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Questo contenuto è tratto da un articolo di Martenzie Johnson per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


“Non so chi abbia raccontato che io adori le candele!”


Jordan Poole si racconta con sorriso in un’intervista in cui è stata rivelata la sua passione smodata per le candele e come produrle. Poole non nasconde affatto il suo hobby, ma gli piace mantenere un velo di mistero che con questa rivelazione sa quasi di mistico. Ma la lista degli hobby della guardia dei Washington Wizards non finisce qui: infatti, Poole adora le piante, venendo addirittura definito un “pollice verde”. Da piccolo, Poole trascorreva parecchio tempo in giardino con la madre, la quale spesso si dedicava alla cura delle sue piante. Jordan ha appreso l’ammirazione, il rispetto per la bellezza e i benefici tratti dall’uomo dal rapporto con i vegetali, apprezzando la fotosintesi degli alberi e dando la giusta importanza al verde. Infine, Poole ha adornato tutta casa sua con le sue piante. “Sono belle per la vista!”, ha affermato lo stesso Poole. Senza farne metafore, c’è qualcosa di poetico nella crescita delle piante, della loro cura e attesa che porta a ottenerne i frutti sperati – e tutto questo può essere facilmente adattato ad ogni aspetto della vita, specie quella cestistica. 

“Ho sempre adorato annaffiare le piante, esporle al sole, poiché crescono nel tempo. La crescita riscontrabile nel tempo è qualcosa che da piccolo ritenevo incredibile.” 

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Dopo quattro stagioni e un Titolo NBA con i Golden State Warriors, Poole si è trasferito agli Washington Wizards la scorsa estate. Noto per le sue doti di ballhandler e di scorer in uscita dalla panchina, la sua finestra a San Francisco si è conclusa quando è stato colpito con un pugno dall’allora compagno di squadra, Draymond Green, a Ottobre 2022. Quell’episodio ha rappresentato le prime nubi sulla Stagione 2022/23 degli Warriors, terminata con una loro sconfitta contro i Los Angeles Lakers al secondo turno dei Playoffs. Era dato per scontato che gli Wizards fossero in fase di rebuilding nel momento in cui è approdato Poole, con molte aspettative riguardo a una sua crescita ed evoluzione tecnico-tattica che la franchigia del District of Columbia stava cercando da tempo. Dopo due stagioni con la canotta degli Warriors, durante le quali ha totalizzato 20 punti su 15 tiri in uscita dalla panchina, sembrava giunto il momento del suo salto di qualità, con promozione in quintetto, dopo il trasferimento a Washington. Con le sue abilità da ball-handler, nel playmaking e al tiro sarebbe stato possibile per Poole raggiungere la media di 30 punti a partita? Ecco cos’è accaduto finora.

Dopo le prime 52 partite in calendario NBA, Poole ha messo a referto 15.6 punti, 3.7 assist con il 40% al tiro – 30.3% da oltre l’arco. La sua fase difensiva non ha registrato gesta migliori, con gli Wizards ora fermi sul record di 11-57. Ovviamente tutto ciò non è dipeso solo dal rendimento dell’ex Warriors, anche se è divenuto ben presto il bersaglio delle battute di giornalisti e social media. E proprio su X, precedentemente noto come Twitter, è stato particolarmente colpito da battute e scherzi che hanno coinvolto il suo nome, con la produzione di video umoristici: ad esempio, è stata ripresa l’azione in cui, sotto di 21 punti contro gli Atlanta Hawks, Poole ha fatto un alley-oop esagerato, mandandolo sulla tabella, per Kyle Kuzma. Oppure quando è regredito così lentamente dietro la linea dei 3 punti contro i Boston Celtics, concedendo al difensore tutto il tempo e lo spazio per poterlo stoppare. O ancora, quando entrando in campo contro i Phoenix Suns è scivolato sul bagnato. Sui social sono stati creati video montati in cui Poole è stato fatto cadere nel nulla. E non solo. Certo, Poole ci ha messo del suo, ad esempio quando ha imitato Stephen Curry girandosi subito dopo aver tirato, poi sbagliando la conclusione. E, come detto, la lista continua. Sono state fatte ricerche nella sezione delle statistiche per irriderlo, oppure sono stati montati dei video dei suoi errori in generale. Quando è stato retrocesso in second unit, lo scorso 22 febbraio, gli utenti hanno sottolineato l’evento con la scritta “benched” nei loro post.

