Dwyane Wade ha raccontato il modo in cui ha deciso di “fare un passo indietro” rispetto a LeBron James dopo la sconfitta alle Finals 2011

Nell’ormai lontano 2010, LeBron James si unì con Dwyane Wade (e Chris Bosh) con un obbiettivo ben preciso: dominare l’NBA per diversi anni. Gli ingredienti c’erano tutti, e LeBron e Wade erano certamente entrambi tra i cinque migliori giocatori della lega.

Eppure, il primo tentativo si è concluso con una bruciante sconfitta subita alle Finals dai Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki. Il duo dei Miami Heat ha dunque dovuto leccarsi le ferite, aggiustarsi e tornare alla carica con un assetto diverso, che ha portato due titoli nelle due stagioni successive.

Il grande cambiamento è stata la decisione di Wade di fare un passo indietro rispetto a James, e agire da secondo violino. In un’intervista ai microfoni di Shannon Sharpe, il tre volte campione NBA ha raccontato quel momento, e la conversazione con James:


Dopo un paio di settimane dalle Finals abbiamo cominciato ad avere un po’ di conversazioni, su come abbiamo perso e sul perché abbiamo perso. E tutto quello che vedevo in LeBron durante la stagione, anche se giocò una grande stagione, e anche in quel momento, era un po’ di esitazione.

Ho capito che per raggiungere il livello che volevamo raggiungere, dovevamo togliere quell’esitazione da uno dei migliori giocatori della lega, perché sapevo come poteva giocare quando non aveva quell’esitazione, quando non pensava “Ah, ho tirato due volte di fila, ora tocca a Dwyane”. Dovevamo fargli capire che non avrebbe dovuto pensarci, e noi avremmo fatto il resto. Perché quello che volevamo era vincere anelli, e per vincere anelli LeBron doveva essere se stesso.

Non potevo intralciargli la strada, non potevo lasciare che il mio ego e il mio orgoglio si mettessero in mezzo. Nel primo anno avevamo più o meno gli stessi possessi e gli stessi tiri, in quella conversazione gli dissi che non avrebbe più dovuto preoccuparsene. Mi ricordo che lui mi guardò come per dire “davvero?”.

È stata dura, perché abbiamo iniziato volendo dimostrare tutti individualmente chi eravamo, ma mi sono guardato allo specchio e ho pensato “Non è questo il motivo per cui giochi con LeBron James e Chris Bosh, non giochi con loro per far vedere il nome sulla tua schiena, giochi con loro per far vedere gli anelli sulle tue dita”