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Questo contenuto è tratto da un articolo di Danny Emerman per The Press Democrat, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


L’impatto di un All-Star e veterano NBA come Pascal Siakam su un roster giovane come quello degli Indiana Pacers è stato chiaro a tutti nel mondo della pallacanestro dopo le innumerevoli giocate decisive messe all’opera in Gara 2 della serie del First round di Playoffs contro i Milwaukee Bucks – prima del decisivo match-winner di Tyrese Haliburton. Inoltre, i Pacers sono riusciti a portarsi sul 3-1 contro i Bucks sprovvisti di Giannis Antetokounmpo, un rivale che avrebbe certamente detto la sua parola contro lo stesso Siakam. Il camerunense viaggia con una media di 23.0 punti, 9.2 rimbalzi e 4.2 assist nelle prime 5 sfide di Playoffs contro i Bucks – avendo messo a referto ben due doppie-doppie e avendone sfiorate altrettante per un solo rimbalzo a testa. Sembrerebbe ciò che avrebbe potuto fare al caso dei Golden State Warriors. I Pacers hanno ottenuto Siakam appena prima della trade deadline in cambio di due membri della second unit e 3 scelte al Draft – 2 delle quali al primo giro di quest’anno, non proprio uno dei Draft con più hype della storia. Sembrerebbe un’offerta che i Golden State Warriors sarebbero quantomeno riusciti a pareggiare. Osservando l’andamento della Stagione 2023/24, con tanto di brevissima apparizione al Play-In Tournament, è chiaro che ai Warriors avrebbe fatto comodo un’ala atletica e forte fisicamente. O meglio, hanno chiaramente bisogno di vari two-way-players, capaci di crearsi le proprie chance al fianco di Stephen Curry, e il trentenne camerunense rappresenta appieno questo tipo di giocatore. Il livello dell’ex Toronto Raptors è nettamente superiore al miglior sviluppo che Jonathan Kuminga potrebbe mettere in pratica nei prossimi 3 anni, essendo un All-Star in grado di garantire prestazioni da 30 punti quando la palla scotta di più. Il GM dei Warriors, Mike Dunleavy Jr, ha affermato che all’arrivo della trade deadline non ha trovato nulla d’interessante da poter provare ad inserire in roster che lo abbia spinto a fare delle mosse. In compenso, è noto che i Dubs fossero tra le pretendenti al 2 volte All-NBA e in trattativa con i Raptors per portarlo nella Baia. Va considerato che i canadesi potrebbero aver comunque preferito l’offerta dei Pacers, consistente in scelte al Draft, piuttosto che quella dei californiani, concentrata soprattutto attorno a Jonathan Kuminga – un ottimo prospetto, ma anche un fit poco adattabile a Scottie Barnes. Inoltre, i Golden State Warriors potrebbero aver preferito mantenere un asset futuro piuttosto che mettere sotto contratto un All-Star e possibile ulteriore max contract a libro paga – rischiando, altrimenti, di vederlo cambiare aria durante la Free agency estiva. Forse le risorse fisiche e al tiro di Siakam non sono state considerate abbastanza, e fin troppo rischioso inserirlo in roster. Quando si parla di trade ipotetiche va sempre tenuto conto che, appunto, si tratta solo di ipotesi, e che come tali manca sempre la controprova di ciò che si sta affermando; ma mancare l’opportunità di mettere sotto contratto Pascal Siakam potrebbe esser stato un errore per i Golden State Warriors. Le buone nuove sono rappresentate dal fatto che Dunleavy avrà l’occasione di rifarsi in estate. Un’altra ala di livello simile, come Brandon Ingram, potrebbe rendersi disponibile se i New Orleans Pelicans decidessero di puntare sull’emergente Trey Murphy III. Ingram non regge il confronto con Siakam sul versante difensivo, ma in quello offensivo garantisce maggiori soluzioni tecnico-tattiche, oltre che, probabilmente, maggior efficienza dal perimetro. Sarebbe un’eccellente opzione secondaria al fianco di Steph Curry, avendo ancora soltanto 26 anni d’età. 


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Tornando a Kuminga, Ingram è già al livello al quale il giovane congolese può arrivare nell’arco di 2 anni. Ma se i Golden State Warriors hanno intenzione di competere in maniera dignitosa negli ultimi 2 anni di contatto di Curry – e alla fine della dynasty, per citare coach Steve Kerr – i californiani non possono permettersi il lusso di aspettare la maturazione di Kuminga. L’approdo di Ingram renderebbe Golden State una contender attendibile? Dato il bacino di talento in cui si è trasformata la Western Conference, sembra arduo dirlo con certezza. In compenso, l’ultima volta in cui coach Steve Kerr ha avuto a disposizione un’ala piccola dalle spiccate doti nello scoring è stata quando a roster c’era Kevin Durant. Ingram sgraverebbe Curry di notevole peso offensivo, risultando, come detto, una spalla perfetta per lo Splash Brother. Joe Lacob, proprietario dei GSW, ha dimostrato di essere un uomo di successo e di ricercare continuamente la vittoria. Il sacrificio di qualche elemento dello young core in cambio di un’iniezione di talento e scoring nel prime della carriera sarebbe un ottimo modo per provare a tornare a vincere. I Golden State Warriors non sembrano avere altre grandi occasioni all’orizzonte, nell’arco degli anni venturi. Non possono permettersi di commettere, ancora una volta, lo stesso errore.