Poole ne ha viste fin qui di tutti i colori. Sa che la sua reputazione è in bilico per quelle persone che non lo conoscono di persona. Ma comprende anche le dinamiche delle piattaforme social e dei loro contenuti. Non è mai stato un fan dei social media – aspetto sorprendente, data la sua età: 24 anni – tuttavia essi hanno condizionato gran parte della sua vita. Facebook è stato ideato quando Poole aveva solo 4 anni, Instagram quando andava alle scuole medie. “Mi manca solo Myspace”, ha rivelato alla stampa. I social media sono ottimi per mantenere in contatto persone distanti, amici, parenti, familiari e affari, ma possono trasformarsi in qualcosa di tossico. Poole ha raccontato di aver letto un articolo su come prolifera la negatività sui social media, e un altro del Washington Post del 2021 in cui si spiegava che Facebook e il suo algoritmo davano la priorità a post con delle emoticon “arrabbiate”, nel periodo compreso tra 2016 e 2021. Un altro studio della Harvard Business School ha scoperto che i tweet negativi sono condivisi più facilmente rispetto a quelli positivi. “Viviamo in un’era in cui siamo attratti dalla negatività.”, questa l’opinione di Poole a riguardo. 

Jordan Poole non ha un account su X, e quello su Instagram conta appena 10 foto, la più recente dello scorso 13 gennaio, quando ha pubblicizzato un nuovo paio di scarpe Nike. Ha dichiarato che vede gli attacchi personali sui social, nell’era dei like e delle condivisioni, come un’opportunità per gli utenti di ottenere visibilità, o addirittura di monetizzare tramite i post. Pensa che l’era dei social abbia enfatizzato il ricorso agli estremi: se un tiro finisce nel canestro, allora diventa una giocata da SportsCenter Top-10, altrimenti diventa bersaglio di scherno su internet. 

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Potrebbe anche lasciar correre e lasciare che i discorsi ridicolizzanti scivolino via, ma Poole non basa il suo stile di gioco sul fatto che la gente possa prenderlo in giro. Ha sempre costruito il suo stile di gioco sin da quando era un bambino a Milwaukee: tiri da centrocampo, ankle breakers, game-winner. Il suo stile di gioco si adatta perfettamente alla città di Milwaukee: una complesso urbano non differente da Detroit o Cleveland, con l’aggiunta di qualche aspetto arrogante e stravagante nelle nuove generazioni. Quando si parla di basket, molte giocate sono spettacolari: dribbling e finte pazzeschi, trash talk e un gran desiderio di avere la meglio sull’avversario, anche nello stile. Osservando invece ciò che spesso è mancato agli atleti provenienti da Milwaukee, è stata concentrazione e dedizione. Poole è uno dei pochi o poter racchiudere tutto insieme. Nessuna trade, sconfitta o critica potrà mai scalfire la self-confidence costruita ai tempi di Milwaukee. 

“Il problema della self-confidence c’è da sempre, ed esiste semplicemente perché non tutti la amano, proprio perché non tutti sono fatti per avere alta considerazione di sé. Quelli che non hanno self-confidence sono probabilmente gli stessi che la odiano su internet.”

Jordan Poole

Il problema consiste nel fatto che la gente pensi di conoscere Poole, quando ha soltanto visto la sua versione cestistica, semplice aspetto dell’intera vita dell’ex Golden State. Chiaro, in campo può risultare anche stravagante, con le sue esultanze, i suoi tiri da lontano e i suoi palleggi secchi. Al di fuori dal campo, ha dichiarato di essere una persona tranquilla e rilassata, e si vede dal modo in cui parla e racconta le sue opinioni. Una foto è stata editata per raffigurare Poole a esporre il meglio del suo repertorio tecnico di fronte ad alcune donne con i loro figli, o balie, al parco. Fatta per dimostrare la distrazione con cui Jordan scende in campo durante le partite. Poole è a conoscenza del meme e ne ride, poiché sa che non sia vero. Sa, inoltre, che non ci sia molto che possa fare, quindi è inutile perderci tempo. 

“Basta pensare a questo: ciò mi dimostra che tutto, in questo mondo virtuale, è fuori dal mio e dal nostro controllo.”

Jordan Poole
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Nel conversare, Poole è molto misurato e meditativo nelle sue risposte, fermandosi a soppesare le parole ad ogni domanda. Può animarsi, ma solo per portare a casa punti in campo. In occasione dell’intervista ha rimarcato la sua posizione riguardo i social media, proprio con un post social: “Una persona furba sa quando parlare. Una persona saggia sa quando tacere.”. La sua condotta si avvicina enormemente a quella del taciturno Tim Duncan in NBA. 

