FOTO: LA Times

Questo contenuto è tratto da un articolo di Bill Plaschke per LA Times, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Opportunamente, il ricordo preferito di Bill Walton è stato un incontro con la sua sola voce. Era il mese di ottobre del 2000, il giorno precedente il 90° compleanno di John Wooden. In visita al Coach nel suo modesto condominio ad Encino, d’un tratto il telefono squillò e la segreteria telefonica entrò in funzione. Improvvisamente la stanza fu colmata da una voce familiare che cantava gioiosamente direttamente dall’altra parte del mondo: “Happy birthday to you, happy birthday to you, happy birthday from Australia.”. Wooden sorrise immediatamente: “Oh, è Bill Walton”. Gli auguri erano finiti, ma Walton aveva appena iniziato a parlare. Nonostante fosse ancora al telefono con la segreteria telefonica, aveva iniziato a raccontare del meteo e delle sue vacanze, e tutto ciò che include aspetti della vita ordinaria – e parve chiaro che non fosse sua intenzione quella di lasciare un breve messaggio. Walton era determinato ad attendere in linea fin quando Wooden non avesse percorso lentamente la sua stanza fino all’ingresso per raccogliere la cornetta del telefono. Chiamava sempre 2 volte alla settimana, e ogni volta, ad ogni chiamata, avrebbe atteso  fin quando l’anziano coach non fosse stato all’altro capo del telefono. Un semplice pensiero, che rispecchia e trasuda tutta la sua bontà. Era la pura natura di Bill Walton. Quando finalmente coach Wooden ha raggiunto il telefono, ha risposto con un caloroso sorriso: “Bill, anch’io ti voglio bene. Sì sono io, eccomi.”.


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La loro conversazione è terminata 15 minuti dopo, con Coach Wooden di ritorno alla sua sedia per spiegare il tutto. 

“Bill mi telefona due volte alla settimana, e io adoro parlare con lui. Anche se, devo ricordarlo, non sono io a condurre gran parte dei discorsi.”

Coach John Wooden

Di eterno animo gentile e tremendamente bizzarro, Bill Walton è morto lunedì all’età di 71 anni, lasciando un enorme vuoto nel mondo dello sport. Walton ha lottato contro il cancro dopo aver vinto 2 Titoli NBA, 2 NCAA Championships e aver rapito il cuore dei tifosi e degli appassionati della palla a spicchi attraverso la sua energia e la sua eccentricità lungo il corso dei suoi 22 anni di carriera in NBA e di analista e opinionista televisivo. Bill era uno spilungone che sarebbe potuto essere il miglior giocatore di college della storia – UCLA ha avuto un record di 86-4 nel corso della sua carriera alla varsity, vincendo le prime 73 partite. Un centro dominante che ha giocato ruoli fondamentali in 2 diverse franchigie vincitrici del Titolo NBA, a distanza di 9 anni – era una star dei Portland TrailBlazers nel 1977 e 6° uomo nei Boston Celtics del 1986. Ma ciò che si ricorda maggiormente è la grandezza del suo cuore. Basta verificare la straordinaria storia risalente alla primavera del 2008, quando il corpo di Walton era a pezzi dopo 39 interventi chirurgici e Bill trascorreva la maggior parte del tempo a riposare sulla schiena malandata, quasi contemplando il suicidio. Nello stesso periodo suo figlio Luke Walton stava disputando un’intensa post-season con i Los Angeles Lakers, e Bill voleva tremendamente fornirgli ispirazione. Perciò gli telefonava prima di ogni serie di Playoffs, lasciando un messaggio nella casella vocale e cercando di imitare gli avversari e il loro trash talking. Proprio così. Una volta, per i primi 4-5 minuti del messaggio vocale si era tramutato in Carmelo Anthony, che voleva distruggere i Lakers. Nei successivi minuti, invece, ha inscenato Carlos Boozer, anche lui desideroso di annientare i Lakers. Quando successivamente i Lakers hanno raggiunto le Western Conference Finals, sfidando i San Antonio Spurs, Bill ha chiamato nuovamente suo figlio Luke, provando ad inscenare ancora una volta la chiamata ed essere uno degli All-Star degli Spurs, fermandosi all’improvviso.

“Ho fatto ascoltare le registrazioni ai miei compagni di squadra, è stato davvero divertente. Ha detto di voler provare ad imitare Tim Duncan, ma Tim Duncan non fa trash talking perciò non poteva imitarlo.”

Luke Walton
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Bill Walton stava semplicemente dimostrando tutto il suo amore per il figlio Luke. E nessuno amava come Bill, in modo colorito, ricco, con i suoi occhi brillanti e il sorriso incoraggiante, a dar forza con la sua personalità, che veniva rispecchiata perfettamente dalle sue stravaganti e colorate Grateful Dead T-shirt. L’unica cosa più intrigante dell’ascoltare la sua voce durante una partita di UCLA era andarlo a osservare all’opera a bordo campo. La sua figura era delicata, ma la sua presa era forte e sicura nello stringere la mano ai presenti o dar loro una pacca sulla spalla per salutarli. Data la sua altezza era solito parlare agli altri dall’alto in basso, ma non ha mai scoraggiato nessuno, riempiendo chiunque di complimenti e incoraggiamenti allo stesso modo in cui passava il pallone in post sul parquet. Walton ha virtualmente detto a tutti i professionisti che abbia incontrato di essere il miglior scrittore e giornalista. Tutti erano il meglio per lui. I tifosi, i media, gli arbitri e ovviamente anche i giocatori. Come riportato da The Athletic, alcune delle frasi a ruota libera di Bill Walton sono state trascritte e registrate, e alcune di esse dipingevano atleti del tutto anonimi come fossero degli All-Star. Tra cui: “Fino a ieri contemplava la scoperta della gravità da parte di Sir Isaac Newton. Oggi Fabricio Oberto la sta confutando.” Oppure: “Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, non hai mai trascorso una notte a letto con i moscerini o non hai mai giocato a basket contro Taylor di Utah – #11 nella lista, #1 nel tuo cuore.”. Walton non solo parlava tramite iperboli, lui si comportava da iperbole vivente, come fosse un circo a bordo campo – una volta ricoprendosi di sporco, un’altra mangiando un cupcake con una candelina accesa sopra, oppure indossando una t-shirt delle sue. Era stravagante, dirompente, spettacolare. Nonostante la sua grandezza durante la carriera da atleta, sarà comunque ricordato come un elettrizzante conduttore e telecronista. Lo si onorerà con tutto il cuore. 

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Un paio di anni fa eravamo alla cerimonia annuale per l’introduzione alla California Sports Hall of Fame, Walton si è avvicinato alla mia famiglia e senza saperlo mi diede il La per il discorso. Come molti sanno, Walton ha affrontato problemi di balbuzie da adulto, e ho affrontato lo stesso problema in prima persona, ispirandomi all’estrema fiducia con cui Bill conduceva i suoi discorsi. Non è mai stato ringraziato per tutto ciò. Mentre lui era costantemente grato. Il suo stile di vita può essere riscontrato nel titolo di documentario del 2023 di ESPN sulla sua vita: “The Luckiest Guy in the World”. Con un’eccezione: non era lui ad essere fortunato, lo eravamo noi.