Quarti di finale dell’In-Season Tournament: qualche veloce appunto sui fattori chiave della partita tra Sacramento Kings e New Orleans Pelicans

Stanotte si entrerà finalmente nel vivo dell’In-Season Tournament, con i quarti di finale. E’ una cosa totalmente nuova, a cui non siamo abituati, ma l’obiettivo delle squadre, così come le regole del gioco, è sempre lo stesso: vincere. In palio c’è un trofeo e una bella somma di soldi per ciascun giocatore, e le vittorie da ottenere sono solamente tre.

Trattandosi di partite secche, da dentro o fuori, è lecito quindi aspettarsi un’alta intensità di gioco e, soprattutto, dei game-plan tattici notevolmente più articolati rispetto alle semplici partite di Regular Season.

A questo proposito, parliamo del match-up tra Sacramento Kings e New Orleans Pelicans, forse non il miglior incontro, ma probabilmente quello più divertente ed affascinante dei quattro previsti. Ad affrontarsi sono due squadre giovani, organizzate e in crescita, con poca esperienza ai Playoffs ma tanto talento da mettere sul parquet.


I topic sul piano tattico saranno semplici, ma decisivi.

Kings: è necessario far muovere Zion

I Sacramento Kings hanno un attacco di “flow”, fatto di giochi codificati e movimento di palla e uomini. Sarebbe quindi inutile parlare di “mismatch hunting” nel senso tradizionale del termine. Non vedremo insomma, almeno nei primi tre quarti, De’Aaron Fox esplorare i match-up favorevoli fermando la palla e togliendo ritmo all’attacco.

Fatta questa premessa, fare lavorare Zion Williamson nella metà campo difensiva deve essere un obbligo per la squadra di Mike Brown. Zion sarà verosimilmente accoppiato a Harrison Barnes, che sarà chiamato ad attaccare in modo dinamico i suoi close-out, e i set offensivi potrebbero essere orientati a portare il 23enne a marcare altri attaccanti, facendolo difendere contro giocatori veloci che sanno tirare e mettere la palla per terra, come Fox, Monk e Huerter.

Pelicans: tiratori per punire il “muro” contro Zion

In questa metà campo, il mismatch decisivo a favore dei New Orleans Pelicans è chiarissimo: una forza della natura come Zion, in grado di spazzare via gli avversari con potenza e fisicità al ferro, contro una difesa del ferro parecchio deficitaria come quella dei Kings, solamente 25esima per percentuale concessa al ferro (68%).

Coach Brown questo lo sa meglio di chiunque altro, e, come già fatto nel secondo tempo dell’ultimo incontro tra le due squadre, tenterà di costruire un “muro” contro Williamson attraverso gli aiuti degli esterni. Non a caso, Sacramento è la terza miglior difesa per frequenza di tentativi al ferro concessi (25%). A questo punto, diventeranno fondamentali il timing degli scarichi e, ovviamente, le percentuali da tre punti. Il fresco rientro di CJ McCollum e Trey Murphy non può che aiutare.

I due jolly

Si, la sfida tattica sarà importante, ma l’esecuzione ancora di più. E ci sono due giocatori in particolare che possono spezzare il gioco e portare punti pesanti: Brandon Ingram e Malik Monk.

Contro una fase difensiva che non sarà concentrata su di lui, e che soprattutto è piuttosto ‘small’ e non ha difensori alti da mettergli addosso, Ingram può (e deve) far valere il suo skill-set di ‘Durant lite’, sia con i soliti tiri dalla media che attaccando al ferro a difesa mossa.

Monk, invece, è l’asso nella manica per eccellenza. In questo inizio di stagione il suo apporto è stato intermittente, ma ha già dimostrato la propensione a dare il meglio di sé nelle partite importanti. Per farla semplice: se i Pelicans sono pronti ad assorbire 25 o 30 punti da Fox, non lo sono altrettanto per una prestazione simile da parte dell’ex Lakers.