FOTO: Zoom Call NBA

Giusto nel pomeriggio di ieri abbiamo preso parte a una chiamata su Zoom, organizzata da NBA, con altri media italiani per fare una chiacchierata con Simone Fontecchio, attualmente ai Detroit Pistons – per chi si fosse perso i movimenti della trade deadline. Nonostante ci abbia tenuto sulle spine, arrivando un po’ dopo l’orario previsto, ne è valsa – eccome – la pena, essendo riusciti anche a rivolgergli una domanda di persona. Non è la prima volta che capita ad AtG, ma è sempre un piacere e un onore poter interagire direttamente con l’azzurro, al quale è giusto lasciare subito la parola:

  • Sull’infortunio del 17 maggio:

Abbastanza casuale, sull’ultima azione della partita ho sbattuto la punta del piede forte, inizialmente credevo fosse solo una botta ma alla fine si è rivelata più grave interessando alcuni legamenti del piede, ci vivo ancora adesso. Nulla di particolarmente grave per il futuro, però.

  • Sui progressi più importanti di quest’anno:

Sono molto contento di questa stagione e di quello che ho fatto, considerando che al training camp di Utah ero nel terzo quintetto e fuori dalla rotazione. Un po’ di fortuna con infortuni e lavoro in allenamento e sono riuscito a prendermi questo ruolo. Sono fiero di essere stato scambiato come giocatore di quintetto, oltre ai numeri mi importava dimostrare di essere uno affidabile in tutte le condizioni.


  • la nostra domanda, sulla transizione da un sistema motion come quello di Utah a uno più tradizionale di Detroit:

Abbiamo caricato la risposta direttamente su X ⬇️

  • Sulle differenze fra gli allenatori – Will Hardy ai Jazz, Monty Williams ai Pistons:

Mi trovo bene con entrambi, con Hardy ancora mi ci sento spesso, lì probabilmente avevo un ruolo più diverso, in difesa mi veniva chiesto di difendere molto spesso sul giocatore migliore. A Detroit mi trovo bene anche con Monty, che ha una ossessione maniacale nei dettagli, si vede la sua esperienza, ci chiede molta attenzione. Monty mi dà anche più responsabilità.

  • Su come abbia vissuto lo stare fuori dalle rotazioni:

È difficile perché stare fuori dal campo, provi a pensare ad altro ma è difficile, io a inizio stagione scherzavo dicendo di voler essere zen, e diciamo che sono stato messo molto alla prova tra ruolo e trade, però riuscivo ad andare avanti e la pazienza ha pagato, ho sempre lavorato tantissimo, soprattutto quando non giocavo. E ha pagato.

  • Ci sarai ai Giochi Olimpici?

In questo momento non lo so, sono concentrato al 100% a tornare e tornerò in Italia per lavorare col mio fisioterapista e preparatore, poi penserò alla nazionale. Adesso non mi sento di dire ancora nulla.

  • sulle squadre che usciranno vincitrici dal Play-In:

Lakers, Warriors, Heat e Bulls.

  • sulla sua reazione alla trade:

Sapevo che c’era qualcosa soprattutto su altre squadre, sapevo che qualcosa sarebbe successo ma poi quando l’ho vista è stata tosta, più per la mia famiglia che per me. Il momento non è stato semplice ma sono un giocatore NBA e so che fa parte di questo mondo qua, si va avanti e adesso a Detroit sono molto contento di questi due mesi.

  • Sulla vita negli Stati Uniti:

La vita è simile a quando ero in Spagna o in Germania, tra famiglia, allenamento e partita, certo gli Stati Uniti sono molti diversi dall’Europa tra cultura e abitudini. Le persone in Italia le sento molto meno ma la routine è uguale.

  • sui momenti che non dimenticherà mai di questi 2 anni:

Momenti belli ne ho tanti, il game winner con Golden State in casa me lo porterò per sempre, banalmente anche mettere una divisa NBA ti mette tanto orgoglio, le sequenze di partite in casa, al Madison Square Garden – sono cose che quando uno ci pensa ti viene la pelle d’oca.

  • sul fattore che gli abbia permesso di arrivare a questo punto e se lo abbia aiutato il percorso in Europa:

Un mix di tutto credo, io ho avuto la fortuna di avere un’opportunità importante e sono riuscito a sfruttarla, in più dietro c’è tanto lavoro, tanta preparazione e i miei anni in Europa mi hanno aiutato, perché anche a Milano ad esempio ho dovuto conquistarmi il posto dovendo lavorare tantissimo da solo.