La stagione dei Dallas Mavericks si è conclusa prematuramente con l’undicesimo posto ad ovest e la conseguente eliminazione da qualsiasi pretesa di post-season, ma non tutto il male vien per nuocere: perdendo (di proposito) le ultime due partite, si sono assicurati la scelta numero 10 al Draft 2023.
E proprio nella Draft night di giovedì scorso, come avevamo spiegato su queste pagine, i Mavs si sono mossi alla grande. E ora? Proviamo a farcene un’idea.
Problemi e necessità
Proprio poche ore prima del Draft, in un’apparizione su una radio locale, Mark Cuban, tra le varie cose, ha parlato di come la squadra abbia la necessità di risolvere due problemi importanti in vista della stagione: la difesa e i rimbalzi. E andando a vedere i dati (NB: si riferiscono tutti all’arco di tempo che va dal debutto di Irving in maglia Mavs alla fine della stagione, a meno che non venga riportato altrimenti), viene difficile dargli contro.
Per Cleaning The Glass, i Mavericks hanno registrato un defensive rating di 119.4, 25esimo dato nella lega, mentre a rimbalzo si collocano ultimissimi per OREB% (metrica che calcola la percentuale dei rimbalzi offensivi presi in attacco dopo tiri sbagliati) e 17esimi per lo stesso dato sul lato difensivo. Il front office, insomma, sembra pienamente cosciente dei limiti della squadra.
Andando ad approfondire, sono evidenti i problemi di difesa del ferro e del pitturato, con Dallas che risulta nuovamente tra le ultime sia per percentuali concesse (27simo dato della lega, con il 69.8%), sia per punti subiti nel pitturato (22esimo, 53.3 punti a partita). Pare quindi necessaria l’aggiunta di un protettore del ferro di livello e più in generale di giocatori che siano più improntati alla difesa, vista anche la mancanza di un wing defender che si possa accoppiare con giocatori di taglia più grossa; sia Bullock che Green, i due migliori difensori sulla palla dopo la partenza di Finney-Smith, sono troppo piccoli per poter tenere giocatori come KD, Zion, Kawhi, LeBron ed altre ali che i Mavs si troveranno sulla strada per la corsa al titolo.
Oltre a questo, Dallas ha anche la necessità di ringiovanirsi (sono la settima squadra più vecchia della lega per età media) e guadagnare atletismo, cercando innanzitutto di migliorare la difesa in transizione (tra le peggiori 5 della lega con 119.4 punti concessi ogni 100 possessi) e di avvicinarsi all’evoluzione del gioco che negli ultimi anni sta portando le squadre ad alzare il ritmo, con i Mavs che invece si ritrovano spesso nel fondo della classifica per pace (nonostante questo aspetto non cambierà mai radicalmente, considerato lo stile prediletto da Doncic, è lecito asapettarsi una spinta in quella direzione).
La situazione attuale
Ripartiamo proprio dal Draft di settimana scorsa. Arriva il momento della scelta numero 10, che però Dallas manda a Oklahoma City assieme al contratto di Bertans per una traded player exception pari al suo contratto e la scelta numero 12, con cui il front office decide di puntare su Dereck Lively II, lungo in uscita da Duke; in prospettiva, dovrebbe essere il centro futuro della franchigia, vista la scelta in lottery spesa per selezionarlo e le speranze di sviluppare un protettore del ferro di alto livello nei prossimi anni.
Non finisce qui: con parte della TPE appena ottenuta, i Mavericks rientrano nel Draft, accollandosi il contratto di Richaun Holmes, aiutando Sacramento a liberare spazio salariale, in cambio della scelta numero 24 con cui verrà poi selezionato Olivier-Maxence Prosper, ala di 2.03m con qualità da 3&D moderno e alto upside difensivo, che ha fatto registrare ottimi valori atletici alla Draft Combine.
Dunque, oltre ad aver scambiato per un lungo e aver scelto due giocatori che almeno in parte vanno immediatamente a coprire alcune delle necessità della squadra, il front office si è anche aperto la strada alla possibilità di avere la non tax payer mid level exception da poco più di 12 milioni e la bi-annual exception da circa 5 milioni, liberandosi di Bertans, potendo quindi arrivare a free agent che prima sembravano fuori portata.
