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Questo articolo, scritto da Marc J. Spears per The Undefeated e tradotto in italiano da Davide Corna per Around the Game, è stato pubblicato in data 2 dicembre 2020.


Ja Morant aveva promesso alla sua famiglia che avrebbe vinto il premio di Rookie of the Year. E allora, quali promesse avrà fatto per la sua seconda stagione NBA?


“Molte altre”, è stata la sua risposta durante l’intervista telefonica concessa a The Undefeated settimana scorsa, durante la campagna di promozione della docu-serie Promiseland.

“Voglio avere una carriera piena di successi. Dopo il Rookie of The Year, ho fame di altre vittorie e altri riconoscimenti.”

Sebbene ci fosse molta attesa attorno a Zion Williamson, scelto alla numero uno dai New Orleans Pelicans. Ja Morant si è conquistato la luce dei riflettori. Dall’inizio alla fine, Morant è stato il rookie più costante, finendo la stagione con medie a partita di 17.8 punti, 7.3 assist e 3.9 rimbalzi, tirando con il 47.7% dal campo.

Morant è stato uno dei tre giocatori, assieme agli All-Star LeBron James e Nikola Jokic, ad avere più di 17 punti e 6 assist di media, e una percentuale di tiro superiore al 47%. Nella votazione per il premio di Rookie dell’Anno, l’ex stella di Murray State si è aggiudicato 99 voti su 100 per il primo posto (l’altro è andato a Williamson).

“Essere nominato Rookie dell’Anno è stato stupendo.”Non sono in molti ad averlo vinto. È stato sicuramente un onore, e qualcosa per cui ho lavorato tutto l’anno. Subito dopo il Draft, avevo detto alla mia famiglia che avrei vinto quel premio. Aver mantenuto quella promessa è stato molto bello”.

Il successo individuale di Morant ha consentito ai Grizzlies di lottare per i Playoffs ben prima del previsto. Alla fine, però, la squadra non si è qualificata alla post-season, perdendo l’inedita serie di Play-In nella bubble di Orlando, contro i Portland Trail Blazers.

Dopo quella sconfitta, Morant ha rivelato di aver giocato le partite nella bolla con il pollice fratturato. Il nativo di Sumter, in South Carolina, ha poi confermato di aver giocato alcune partite anche con un infortunio alla coscia.

“Posso essere onesto, ora. Provavo molto dolore. Ma volevo cercare di fare il possibile per aiutare la squadra a vincere. Volevo che arrivassimo ai Playoffs, così ho rischiato e mi sono messo in gioco assieme ai miei compagni”.

Nonostante la delusione dovuta all’eliminazione, Ja ha detto di essere entusiasta riguardo all’esperienza nella bolla, incluso il fatto di aver fatto parte del movimento di giustizia sociale guidato dai giocatori NBA a seguito della morte di George Floyd, causata da un agente di polizia il 25 maggio a Minneapolis. Morant, che ha una figlia piccola, ha detto di essere rimasto molto scosso dalle morti di Floyd e di Breonna Taylor, entrambe causate dalla brutalità della polizia, e dal ferimento di Jacob Blake a Kenosha, in Wisconsin.

Morant ha indossato una maglia dei Grizzlies con la scritta “Enough” sulla schiena durante le partite nella bolla.

“Sono stato orgoglioso di vedere giocatori, squadre e organizzazioni farsi avanti e parlare ad alta voce. Ho cercato di esprimermi il più possibile. Volevo farlo anche perché sono un padre. Non voglio che mia figlia debba subire esperienze simili, o avere paura per il solo fatto di essere nera. Non si sa mai cosa potrebbe succedere. Tutto questo deve finire.Fa male vedere qualcuno perdere la vita e non ottenere giustizia. Prego per loro famiglie. Spero che continueremo a combattere per loro, e che abbiano giustizia”.

Morant ha documentato il suo viaggio nell’NBA assieme al regista di Promiseland, Dexton Deboree. La docu-serie includerà video di famiglia dell’adolescenza di Morant e si concentra sulla sua stagione da rookie.

“Volevo solo raccontare la mia storia. Alcuni non sanno quello che ho passato davvero. Ci sono cose di cui finora non ho parlato, e che nel documentario ci sono…La cosa più difficile per me è stata filmare la mia famiglia. Di norma, non parlano molto, soprattutto mia mamma. Abbiamo dovuto convincere la mia famiglia ad approfondire e a raccontare qualcosa su di me”.

Morant, poi, ha parlato della vita all’interno della sua stanza d’hotel nella bolla di Orlando.

“Non direi di essermi sentito come se fossi nel confessionale di un qualche reality show, ma è comunque qualcosa a cui non ero abituato. È stata una cosa nuova, ma mi sono divertito”.

E lui ha sicuramente fatto divertire i tifosi dei Grizzlies con le sue doti di realizzatore, le sue schiacciate e le sue palle rubate. Ad oggi, però, non si sa ancora quando i tifosi potranno tornare a riempire le arene, a causa della pandemia.

Morant racconta di sentire molto la mancanza di giocare al FedExForum, davanti ai fan.

“Mi hanno mostrato il loro amore, sin dal primo giorno. Ci hanno aiutato in ogni partita al Forum, con la loro energia. Ce ne siamo nutriti, e sono stati davvero decisivi in diverse partite. Vedremo come andrà, e speriamo di poter tornare ad avere almeno qualche tifoso”.

Morant, in ogni caso, è di nuovo in forma; ma Memphis ha problemi con altri infortuni che potrebbero avere impatto sull’avvio di stagione. Fra questi, Jaren Jackson Jr si sta ancora riprendendo dalla rottura del menisco del ginocchio sinistro, accaduta nella bolla. Zach Kleimann, vice-presidente esecutivo dei Grizzlies, ha dichiarato che JJJ è “più avanti del previsto”, ma non ha comunicato una data prevista per il suo rientro. In seguito ha aggiunto che i Grizzlies inizieranno la stagione senza Justise Winslow.

Ma Morant non ha intenzione di cercare scuse.

“Giochiamo con chi abbiamo. Siamo in tanti in squadra, e parte del mio lavoro è assicurarmi che tutti abbiano fiducia nel team, assicurarmi che stiamo facendo le cose nel modo giusto. Sono un leader, e questo è ciò che devo fare. Quando inizierà la stagione, giocheremo con chi ci sarà, e ripartiremo da lì”.