Poole è una persona riservata. Nel comprendere questo suo aspetto, non si è mai curato della fama. Vuole solo giocare, prendersi cura dei suoi familiari ed essere un modello per la sua comunità. Durante le festività natalizie ha regalato biciclette, skateboard e caschetti protettivi ai bambini di Washington. A gennaio ha presentato il suo bobblehead con Virginia Ali, co-fondatrice della catena di ristoranti di Washington Ben’s Chili Bowl, per il suo 90° compleanno. Dalla sua fondazione, nel 1958, Ben’s Chili Bowl è stato un luogo di ritrovo non ufficiale per afroamericani, tanto che a detta di molti frequentando i ristoranti si può ottenere la visione del basket dei suoi clienti. Ali ha dichiarato che l’ex quarterback dei Washington Redskins, Doug Williams, e l’All-Star NBA Kevin Durant, cresciuto in un sobborgo del Maryland, sono stati due tra i suoi clienti abituali in passato. Ali è stata impressionata dal tempo trascorso con atleti nei suoi ristoranti.

“Mi ritrovo lì a fare foto di famiglia, ed è stupendo, giovani ragazzi alti mi camminano incontro chiedendomi la foto – e dopotutto Kevin Durant è un bel ragazzo, no? [Sorride, ndr]

“Un giorno mi ritrovo Jordan Poole davanti, che mi mostra un dono da parte degli Washington Wizards. Prendo questo piccolo bobblehead grigio in mano e mi sento entusiasta. Ero senza parole, assolutamente muta.”

Virginia Ali

Prossimamente Poole lancerà una giacca in collaborazione con Chirs Pyrate. Quando è stato ceduto agli Wizards, Pyrate, che si adopera in murali, arte e moda, gli ha scritto immediatamente per proporgli una collaborazione. Pyrate si considera una persona tranquilla e taciturna, e considera come tale anche Jordan Poole. Perciò, durante il periodo della loro collaborazione, Poole ha chiesto a Pyrate riguardo alle vibe di Washington e come gli ex giocatori quali John Wall e Bradley Beal abbiano ottenuto il consenso del loro pubblico. Pyrate ha affermato che restarne fuori quanto basta è il miglior modo per avere a che fare con i fan, che sia sui social o nella vita reale. Poole vorrebbe agire in questo modo, ma la sua concentrazione è prioritaria verso il far tornare la sua franchigia vincente. 

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Poole ha dichiarato di essere prettamente concentrato sulla sua squadra per adesso. Pyrate lo ha confermato: 

“Per ora, mi ha detto di essere concentrato per migliorare, diventare più forte e determinante. Tutti possiamo avere un calo, no? E lui ne tornerà più forte, con il suo stile di gioco cambiato e riadattato.

Chris Pyrate

Nonostante le prime 50 partite, Poole non ha mai perso fiducia in sé stesso. Ha passato parecchio tempo dietro le frustrazioni, ai margini della panchina, ma si trattava di un periodo di valutazione e riflessione, nel tentativo di comprendere come poter mettere in atto le giocate che gli hanno permesso di arrivare al Titolo NBA con i Golden State Warriors. Si tratta di trovare il ritmo, come sul surf nel solcare l’onda. Ha trascorso parecchio tempo a comprendere cosa non stesse funzionando, anziché semplicemente mettere in atto l’etica del lavoro che lo aveva contraddistinto. Si augura di trovare presto una soluzione, che però non è ancora arrivata. Ma sempre con alta considerazione di sé.

“Se scendo in campo e realizzo 3 tiri su 15 tentativi la storia non cambia rispetto a quando ne ho messi 9 su 11.”

Jordan Poole

Questo mindset sembra stia finalmente ripagando, sia a Poole che gli Washington Wizards. Da quando è stato spostato in second-unit contro i Denver Nuggets il mese scorso, Poole ha realizzato 20.5 punti e 4.3 assist a partita, col 43.4% al tiro ed il 36.7% da 3 punti nell’arco di 12 partite. Ha rivelato di essersi sentito maggiormente nel suo ruolo naturale, che è quello della Point Guard. Durante la sua esperienza a Golden State, con la second-unit, aveva spesso la palla in mano a condurre in gioco in transizione o in uscita dai blocchi, risultando spesso decisivo. 

Con la maglia degli Wizards, Poole ha giocato più off-the-ball, venendo relegato a rimanere dietro l’arco in attesa di essere servito da un compagno. E ogni volta che ha preso palla si è trovato davanti un’ala forte fisicamente e dalle leve lunghe a difendere su di lui. Gran parte di ciò era previsto dalle gerarchie interne degli Wizards: non hanno a disposizione parecchi giocatori abili nell’impostare i blocchi, né i tiratori a disposizione degli Warriors – anche se, in questo caso, sono molte le squadre a non avere tiratori del genere. 

