I Lakers hanno vinto senza convincere a pieno, ma hanno mostrato il loro maggior punto di forza in ottica Playoffs

Visto il modo in cui è partita la stagione sembra strano dirlo, ma nella partita di ieri notte i Los Angeles Lakers erano la squadra con l’obbligo di vincere e tutto da perdere. Reduci da una rimonta nella seconda parte di stagione, davanti al pubblico di casa e contro i Minnesota Timberwolves privi di Rudy Gobert, Jaden McDaniels e Naz Reid.

Insomma, dovevano vincere. E alla fine hanno vinto, anche se non proprio nel più convincente dei modi. Dopo essere stati in svantaggio anche di 15 lunghezze nel corso del secondo tempo, i Lakers hanno strappato il biglietto per i Playoffs nel tempo supplementare, in un finale con ribaltoni e sofferenza.

Perché tanta fatica?


La risposta non può che trovarsi nell’attacco. Il sistema offensivo dei gialloviola appare troppo spesso stagnante, povero di ritmo a metà campo, idee e soprattutto spaziature adeguate per mettere davvero in difficoltà le difese schierate da Playoffs. Tra decine di tiri sbagliati e palle perse, la squadra di coach Darvin Ham ha prodotto solamente 0.810 punti per possesso a metà campo (considerevolmente meno di Minnesota, a quota 0.933).

Anche e soprattutto per i fattori sopraelencati, nessuna soluzione è risultata, numeri alla mano, vagamente efficiente: 0.667 punti per possesso in situazioni di post-up (9), 0.854 con i Pick&Roll (41) e 0.833 con gli isolamenti (12). Non certo un buon segno in vista di una serie contro la seconda miglior difesa della lega, quella dei Memphis Grizzlies.

Rovesciando la medaglia, si trova invece il bicchiere mezzo pieno, il punto di forza che ha portato la vittoria di ieri notte e speranze per il proseguimento della post-season: la difesa.

Dalla trade deadline in poi, i Lakers sono stati la miglior difesa della lega, con 111.5 punti subiti su 100 possessi. E nella partita di Play-in contro Minnesota, appena hanno cominciato a toccare le giuste corde nella metà campo difensiva, hanno tolto agli avversari quasi ogni chance di creare tiri di alta qualità. Sono stati solamente 16 i punti concessi nei 17 minuti giocati tra ultimo quarto e supplementare.

Non è un caso. Dopo la rivoluzione della rosa a febbraio, i Lakers hanno a disposizione una combinazione di taglia e versatilità strabordante nel frontcourt: Rui Hachimura, Jarred Vanderbilt, LeBron James e, ovviamente, il pilastro Anthony Davis. Questa caratteristica funge non solo da deterrente nel pitturato, ma anche come effetto intimidatorio nei confronti degli attaccanti avversari, che finiscono spesso con il temporeggiare e perdere secondi preziosi.

Una volta neutralizzate le offensive avversarie, i gialloviola sono bravissimi a sfruttare la transizione. La partita di ieri notte è stata vinta proprio in questo modo. Nel corso del quarto quarto, ben dieci volte i Lakers hanno avuto la possibilità di correre dopo un possesso difensivo, fattore decisivo per la rimonta.

Le fondamenta dei Lakers qualificati, finalmente, ai Playoffs sono queste, e sono parecchio solide. Ovviamente, per ambire a fare strada servirà più continuità all’interno della partita e una migliore pallacanestro offensiva a difesa schierata.