Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.
CJ McCollum si è trovato “impantanato in una sensazione unica, mai provata in vita”, come dichiarato dalla stessa guardia dei New Orleans Pelicans giovedì scorso.
La guardia dei Pelicans si trovava in tenuta grigia nel suo patio, in mocassini. Il vento faceva tremare i rami nel giardino antistante, mentre un gruppo di uccellini cinguettava in sottofondo ad un vinile. Fiona, il cane di CJ, ogni tanto dava segni di vita con un abbaio. Nessuna partita di NOLA né alcun allenamento in vista, per mesi.
La stagione dei New Orleans Pelicans, colma d’infortuni e terminata anzitempo in uno Smoothie King Center da sold out, per mano degli Oklahoma City Thunder, vittoriosi per 123-118 nella sfida del Play-In Tournament.
“Fa tanta differenza riuscire ad arrivare ai Playoffs o meno, dopo aver affrontato un’intera Regular Season. E nonostante ciò ci stavamo preparando per tutte le partite dei Playoffs. Per noi è stavo un boccone duro da digerire: pensavamo fosse una partita alla nostra portata, sentivamo di poter vincere, eravamo preparati per farlo. Come se qualcosa per cui si era lavorato per otto mesi fosse svanito nel nulla.”
“Sono 10 anni che svolgo lo stesso lavoro quotidiano, ogni stagione, per ottenere il mio obiettivo. E non avevo mai terminato una stagione così presto. Il corpo si trova in modalità da battaglia per tutta la stagione. E poi mi ritrovo ad avere l’opportunità di riposare, e sentire tutte le problematiche e difficoltà varie affrontate durante la stagione scivolare via. Poi c’è un’altra sensazione: non dover andare ad allenarsi l’indomani. Una sensazione unica.”
Oltre che far parte del roster dei New Orleans Pelicans, CJ McCollum, 31 anni, è un marito padre e residente da due anni nella città di New Orleans, co-proprietario di un vigneto in Oregon con sua moglie, Elise, presidente della National Basketball Association, con CJ debuttante con un podcast NBA.
Durante la Stagione 2022-23 McCollum ha condiviso frangenti della sua vita dentro e fuori dal parquet, con pubblicazioni mensili su Andscape. Draymond Green, Vince Carter, Trae Young, Fred Van Vleet, James Wiseman e Josh Jackson sono solo alcuni di coloro che hanno partecipato al suo programma.
Ecco le ultime dichiarazioni, fatte a Marc J. Spears, in cui CJ McCollum ha parlato delle sue opinioni riguardo l’ardua stagione con i Pelicans, la sconfitta contro i Thunder, il suo intervento al pollice ed il problema al legamento della spalla, la stagione colma di infortuni di Zion Williamson, il recente accordo settennale tra NBA ed NBPA ed infine la sua prima post-season non partecipando ai Playoffs ed altro ancora.
“Il 3° quarto ha segnato parecchio la nostra stagione. Abbiamo perso di 15 punti nel 3° quarto, per 39-24. Si è trattato di una manciata di dettagli: qualche canestro in transizione, alcuni liberi, rimbalzi offensivi, palle perse che da cui sono scaturiti punti subiti, lungo il corso di tutta la stagione. Abbiamo lottato, ci siamo concessi una chance tramite il Play-In che poi ci è stata negata dalla vittoria di OKC. Ma è frustrante, davvero frustrante perdere e vedere che una stagione debba finire cosi, in casa ed in una partita che avremmo potuto vincere.”
“Avremmo potuto far durare la stagione un po’ di più, darci la chance di una rivincita contro la squadra contro cui abbiamo perso il 9 aprile. Ma questa stagione siamo caduti per via dei dettagli. Per non parlare di tutta la roba accaduta contro gli Houston Rockets. E neanche del fatto che fossimo avanti a Los Angeles e poi Matt Ryan ha mandato i Lakers all’overtime. In certi casi le occasioni di vittoria si assottigliano, e lo fanno ancor di più se ci sono parecchi uomini out per infortunio. In quei casi bisogna essere precisi, e non penso che fossimo il massimo da questo punto di vista in stagione, quanto meno in difesa.”
“42 punti anziché 43, 44 o 45 è la differenza tra noi fuori dai giochi oppure ancora ai Playoffs. Ma invece ne abbiamo pagato il prezzo. Abbiamo perso due volte contro gli Orlando Magic. Altre sconfitte probabilmente non le meritavamo. Ed anche alcune vittorie che, dal punto di vista del calendario, sarebbero state inattese per noi. Però penso sempre che per avere una chance di andare ai Playoffs bisogna sempre battere le squadre sotto il record di 0.500, per avere l’opportunità di vincere 45-50 partite in stagione.”