“Non sono stato capace di fare ciò a cui ero abituato in precedenza, in termini di come costruisco il mio stile di gioco.”

Jordan Poole

Avendo maggiormente la palla in mano, Poole può organizzare le offensive dei suoi, superando il diretto marcatore in palleggio, oppure in uscita dai blocchi o trovando i compagni liberi sui tagli. 

“Jordan comprende cosa sia il buon basket. Ci ha giocato, lo ha visto e ne ha fatto parte per tutta la sua carriera. Vuole coinvolgerci sempre nel gioco, sia a me che a Landry e gli altri tiratori.”

Corey Kispert

“Gli abbiamo detto che vogliamo sia aggressivo sotto il canestro avversario, sia per se stesso che per i suoi compagni, e si vede quanto possa contare quando realizza prestazioni del genere. Può creare un’enorme quantità di occasioni offensive per noi, che è gran parte della ragione per cui è stato voluto a Washington.”

Brian Keefe, Head Coach dopo i 34 punti di Poole contro i Lakers
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Gli Wizards hanno perso 16 partite consecutive tra il 31 gennaio e il 6 marzo scorsi, andando a finire dietro i Detroit Pistons – che in precedenza avevano addirittura perso 28 partite di fila. Nonostante tutto il clamore avuto dagli Warriors nell’ultima decade, è facile dimenticarlo nel tempo. Con gli infortuni avuti da Curry, Green e Klay Thompson durante le stagioni 2019/20 e 2020/21, Golden State ha totalizzato 54 vittorie, incluso il record negativo di 15-50 nel 2019/20. Quella è stata la stagione da rookie di Jordan Poole. Anche se è stato difficile passare da una franchigia dal pedigree vincente agli Washington Wizards, che non hanno ancora neppure vinto 35 partite in stagione, Poole rivede delle similitudini tra questo periodo e il suo primo anno in NBA. Ha rivelato che la Stagione 2019/20 lo ha preparato per questo particolare momento – per ora sta tirando col 33.3% dal campo e il 27.9% da oltre l’arco – e per il finale di stagione. “Eravamo deboli”, le sue parole sul periodo negativo degli Warriors.

Ma gli Warriors avevano la certezza che le loro star sarebbero tornate dagli infortuni, prima o poi, mentre per gli Wizards questa certezza non esiste: devono essere più pazienti e attendere gli sviluppi del gioco. La loro evoluzione avverrà gradualmente, con qualche scelta al Draft, altrettante trade intelligenti e riusciranno a vincere più di 35 partite in una singola stagione, arrivando ai Playoffs. Gli Wizards devono crescere proprio come sono cresciuti Steph Curry (debuttato nel 2009), Klay Thompson (2011) e Draymond Green (2012). Per adesso è normale che il cammino non sia liscio e disteso: basta cercare sui social o su Reddit per trovare fan degli Wizards inferociti scagliarsi contro la starting lineup, il coaching staff e, ovviamente, le sconfitte accumulate. Poole ha dichiarato di aver ben chiaro il rapporto dei fan con i social media, e sia lui che i suoi compagni vorrebbero vincere più di ogni altro. Ma gli atleti devono comprendere che la sconfitta, e il periodo turbolento ad essa legato, fanno parte del gioco, specie per una franchigia in fase di rebuilding. Poole vorrebbe rappresentare un idolo per i tifosi e dar loro qualcosa di cui essere fieri – il ché non si raggiunge certo con uno schiocco di dita.

“Se fosse stato il caso ed avessimo avuto una soluzione, non pensate che l’avremmo messa in atto? Non pensate che saremmo qui ad inanellare vittorie di fila?”

Jordan Poole

Ciò non è andato come molti speravano, e non solo per quanto fatto da Jordan Poole: il 25 gennaio l’Head Coach, Wes Unseld Jr, è stato rimosso dal suo incarico e rimpiazzato da Keefe. Parrebbe comprensibile il comportamento di Poole dopo la lunga serie di sconfitte e le successive beffe su internet. Ma continua a lavorare sodo, senza dare troppo peso a commenti e post. Per lui, ciò che distingue le persone munite di self-confidence da quelle in cui è carente è il rifiuto nel sentirsi colpevoli per qualcosa che non è stata fatta. Chiaro, il suo stile di gioco non può piacere a tutti e non ha tramutato in successo il suo primo anno a Washington, ma Poole crede fermamente in sé stesso, e proprio come per le sue piante, ha fiducia nel processo di crescita.

“Se vuoi essere quello che sei, sii chi sei.”

Jordan Poole