Troppo presto per giudicare? Forse, ma Chris Paul sembra aver già cambiato gli Warriors

Il primo impatto tra lo stile di gioco compassato e ragionato di Chris Paul e quello veloce e “istintivo” di Stephen Curry e i Golden State Warriors era una delle incognite più grandi a cui prestare attenzione ai nastri di partenza della stagione.

Sono passate due partite, e la prima impressione è…buona. Non senza qualche fisiologica difficoltà, il mix ha comunque dato buoni segni di vita e lasciato intravedere parecchie potenzialità, anche evitando di snaturare il gioco dei due principali portatori di palla.

E’ decisamente troppo presto per dare giudizi definitivi, in un senso e nell’altro, ma le sfide con Phoenix Suns e Sacramento Kings ci hanno consegnato la netta sensazione che CP3 possa essere la risposta a due problemi specifici incontrati dagli Warriors nella passata stagione.


1 – La second unit e l’inserimento di Moody e Kuminga

Non serve certo un dottore per determinare quale sia stato il problema principale nella complicata stagione 2022-23 di Golden State: il rendimento della panchina.

Con Curry in campo, la squadra viaggiava infatti a +6.6 di Net Rating, rendimento da primissimi della classe (87esimo percentile); quando però il numero 30 era seduto in panchina, il rendimento calava drasticamente (-2.0 di Net Rating in Regular Season, addirittura -14.8 ai Playoffs).

CP3 è stato acquistato proprio come cura dei problemi della panchina, con le caratteristiche perfette per mettere una pezza al problema. Risultato? So far so good. Nei 62 possessi totali di riposo concessi al numero 30, Paul ha mantenuto gli Warriors in linea di galleggiamento, con Net Rating positivo (+3.1) nonostante due avversari da Playoffs.

Il buon esito della missione non può che passare dallo sviluppo di Jonathan Kuminga e Moses Moody, chiamati a dimostrare di essere pronti per garantire un contributo di alto livello. Entrambi stanno rispondendo nel modo corretto, specialmente Moody, beneficiando della presenza del 38enne ex Suns.

2 – “Take care of the ball”

Un difetto classico degli Warriors di Steve Kerr ma estremizzato all’inverosimile durante la passata stagione è la tendenza a perdere decisamente troppi palloni. Nella Regular Season 2022-23 i Dubs hanno registrato una pessima Turnover Percentage pari a 15.8%, 29esima in NBA (meglio solo dei Rockets).

Per quanto le bocche di fuoco non manchino affatto, nel medio e lungo termine giocare così tanti possessi in meno rispetto agli avversari non può che rivelarsi decisamente deleterio. Inoltre, viene da sé che le tante palle perse banali producevano come diretta conseguenza punti facili in contropiede per gli avversari, problema che assumeva le sembianze di una montagna sempre meno scalabile nelle gare in trasferta.

Il gioco quasi di Curry, Thompson e Green, per essere efficace, deve mettere in conto il rischio di perdere qualche possesso per strada. Al netto di questo, l’aggiunta delle 3 palle perse di media di Jordan Poole non era semplicemente sostenibile. Al suo posto è arrivato CP3, il giocatore meno incline ai turnover in tutta la lega.

I numeri delle prime due partite parlano molto chiaro: 21 assist, 3 palle perse.

Le incognite rimaste

Tutto rose e fiori? Non proprio. Ci sono ancora delle domande che aspettano una risposta, per cui ci vorrà decisamente più tempo rispetto a due partite.

Sulla prima avremo diversi indizi già a partire dalla prossima settimana: come condivideranno il campo Paul e Draymond Green? D’altronde, il ruolo di floor general ricoperto da CP3 nelle prime due partite va a sostituire proprio quello classico del numero 23. I due avranno verosimilmente bisogno di un periodo di adattamento per non pestarsi i piedi nella metà campo offensiva.

Il secondo grande punto interrogativo riguarda la tenuta fisica di CP3: nonostante i 38 anni sulle spalle e una storia di infortuni chilometrica, Kerr gli sta concedendo più di 30 minuti a partita. In ottica Playoffs, la gestione delle sue energie andrà presto presa in seria considerazione.