracle.
2. Il miracolo di Atene
Non può mancare in questa raccolta uno dei momenti più significativi per Manu Ginobili e per il basket argentino. Leader della Generación Dorada, forse il suo più grande successo in carriera è quello dell’estate del 2004, ai Giochi Olimpici, dopo che gli Stati Uniti avevano vinto la medaglia d’oro nelle tre edizioni precedenti.
La squadra argentina non aveva iniziato bene il torneo e si trovava sotto di un punto contro la Serbia a 3.8 secondi dalla fine, senza timeout, quando Manu se ne uscì con uno dei suoi giochi di prestigio. Un tiro sbilanciato, in salto, appoggiato al tabellone che assicurò un’improbabile vittoria all’Argentina allo scadere:
1. Vendetta
Nessuna giocata, nella memoria collettiva, rappresenta Manu Ginobili meglio di quella in Gara 5 delle NBA Finals 2014.
Gli Spurs arrivavano dalla sconfitta – difficilissima da digerire – nelle Finals dell’anno prima, quando furono ad un passo dal vincere il quinto titolo… prima che un singolo tiro (e rimbalzo offensivo) cambiasse tutto. Ginobili non giocò una bella serie contro Miami nel 2013, e come ha raccontato lui stesso, il ricordo di quella devastante sconfitta diede nel 2014 una spinta emotiva incredibile all’argentino e ai suoi compagni. Vinsero le Finals contro gli Heat, dominando la serie, in cinque gare.
Durante Gara 5, prima closeout game, un 36enne Manu prese tutta la frustrazione dell’anno precedente, sua e di tutti i tifosi nero-argento, e la sfogò in una schiacciata impressionante sopra a Chris Bosh. Impossibile da dimenticare.
“Ero deluso, molto. Ci ero rimasto male l’anno prima. Per me e per l’intera squadra, quelle Finals erano molto importanti. Quell’azione in qualche modo dimostra che c’era qualcosa in noi che non ci avrebbe permesso di arrivare alla fine di quella serie senza aver conquistato il titolo.”