FOTO: NBA.com

Lo straordinario season opener al TD Garden contro i Celtics, le vittorie che faticano ad arrivare ed infine l’infortunio che l’ha tenuto fermo per circa un mese: c’è tutto questo nel’inizio di stagione di James Harden, dopo due annate in cui non ha certamente avuto la continuità di cui ha bisogno per brillare. Recentemente the Beard ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Fox Sports, insieme anche al suo manager e grandissimo amico Troy Payne, in cui ha toccato tantissimi temi: dall’eredità che lascia alla pallacanestro alla sua (controversa) esperienza ai Nets, dal compagno Embiid fino al suo attuale stato fisico.

Prima di cominciare, Harden ha messo in chiaro cosa pensa delle interviste in generale, e perché si conceda a chiacchierate del genere abbastanza di rado:

“C’è una sola ragione per la quale non mi piacciono le interviste. Le persone prenderanno la più piccola delle cose che dirò, la strumentalizzeranno e diventerà un problema.”


Successivamente, ha parlato dell’eredità che lascerà alle future generazioni NBA:

“Certo, sarò ricordato nella storia della pallacanestro. Ovviamente m’interessa, ma a me interessa vincere e fare cose che sono importanti e che contano. Non m’interessano, ad esempio, le storie che dopo 24 o 48 ore vengono dimenticate. Io sono una delle persone che ha cambiato il gioco del basket. Onestamente credo che mi manchi solamente vincere l’anello.”

Non ha risparmiato, poi, qualche frecciatina riguardo il suo passato ai Brooklyn Nets:

“Non ero in grado di rimanere sano. Mancavano proprio strutture all’altezza, e le superstar ne hanno bisogno. È esattamente quello che ci permette di essere i migliori giocatori e leader possibili per le organizzazioni per le quali giochiamo.”

Sempre riguardo alla sua esperienza nella Grande Mela, Harden ha parlato della sua richiesta di trade e di coloro che l’hanno etichettato come “quitter”, considerato che pochi mesi fa anche Kevin Durant ha espresso la stessa richiesta.

“Sentivo dentro di me che le cose non stavano andando come pensavo e come mi aspettavo. Così, volevo essere scambiato. Sapevo che la gente ne avrebbero parlato, ma poi l’estate successiva anche l’altra superstar della squadra ha espresso la stessa volontà… Quindi? Sono io quello che molla?”

Sul suo inserimento nei Sixers dell’anno scorso, nella squadra di Joel Embiid:

“Sono stato scambiato alla squadra in cui gioca Joel Embiid, che per me dev’essere l’MVP. Tutto ruotava intorno a lui, quello era il modo in cui giocavano da tutto l’anno, e io dovevo semplicemente adattarmi. Non mi è mai stato chiesto di dirigere il gioco, dovevo interpretare un altro ruolo e l’ho fatto.”

Sulle sue prestazioni in passato nelle elimination games, per cui è stato criticato in più di un’occasione:

“Ho avuto qualche brutta gara nelle elimination games, ma non tutte sono state pessime. Ad essere sincero, credo che molte volte la nostra squadra non fosse abbastanza forte da competere per il titolo.”

Al termine dei Playoffs 2022, dopo la sconfitta in sei gare contro Miami, Harden ha detto di aver lavorato duro in estate per tornare in forma:

“Il lavoro non è mai stato un problema. Non puoi essere uno dei più votati per il titolo di MVP, senza lavorare duro.”

Gli è stato chiesto anche delle sue relazioni con superstar come Durant o Westbrook, che sembrano non aver funzionato:

“Chi dice che sono andate male? Semplicemente, non avevamo abbastanza talento per vincere e c’erano squadre più forti di noi. Se avessimo vinto tutto sarebbe stato meraviglioso.”

Dopo aver parlato di Embiid, Harden ha anche parlato dell’importanza di due specialisti difensivi come Matisse Thybulle e PJ Tucker.

“Loro mi aiutano nella fase difensiva, dunque il mio compito è di aiutarli offensivamente, mettendoli nelle migliori condizioni possibili vicino al ferro oppure nei tiri in catch and shoot.”

Per chiudere, l’argomento ritiro:

“Il giorno in cui non mi divertirò più, allora mi fermerò. Per ora non ci penso.”