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Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


 

Gary Payton II, figlio d’arte e guardia dei Golden State Warriors, è a una vittoria dal suo primo anello in carriera. Ma nonostante ciò, Gary – che porta il nome di un padre Hall of Famer e campione NBA – non riesce ancora a immaginare quali emozioni proverebbe se dovesse portare a casa la vittoria con i suoi compagni.


Considerando la sua carriera “a tappe”, che gli è valsa il soprannome The Journeyman, e anche il suo recente infortunio al gomito, è facile immaginare che nulla sia stato davvero così facile per Payton in NBA. Dopo la vittoria in Gara 5 contro i Boston Celtics, aveva parlato così ai media:

“Mi sembra incredibile. Dobbiamo essere pronti e portare a termine il nostro lavoro. Se ci riusciamo, potrò dirvi come mi sentirò. Ma adesso ci sono ancora 48 minuti da giocare. Dobbiamo scendere in campo con la stessa intensità mostrata finora, essere affamati.”

Gary è stato uno degli uomini più determinanti per la vittoria dei suoi in Gara 5, raggiungendo il suo career-high ai Playoffs di 15 punti con 6/8 dal campo e mandando a referto anche 5 rimbalzi e 3 palle rubate in 26 minuti di gioco, in uscita dalla panchina. Ora, gli Warriors possono vincere il loro quarto titolo dal 2015 a oggi, con un successo in Gara 6 questa sera Boston, oppure nell’eventuale Gara 7 di domenica al Chase Center.

Se i Dubs dovessero vincere il titolo, la storia della “rivincita” di The Journeyman sarebbe incredibile quanto quella del suo compagno Klay Thompson, che dopo due infortuni gravi al ginocchio ed al tallone d’Achille è riuscito a tornare in campo e raggiungere le NBA Finals.

Payton, da Oregon State, è arrivato in NBA (più o meno) da undrafted nel 2016. Ha giocato in G League con i Rio Grande Valley Vipers, prima di passare – sempre nella lega di sviluppo – ai Wisconsin Herd, South Bay Lakers (due volte), Capital City Go-Go e Raptors 905; nel frattempo, ha avuto qualche assaggio di NBA con le maglie di Milwaukee Bucks, Los Angeles Lakers, Washington Wizards e infine Golden State Warriors.

Inizialmente era ai margini del progetto Warriors, prima di vedersi offrire un contratto per andare a coprire l’ultimo slot disponibile in roster. Le sue capacità difensive, poi, gli hanno permesso di entrare stabilmente nelle rotazioni di coach Steve Kerr (quest’anno 71 partite, di cui 16 da starter, per quasi 18 minuti a sera). Dal 6 gennaio scorso, il suo contratto da $1.94 milioni è diventato garantito, ed è stata la prima volta che Gary è stato confermato da una franchigia NBA:

“Cadi, vieni sconfitto, ti rialzi. Devi rialzarti e possono anche volerci 10 anni. Se hai davvero passione per ciò che fai e vuoi raggiungere un obiettivo che hai sempre sognato, ti rialzi in piedi e torni in pista.”

Payton in questi Playoffs ha subito una frattura al gomito in Gara 2 delle Western Conference Semifinals contro i Grizzlies, lo scorso 3 maggio. L’infortunio è stato causato da un flagrant foul di Dillon Brooks, che per questo ha ricevuto una partita di sospensione; coach Kerr ha definito quella giocata dicendo che “Brooks ha infranto le regole”, con un duro contatto del tutto non necessario. 

Nonostante il brutto fallo e le 5 settimane di stop in una fase cruciale della stagione, Gary non porta alcun rancore nei confronti di Brooks:

“Non sono arrabbiato, sono cose che capitano. Quando si arriva ai Playoffs, il gioco si fa più duro e non ci possono essere layup facili. Perciò capisco e accetto al 100% ciò che è successo: non esistono canestri facili ai Playoffs. E se il gioco si fa duro, possono esserci delle giocate dure. Io mi trovavo solo al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Dalle 3 alle 6 settimane di stop non sono poi infinite, ho dovuto star fuori e fare tanta riabilitazione, ma sono tornato.”

Raquel, sorella maggiore di Gary, gli è stata vicino e lo ha sostenuto parecchio durante lo stop. Gli ha letto dei versi della Bibbia per rincuorarlo e offrirgli sostegno morale durante quel periodo difficile. 

“Dopo l’infortunio mi ha telefonato ogni giorno, il che non è molto da lui. Gli ho detto che la sua storia e il suo destino erano contraddistinti dal mettere davanti a tutto la parola di Dio, l’etica del lavoro e la passione per il gioco. Con la costanza puoi riuscire a farcela. Abbiamo parlato ogni giorno,quando di solito parliamo non più di una volta alla settimana. Gary è una persona positiva, sprigiona energia positiva, sia nella sua vita privata che in campo.”

– Raquel Payton

Gary Payton II è riuscito a tornare in campo per Gara 2 delle Finals. Finora, è stato in campo 18 minuti in queste 4 apparizioni, in cui gli Warriors hanno ottenuto tre vittorie.

Dopo la fine di Gara 5, in tanti si sono complimentati pubblicamente con Gary Payton per la sua prestazione, e tra questi il rapper nonchè suo amico d’infanzia Too $hort, nativo di Oakland come i genitori di Gary. E nonostante Gary potrebbe non ricordarlo, i due si sono conosciuti quando lui era ancora un bambino.

“È uno di famiglia. Conosco sua madre e suo padre. Conosco lui e la sua famiglia da quando era un ragazzino. E sono davvero molto fiero di lui e di ciò che sta facendo, che sta raggiungendo per se stesso, la sua squadra e la sua carriera. Capisco perchè è così determinato: anche i suoi genitori lo sono. Sono due persone vere. Non ci siamo visti di recente, ma lo capisco.”

Too $hort, rapper

Cosa voglia dire “vincere”, Gary, lo sa in parte dell’esperienza di suo padre. Gary Payton Sr ha vinto il suo unico anello con i Miami Heat nel 2006, quando il figlio aveva 13enne. I ricordi di quella vittoria del padre sono ancora vivi nella sua memoria:

“Mi ricordo benissimo di quando eravamo a Dallas. Gli Heat avevano vinto quattro partite di fila e portato a casa il titolo in Gara 6, ed era stato magnifico. D-Wade era stato incredibile in Gara 6, e sono riusciti a farcela. A fine partita sono entrato in campo, ho pianto con mio padre e la mia famiglia. Poi siamo saliti sull’aereo, direzione Miami, e sono iniziati i festeggiamenti.”

E dopo il lungo viaggio per arrivare fino a Gara 6 delle NBA Finals 2022, The Journeyman ora spera davvero di poter ripercorrere le orme del padre e coronare il sogno di una vita. Un sogno che sembrava impossibile, e invece.