La guardia dei New Orleans Pelicans ha poi proseguito:
“Sarà così difficile non partecipare alla post-season. Ma, ad essere sincero, mi dà anche l’opportunità di osservare le cose da una prospettiva diversa, per apprezzare meglio tutto il processo che permette l’accesso ai Playoffs e la sensazione di giocarli. Per il bene del mio corpo e della mia mente ho del tempo per riposare e risistemare alcune cose, comprendere come potrò migliorarmi la prossima stagione. Dà anche tempo per riflettere ai nostri giovani, oltre che per recuperare meglio ai nostri infortunati. Molti ragazzi erano in condizione di dover forzare la mano e tornare in campo oppure continuare la riabilitazione, e adesso possono rimettersi in sesto al meglio.”
“Tutti erano scioccati e tristi dopo la sconfitta contro OKC. Abbiamo lasciato tutto sul campo, giocando al massimo delle nostre possibilità e mettendo tutto ciò che avevamo nella partita, consapevoli di giocarci un’intera stagione in una partita in cui abbiamo dato davvero tutto, corpo e mente. Eravamo abituati ad allenarci ogni giorno e poi è finita di colpo. Un messaggio rilasciato nelle interviste e poi basta. Ho mandato a casa il mio fisioterapista, dato che la stagione è finita. Vedrò i dottori tra qualche settimana per fare qualche controllo. Ma non ho alcuna fretta a tornare in campo domani. Cosa ne guadagnerei?”
“Ci sono sei mesi da ora al prossimo impegno vero e proprio, se non di più. Un’altra cosa con cui ho dovuto avere a che fare è che non so come sarà composta la squadra per l’inizio della prossima stagione. Molti dei più giovani inizieranno a sentire i cambiamenti sulla loro pelle, vedendo gli effetti delle trade. Altri ancora vedranno la loro situazione contrattuale cambiare, diventando free agent o esercitando la propria player option, o infine vedendo esercitata la team option nei propri confronti.”
“Capisco i vari cicli che ci sono nel basket e quanto volatile sia questo sport. Non è un processo infinito. Il gioco dura per sempre, ma noi giocatori no. Veniamo superati dai più giovani, diventando troppo vecchi. Il cambiamento arriva, no? E il nostro corpo ci tradisce, la squadra decide di prendere decisioni diverse e provare a cogliere altre opportunità mentre tu provi a cogliere la tua. Ho visto tutte le sfaccettature di questo gioco, so capire l’importanza di alcuni momenti e coglierli. L’importanza di costruire le relazioni giorno per giorno, i rapporti camerateschi, la chimica e tutto ciò che si crea nel corso di una stagione. Penso che quest’anno mi stessi solo provando a godere il momento. Vivere l’atmosfera attorno ai miei compagni di squadra, lo staff, vederli crescere anche solo tenendo una conversazione con loro. Per me è tutto importante.”
Il numero 3 dei New Orleans Pelicans ha inoltre parlato del suo passato, e del suo trascorso ai Portland Trail Blazers al fianco di Damian Lillard.
“Per tanto tempo io e Dame eravamo gli ultimi due rimasti a Portland. E adesso è l’unico rimasto. Ho vissuto l’importanza di un’amicizia così stretta. E comprendo quanto possa valere costruirne una nel tempo, godendosi ogni giorno insieme in spogliatoio. Le cose possono sembrare differenti, che fa sempre parte del gioco, ma ti viene voglia di abbracciare il tutto e vivere quei momenti perché non sai quanto rimarrai con questi compagni. Si rimarrà per sempre amici, pur non vedendoli più ogni giorno in spogliatoio, per strada o al ristorante.”
“La fight mode e l’armatura sono messe da parte ormai. E quindi questa è stata la stagione più difficile per me da quando faccio parte di questo gioco, sia fisicamente che mentalmente. Sia per via dei tanti infortuni che abbiamo subito, il nostro declino e l’uscita dei scena al Play-In. E nel mentre la losing streak di 10 partite, l’essere in cima alla classifica della Western Conference per poi trovarsi anche al 13° posto. Un’altalena di emozioni, ma il mio corpo mi ha sostenuto in tutto il processo. Ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità sia per giocare al meglio che per preservare il mio corpo. Ed è stato un sacrificio, un sacrificio quotidiano. Nello stile di vita, con la famiglia, fai di tutto per dare il meglio di te a questo sport.”
