La serie si sposta a Boston sull’1-1. Gli spunti lasciati da Gara 2 e i possibili aggiustamenti delle squadre per il prosieguo della serie.

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I Golden State Warriors dovevano rispondere, dopo la scottante sconfitta in Gara 1, e l’hanno fatto. Con un terzo quarto vecchio stile, hanno evitato uno 0-2 che dopo due partite casalinghe avrebbe avuto il sapore di fallimento. Non solo hanno riportato la serie in parità, ma con il modo in cui l’hanno fatto hanno mandato un forte segnale agli avversari.

Detto ciò, Gara 2 non era certo must-win per i Boston Celtics, che hanno comunque acquisito il fattore campo con il successo nella gara d’apertura. Anche se la lezione ricevuta è stata dura, hanno spesso avuto bisogno di subire batoste nel corso di questi Playoffs, e si sono sempre rialzati da esse più forti di prima.

Dopo i precisi (e funzionanti) cambiamenti adottati da Steve Kerr prima di Gara 2, tocca ora a Ime Udoka provare a cambiare nuovamente volto alla scacchiera tattica della serie.


AAA cercasi una soluzione per il Pick&roll di Curry

La difesa dei Celtics non era finora mai andata veramente in difficoltà nel difendere una qualsiasi situazione offensiva avversaria a metà campo. È successo invece all’inizio di questa serie, contro i pick&roll contro Stephen Curry da portatore. Se Marcus Smart e Derrick White rappresentano due alternative eccellenti come difensori primari, il vero dilemma arriva quando Golden State porta un blocco e coinvolge Robert Williams III e Al Horford.

Per il momento, la decisione è stata quella di difendere in drop coverage, con il lungo posizionato qualche metro sotto il livello del blocco. Contro il miglior tiratore della storia, una scelta di questo tipo rischia di diventare un tentativo suicida. E così è stato, soprattutto all’inizio.

Dopo la pioggia di triple scatenata da Curry nel primo quarto di Gara 1, l’aggiustamento è stato quello di alzare di qualche metro la posizione di Horford, incontrando il numero 30 quasi all’altezza del blocco. Questo accorgimento ha inizialmente pagato, ma porta inevitabilmente a liberare il roll del bloccante; infatti, con il ritorno di Gary Payton II in Gara 2, questa debolezza è stata presto messa alla luce.

Ricapitolando: se difendi in drop coverage, puoi solo sperare che Curry sbagli più tiri del solito; se, invece, porti il raddoppio, o comunque alzi eccessivamente la posizione del lungo, concedi agli Warriors un 4-contro-3 che sono abituati a capitalizzare, dopo anni di esperienza. Cosa rimane a questo punto? Lo switch.

Horford e Williams non fanno parte della categoria di lunghi piantati al parquet, ma nessuno dei due (specialmente “Time Lord”, viste le recenti condizioni fisiche) è in grado di contenere efficacemente Curry sul perimetro. Tre possessi di Gara 2, in cui Golden State ha segnato 7 punti, hanno dato prova di ciò.

È chiaro dunque che Udoka non voglia dare i suoi lunghi in pasto a Curry, anche valutando il rischio di concedere troppi rimbalzi offensivi. Ma, considerando tutti i fattori, il cambio difensivo rimane probabilmente la scelta che esalta minormente i pregi dell’attacco degli Warriors.

Dai pick&roll del due volte MVP, i Dubs hanno ottenuto 1.4 punti per possesso nelle prime partite della serie, un dato che Boston deve assolutamente limare. Vedremo dunque quando, e se, Udoka deciderà di cambiare su tutti i blocchi e convivere con i risultati, sperando di far perdere ritmo e lucidità a Curry.

La difesa degli Warriors ha cambiato passo, l’attacco dei Celtics può fare lo stesso?

Nei primi tre tempi giocati nella serie, l’attacco dei Boston Celtics è sembrato in grado di creare buoni tiri con costanza, con Jayson Tatum e Jaylen Brown entrambi coinvolti e lucidi. Nel terzo quarto di Gara 2 lo scenario è cambiato, la difesa degli Warriors si è fatta molto più fisica e preparata, e l’attacco dei Celtics non ha trovato risposte.

Oltre all’inserimento di Payton, che ha dato agli Warriors un difensore perimetrale eccezionale in più, un altro aggiustamento ha fatto saltare il banco rispetto a quanto visto in Gara 1: Draymond Green è ora in marcatura su Jaylen Brown. Quest’ultimo non aveva avuto troppi problemi ad attaccare dal palleggio Klay Thompson nel corso di Gara 1, creando canestri per sé e per i suoi compagni; contro Green invece, non sembra riuscire ad avere la meglio.

Grazie al lavoro di Green e a quello di Andrew Wiggins su Tatum, gli Warriors sono riusciti a togliere l’attacco di Boston dalla sua comfort zone, fatta di drive&kick continui. Tutti i giocatori dei Celtics sono ottimi nell’attaccare i close-out e capitalizzare il vantaggio acquisito, ma solo Tatum e Brown sono capaci di creare l’iniziale vantaggio con una certa continuità. Se loro due non riescono a entrare nell’area e scaricare, il sistema offensivo va in difficoltà.

E, quando gli ingranaggi di un attacco di questo tipo si fermano, il risultato sono tiri forzati e palle perse.

Nello specifico, proprio le palle perse sono state un enorme problema per i Celtics in Gara 2, forse il più decisivo. Tatum e compagni hanno consegnato il pallone agli avversari 19 volte, di cui 15 a gioco attivo, concedendo come diretta conseguenza 33 punti agli Warriors. Golden State ha dunque segnato 1/3 dei suoi punti in contropiede, dopo una palla recuperata.

Il vizio delle palle perse, esasperato in alcune partite, sembra ormai una caratteristica propria della squadra di Udoka, ed è forse portato dalla costituzione stessa del roster. Ma contro questo avversario, e con questa posta in gioco, non se lo potranno più permettere.

Le serie equilibrate come promette di essere questa sono fatte di aggiustamenti, non solo degli allenatori ma talvolta dei giocatori stessi. Jayson Tatum su tutti dovrà adattarsi in fretta al nuovo livello di fisicità messo in campo dagli Warriors.

E, per poter entrare in area più agilmente, e dare così il via al solito movimento di palla dei Celtics, sarà fondamentale togliere il più possibile Wiggins e Green da Tatum e Brown.

Per Gara 3 e non solo, l’imperativo per l’attacco di Boston sarà ritrovare fluidità e lucidità nel penetra-e-scarica, oltre ad avere più cura del pallone. Solamente così sarà possibile una risposta a tono al blowout subito in Gara 2. Gli Warriors, dalla loro, sanno che devono continuare a difendere con fisicità e forzare palle perse, forti di una maggiore esperienza a questi livelli.