FOTO: NBA.com

Kareem Abdul-Jabbar è, ancora prima che un campione e una leggenda, una bandiera per la lotta impegnata a favore della Social Justice. L’ex star di Bucks e Lakers ha una sua newsletter, sulla quale tratta i temi più disparati, e che ha utilizzato come canale per comunicare le proprie sensazioni sul record che LeBron James ha infranto ieri notte, appartenuto a “Cap” per oltre trent’anni (trovate il pezzo, tutto gratuitamente, QUI).

Per aiutarvi nella comprensione di ciò che Abdul-Jabbar ha scritto, riportiamo gli estratti salienti, cominciando dalla premessa che ha diviso il pezzo in tre punti, rispondendo a ciascuno.

  • punto 1, i fatti

Kareem spiega cosa serva per superare un record del genere, soprattutto a livello mentale:


“LeBron James ha superato il mio record ed è ora il leading scorer all-time della NBA. Serve un impegno, una dedizione inimmaginabile e tanto talento per sopravvivere in NBA abbastanza a lungo da segnare così tanti punti, quando una carriera NBA di media dura 4.5 anni. Non si tratta di infilare la palla nel cesto, ma di restare sano e con un bagaglio tecnico tale da scalare la montagna con sempre meno ossigeno.”

“Si tratta anche di non diventare ossessionati dal segnare, o si rischia di diventare come Gollum con il suo Tesoro. L’obiettivo è vincere titoli per accontentare il pubblico che ti paga e ti loda partita dopo partita. I tifosi vogliono i titoli, non i record. Infine, si tratta anche di coinvolgere la tua squadra e fare in modo che tutti siano soddisfatti di aver raggiunto una loro grandezza. I record non sono niente se ti servi di altri giocatori solo per il tuo piacere personale. Io mi sforzavo di giocare al massimo livello possibile per essere un buon compagno. I punti, e i record, sono una semplice conseguenza di questa filosofia. E credo che LeBron la condivida.”

  • punto 2, la reazione

“Con il passare dei mesi, si sono scritte così tante cose su come mi sarei potuto sentire al momento del tiro del record che mi sono messo a ridere. Ho scritto molte volte come mi sarei sentito (anche QUI): è come se avessi comprato un biglietto della lotteria da $1 miliardo e 39 anni dopo qualcuno avesse vinto $2 miliardi. Come mi sentirei? Felice di aver vinto e che la persona dopo di me abbia vinto. La sua vittoria non sminuisce la mia.”

  • punto 3, il contesto

Questo è il punto più lungo, ma anche il più interessante. Kareem Abdul-Jabbar usa il cosiddetto “Butterfly effect” per spiegare l’effetto avuto sul mondo della pallacanestro da alcune dichiarazioni di Earvin “Magic” Johnson e LeBron James: quest’ultimo, in una domanda di tempo fa sul suo rapporto con Kareem, ha risposto “Nessuna relazione”; il primo, invece, ha dichiarato che, secondo lui, Abdul-Jabbar non avrebbe digerito bene il superamento del record, essendo LeBron un giocatore dei Lakers come lui.

La risposta di Kareem a entrambe le dichiarazioni è molto equilibrata, e spiega di comprendere il pensiero di Magic:

“Magic mi conosce benissimo, lo adoro, ma qui si è sbagliato di grosso. Non lo biasimo per averlo pensato, perché sa quanto sia competitivo. Se qualcuno lo avesse battuto 10 anni dopo di me, probabilmente sarei tornato dal ritiro per segnare qualche altro punto. Ma non oggi. Ho 75 anni, penso al record solo se qualcuno lo cita. Mi sono ritirato 34 anni fa, mi sono occupato di giustizia sociale nelle ultime 2 decadi, nello scrivere e nella famiglia – specialmente i miei tre nipoti. Se dovessi scegliere tra avere il record intatto per altri 100 anni o passare un pomeriggio con i miei nipoti, mi trovereste in un batter d’occhio a terra a giocare con dei Lego.”

“Perdonami, Earvin, ti voglio bene, ma ti sei sbagliato, non sono il nonno scorbutico che grida ai ragazzini di stare lontani dal giardino. Mi sono preoccupato più di scrivere bene questa frase che non del superamento del record.”

Per spiegare l’emozione nel vedere LeBron superare il record, Kareem usa poi un riferimento al film “Vision Quest”, relativa alla magia dello sport:

“Questa è la magia dello sport, vedere qualcosa di quasi impossibile, ricordandoci che, se può farlo una singola persona, allora anche tutti noi possiamo in qualche modo condividere quel traguardo. Questo è quello che spinge i ragazzini a scendere nei playground imitando un layup di LeBron o una tripla di Curry. O Mia Hamm che ispira una generazione di ragazzine a passare dalla tribuna al campo. Milioni di ragazzi si spingono verso l’eccellenza per aver visto un atleta fare qualcosa di spettacolare e vogliono ripeterlo. O almeno provarci. Questo tipo di impegno è dietro i più grandi traguardi della storia umana. Ed è eccezionalmente glorioso.”

Dopo aver risposto a Magic, la parte che sembra più “far male” a Abdul-Jabbar riguarda invece la relazione con James, sulla quale ha dei rimorsi. Kareem spiega che la differenza sia strettamente generazionale, con la distanza dovuta anche al tipo di personalità della leggenda NBA, più introversa rispetto ad altre celebrità. “Incolpo me stesso”, spiega riguardo alle parole di LeBron, per non essere riuscito a superare questi ostacoli.

“Penso che la ragione principale per cui non abbiamo stretto un legame (e, ripeto, è colpa mia) sia la differenza di età. Lo scoring record che ho stabilito risale al 1984, quando LeBron è nato. Quando ha iniziato a farsi un nome, ero molto lontano dalla NBA. A parte per le serate di gala, ero un fan, guardavo partite in TV in pantofole mangiando uno snack. La distanza è da imputare a me. Conosco il tipo di pressione che lo ha assalito, e forse avrei potuto aiutarlo ad alleggerirsi un po’. Ma ho visto LeBron avere un amico e un mentore in Kobe Bryant e io ero solo una maglia ritirata. Non riesco a immaginare come lui avrebbe potuto avere un rapporto con uno due volta più grande di lui. In quanti ci riescono?”

Infine, Kareem Abdul-Jabbar chiude spiegando come abbia sempre stimato LeBron. Cita un pezzo su Sports Illustrated, in cui spiegava come James meritasse il premio di Sportperson of the Year nel 2020, facendo un’analogia su cosa sia un eroe. Ha speso altre buone parole nella sua newsletter, scrivendo:

“Come mi sento? Emozionato. Mi aspetto di essere lì e congratularmi con lui, come so che farà lui qualora venisse superato in futuro. Battere un record sportivo è una celebrazione dell’impegno umano nel superare i limiti del passato, ridefinisce le nostre capacità. E’ un riconoscimento che gli essere umani sono sempre in grado di migliorare, fisicamente e mentalmente.” 

Si congeda chiedendo di non interpretare male le critiche rivolte a James sui vaccini, dal momento che nutre una stima infinita per il giocatore. Saluta, infine, con una frase a effetto:

“Si tratta di LeBron che fa qualcosa che nessuno è riuscito a fare in 75 anni. Non ci sono “sì, ma”, solo complimenti. La mia ultima riga: LeBron mi ha fatto amare il gioco di nuovo. E mi rende orgoglioso di essere parte di un gruppo così ampio di atleti che si preoccupano così attivamente della propria comunità.”