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Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


Dopo la partita tra i Miami Heat e i Los Angeles Clippers, Jaime Jaquez Jr. si è trattenuto qualche minuto per rispondere in spagnolo ad alcune domande. Il rookie, guardia degli Heat, è uno dei pochi giocatori messicani della lega. Avendo a disposizione un palcoscenico importante come quello NBA, Jaime spera di poter essere di ispirazione per i compatrioti che sognano un futuro in NBA o in WNBA.


“Sin dal college mi sono reso conto dell’impatto che ho sulla mia comunità; le persone mi ringraziavano perché si sentivano rappresentate”, ha raccontato ai microfoni di Andscape. “Adesso il mio ruolo è ancora maggiore perché l’NBA è una lega molto importante. Non sono partito con l’obiettivo di diventare il giocatore messicano più forte della storia, ma se dovesse succedere, sarei contento di aver avuto un simile impatto”.

Jaime non è l’unico messicano ad aver giocato in NBA: il tre volte All-star e due volte campione NBA Mark Aguirre, avendo origini messicane da parte di padre, considerò l’idea di giocare per la nazionale; Jorge Gutierrez giocò 47 partite in NBA; la madre di Earl Watson, così come quella della stella dei Suns, Devin Booker, e di Juan Toscano-Anderson, attualmente in forza ai Kings, sono messicane.

Dal 1946, però, in NBA ci sono stati solo tre giocatori messicani da generazioni: il più famoso è stato Eduardo Najera (4.9 punti, 3.7 rimbalzi di media in 619 partite totali), che ha giocato per Hornets, Mavericks, Nuggets, Warriors e New Jersey Nets. Gli altri due sono stati Horacio Llamas (28 partite totali) e Gustavo Ayon (135).

“Najera ha giocato molto tempo fa, ma so benissimo chi era e quello che riusciva a fare in campo”, ha affermato Jaquez. Il rookie ha fatto parte del secondo quintetto All-American a UCLA la scorsa stagione, grazie a medie di 17.8 punti e 8.2 rimbalzi, ma è stato chiamato piuttosto tardi, con la numero 18, al Draft, forse complice l’età (22 anni). Durante un sondaggio di preseason tra i GM, il 10% lo ha scelto come steal del Draft. Il fatto che la maggior parte degli abitanti di Miami parli spagnolo ha sicuramente fatto aumentare la curiosità nei confronti del nuovo arrivato.

“Stavo firmando autografi nello store degli Heat e le persone mi hanno portato delle bandiere messicane da autografare. I tifosi messicani sono ovunque e mi rendono orgoglioso”.

Prima della partita contro i Lakers, il giocatore viaggiava a 13.7 punti di media (quarto tra i rookie), 3.9 rimbalzi e 2.6 assist. Il giorno di Natale, Jaquez ha fatto registrare il proprio career-high, segnando 31 punti nella vittoria contro i 76ers. La guardia si è anche guadagnata un posto in quintetto nelle ultime 9 uscite della squadra. È probabile che partecipi all’All-Star Rising Challenge, in occasione dell’All-Star weekend.

“Ho sempre avuto fiducia nel lavoro che faccio. Sapevo che sarei riuscito a fare bene se avessi avuto l’opportunità. L’ho ottenuta e ne ho approfittato”.

Il coach dei Golden State Warriors, Steve Kerr, ha affermato: “È impressionante vederlo giocare, è forte fisicamente e tecnicamente. Si vede anche che è un giocatore esperto”. Toscano- Anderson si è sbilanciato, ipotizzando che Jaime possa diventare una stella: “Quando è arrivato era già pronto per la NBA; non sarebbe potuto capitare in squadra migliore. Sta giocando bene, è tra i candidati per vincere il ROY e questo non fa che aumentare la sua popolarità; è molto più di un role player e la gente lo riconosce”. Kevin Love ha raccontato che il giovane 22enne si è integrato perfettamente all’interno della squadra.

Jaime proviene da una famiglia di cestisti: il nonno Ezequiel giocò al Ventura Community College e a Northern Arizona, mentre il padre a Concordia University, in California, dove conobbe la moglie, Angela, anche lei giocatrice di basket. La sorella di Jaquez, Gabriela, sophomore a UCLA, ha una media punti di 12.7.

La guardia delle Los Angeles Sparks Evina Westbrook diventò la prima giocatrice messicana a essere selezionata al Draft WNBA nel 2022, quando fu scelta con la numero 21 dalle Seattle Storm. Anche Gabriela Jaquez ha il potenziale per giocare in WNBA e il fratello racconta che anche lei viene spesso avvicinata dai tifosi messicani che, come lui, ne riconoscono il talento: “Sta diventando la giocatrice che era destinata a essere e si sta prendendo tutto il palcoscenico che le spetta”.

Dopo la sconfitta con i Clippers, Jaime ha affermato di voler migliorare il proprio spagnolo; ha ammesso di aver utilizzato Duolingo e che vivere a Miami lo stia aiutando, ma anche di avere intenzione di passare ho un po’ di tempo in Messico durante la prossima off season, nonché di giocare con la nazionale messicana.

L’NBA Commissioner Adam Silver non ha nascosto che Mexico City sia una città candidata ad avere una squadra, in vista della prossima espansione: i Mexico City Capitanes di G League giocano in un’arena che ospita più di 22.000 spettatori e dal 1992 l’NBA disputa alcune partite in Messico, che sono sempre molto seguite.

Diventare una stella NBA porterebbe al giocatore non pochi benefici economici. Nel 2023, il Messico era il decimo paese più popolato, con 128 milioni di persone, per non parlare della diffusione della lingua spagnola nel mondo.

“Mio padre e io abbiamo sempre parlato, sin da quando andavo a scuola: Il basket non è così diffuso in America Latina e in Sud America ma c’è la possibilità che lo diventi. Io sto facendo il possibile per diffondere l’amore per il gioco, per fare in modo che sia apprezzato come negli Stati Uniti e in Europa”.

“Forse riuscirò a ispirare una nuova generazione di giocatori messicani. La Lega sta diventando sempre più internazionale e spero che in futuro ci siano più atleti latinoamericani”.