FOTO: New York Post

Dillon Brooks non sarà più un giocatore dei Memphis Grizzlies, (quasi) ufficialmente. A riportarlo è Shams Charania di The Athletic, usando un’espressione abbastanza particolare:

“I Memphis Grizzlies hanno diffuso la notizia che l’unrestricted free agent Dillon Brooks non verrà trattenuto in nessun caso. Dopo un finale di stagione tumultuoso, Brooks ha ricevuto la notizia della decisione dei Grizzlies nel corso di un incontro con i dirigenti. Memphis e Brooks hanno stabilito che la soluzione migliore da ambo le parti sia quella di avere ‘un nuovo inizio’.”

Commento (“under any circumstances”, in nessun caso) non solo peculiare, ma che premette un’interruzione brusca, evento che accade di rado con titolari o starter di una certa importanza nelle rotazioni e, soprattutto, così ben integrati in squadra. Andando più a fondo nella questione, un articolo di Damichael Cole menziona alcune problematiche, quali il mancato allineamento sulla questione trash talking e sull’uso del giocatore nella metà campo offensiva.


“Ero lì solo per tirare triple e difendere, so fare molte più cose”, ha dichiarato Dillon Brooks, continuando: “Avrei voluto avere qualche chiamata in più per me per trovare ritmo, ma non era nei piani della squadra”.

Al di là di questo, non ci sono mai stati grossi indici di una separazione imminente prima della serie con i Los Angeles Lakers (ne abbiamo parlato QUI), nel corso della quale il giocatore ha fatto trash talking con LeBron James in Gara 2, rimediato un’espulsione in Gara 3 e ricevuto una multa di $25.000 dollari dalla NBA dopo aver saltato le ultime 3 conferenze stampa post-sconfitta.

L’impressione è che la vicenda possa aver avuto effetto negativo sulla reputazione del giocatore. Dillon Brooks non è nuovo a scontrarsi contro le stelle più blasonate della Lega: LeBron James è solo l’ultimo esempio, ma il confronto con i Golden State Warriors e Draymond Green è ancora vivo nella memoria della NBA.

Senza fare insinuazioni o dietrologie di nessun tipo, questi non solo sono nomi “celebri”, ma facenti sia parte dei due mercati più redditizi e mediaticamente esposti, sia clienti dell’agenzia più potente che si possa trovare in NBA, Klutch Sports. Insomma, se Brooks voleva trovare un modo di attirarsi l’antipatia della Lega, di un gruppo particolarmente potente di essa e soprattutto della fetta più ampia di pubblico, non poteva fare di meglio.

Aggiungeteci già il trambusto Morant in una piazza particolarmente sotto i riflettori come Memphis e troverete numerose ragioni extra-campo per questo divorzio. Nessuna certezza, sia chiaro, ma si tratta di una combinazione di fattori che sta influendo negativamente sulla percezione di Brooks.

Tanto che al momento risulta abbastanza complesso stabilirne il valore di mercato, per il quale andrà attesa l’estate.