Tutto, però, dipende dal futuro di Kyrie Irving, priorità per la franchigia, che lavora con l’ottimismo di rifirmarlo, viste anche le recenti voci che parlano dei Mavs come unica pretendente seria per il giocatore. Immaginando quindi che Kyrie ri-firmi con un contratto da quattro anni al massimo e che si rinunci alla possiblità di ri-firmare Christian Wood, questa sarebbe la situazione salariale:
Come si può vedere, in questo caso Dallas avrebbe circa 11 milioni da spendere prima di raggiungere il primo apron, con quattro posti a roster liberi; ciò vorrebbe dire che non sarebbe possibile usare tutta la non tax payer mid level exception, che verrebbe negata, così come la bi-annual exception, in caso di superamento dell’apron.
Bisognerà quindi cercare di convincere Irving ad accettare uno sconto oppure liberarsi di altri contratti. In ogni caso, per quanto non sia impossibile, si tratta di un compito non facile, che il front officesi sta preparando ad affrontare.
Le possibilità
Partiamo innanzitutto da quella più insistente: DeAndre Ayton. Come già detto, i Mavericks hanno già messo parzialmente una pezza sulla questione lunghi draftandone uno e scambiando per Holmes, ma difficlmente una squadra che vuole contendere può affidarsi ad un rookie, mentre l’ex Sacramento offre ben poche soluzioni dal lato difensivo. Secondo Marc Stein, proprio Holmes si vocifera sia stato discusso in un pacchetto che manderebbe lui e Hardaway Jr a Phoenix in cambio di Ayton.
Una trade del genere vorrebbe dire rischiare di chiudere la strada allo sviluppo di Lively, ma allo stesso tempo sarebbe un buon upgrade a bassissimo costo. Lo scambio, però, sarebbe saltato perché i Mavs avrebbero voluto includere anche JaVale McGee, mentre i Suns hanno categoricamente rifiutato; senza l’inclusione del centro ex Lakers e Warriors, Dallas si ritroverebbe in entrata un contratto più oneroso di quelli in uscita, rendendo ancora più difficile l’accesso alla NTMLE.
Ponendo invece che Dallas riesca in qualche modo ad arrivare a questa exception, i nomi più gettonati per la free agency di Dallas potrebbero essere:
- Bruce Brown, che di recente ha rifiutato la player option presente nel suo contratto per diventare unrestricted free agent;
- Grant Williams, in uscita da Boston, che, nonostante sembri puntare ad un contratto più remunerativo, potrebbe essere convinto dal suo agente (lo stesso di Doncic) ad accettare meno soldi nell’immediato; oppure potrebbe arrivare via sign and trade;
- Dillon Brooks, che oltre a Dallas ha in Milwaukee e Houston le altre possibile destinazioni.
Tutti e tre i profili sono giocatori con esperienza, che andrebbero ad alzare il livello della squadra su entrambi i lati del campo, garantendo opzioni più giovani e versatili di Bullock e Kleber, che nelle ultime stagioni si sono ritrovati a portare più responsabilità di quelle che dovrebbero in una squadra che punta al titolo.
La lista dei Mavs, però, non si ferma qui. Ecco una serie di possibili alternative, tra veterani e giovani scommesse:
- Harrison Barnes, il suo ritorno sembra improbabile ma non è da escludere; garantirebbe una buona opzione per allungare le rotazioni sulle ali, inoltre ha già giocato con Doncic e conosce l’ambiente;
- Cam Reddish, non è ben chiaro cosa Portland voglia fare con lui ma in caso lo scaricassero i Mavs potrebbero essere una buona occasione di “redimersi”, nella squadra che lo ha (ufficiosamente) scelto al Draft;
- Matisse Thybulle, anche lui da Portland, difensivamente sarebbe un netto miglioramento, mentre in attacco potrebbe essere nascosto dal talento offensivo di cui Dallas dispone;
- Mason Plumlee potrebbe essere un buon centro a basso costo da mettere in campo per dividersi i minuti con chi rimarrà nel reparto lunghi, mentre Lively si adatta al salto dal college all’NBA.
Oltre ai giocatori in entrata, saranno da monitorare le situazioni di Reggie Bullock e Tim Hadaway Jr: visti i contratti e la crescita di Josh Green e Jaden Hardy, sono i più indicati a salutare la squadra nelle prossime settimane.