“Ho sempre pensato di poter giocare a basket per tanto tempo e spero di massimizzare ogni giorno, per tirare fuori il meglio del mio talento, raffinare le mie abilità e provare a migliorarmi sempre, per onorare al meglio l’impegno e, una volta terminate le mie partite, potermi guardare allo specchio e dire di aver dato tutto quanto in mio potere per giocare ed allenarmi ogni giorno al meglio in questa squadra. E non cambierei una virgola di quanto ho fatto o di come ho parato ogni singola partita in stagione.”
Durante la sua intervista ad Andscape, CJ McCollum ha parlato del suo infortunio al pollice e degli altri vari infortuni subiti.
“Il mio pollice è messo così male da aver bisogno di un intervento e ne ho avuto bisogno per tanto tempo. E non amo parlare degli infortuni, perché poi la gente può pensare che li usi come scusa. Ma di fatto ho accettato di continuare a giocare nonostante l’infortunio, accettando anche le prestazioni che venivano di conseguenza. Ho deciso io di giocare da infortunato, posso conviverci. Per un atleta è sempre importante poter compiere scelte importanti per se stessi e per la propria famiglia. Per me e la mia famiglia è stato importante comprendere che questo è stato il mio decimo anno in NBA. Siamo una buona squadra, abbiamo avuto una chance di giocarcela. I miei infortuni non avranno un impatto a lungo termine, stando alle parole del mio dottore. Perciò penso di poter giocare nonostante il dolore o disagio e vedere cosa succederà.”
“Mi fa piacere che la gente mi veda nel mio prime. Ma anche quando la gente mi vede giocare male. Non ho problemi d’insicurezza e so chi sono e quanto valgo come giocatore, conoscendo ciò di cui sono capace. Ho provato a dare il meglio di me per un’organizzazione ed una squadra che meritano ed hanno bisogno di vincere. I miei compagni ne hanno passate davvero tante, specie per via degli infortuni. L’ultima cosa che avrei voluto era vedere il nostro sogno svanire, sprecare un anno di basket così, in cui seppur non al 100% ho comunque fatto bene.”
“Non so ancora cosa provvederà la riabilitazione ma la mia dottoressa dice che dovrei operarmi immediatamente alla mano. Già tre mesi fa avevo bisogno di operarmi ma ho deciso di posporre. Ma mi farò visitare tra una settimana o poco più e non ho mai subito un intervento alla mano, quindi non so a cosa andrò incontro. Mi sono rotto un legamento della spalla, che verrà rivalutato e visitato al più presto. Mi sottoporrò ad un’altra risonanza magnetica a New York e da lì vedrò come procedere. Sperando di non aver bisogno di operarmi, ma ho comunque bisogno di tanto riposo per potermi rafforzare e migliorare.”
“Ho bisogno di riposare e recuperare, trascorrere del tempo con la mia famiglia e mettere la testa a posto. Passiamo attraverso il processo di preparazione di una stagione provando a competere ogni giorno e spesso si viene travolti dalla vita del basket NBA in termini di circolo vitale, recupero e viaggi. Ci toglie molto tempo libero e consuma molte energie del nostro corpo.”
“Ho un figlio di 15 mesi e sicuramente trascorreremo un po’ di tempo in vacanza. Sarà una lunga estate perciò credo che faremo una vacanza a maggio ed una a luglio. Non so cosa farò a breve, davvero sono incerto, ma è bello pensare che non dovrò fare nulla per un bel po’. Sincero, fare nulla, rilassarmi e poi imparare a conoscere ciò che m’interessa davvero approfondire: il vino, il commercio dei vini, il mondo dei vini in generale. Penso che andrò a selezionare nuovi vitigni, a fare passeggiate e tutte quelle azioni normali che sono così terapeutiche per la nostra mente. Voglio ritrovare le cose che mi davano gioia e pace, imparare qualcosa in più su ciò che mi sta attorno. Imparare molto più su ciò che m’interessa, cose che faranno parte della mia vita per sempre. Dal punto di vista della personalità è importantissimo, ma anche stimolante.”
“Sto procedendo verso una offseason in cui potrò dedicarmi a me stesso e prendermi cura di ciò che m’interessa per diventare un giocatore migliore. Avremo alcuni McCollum Heritage 91 Rosé in uscita nei prossimi mesi e da lì proseguiremo con altri raccolti e vini futuri.”
“Zion Williamson ha provato a tirare la corda per tornare in campo, ha subito un duro colpo e per sua e nostra sfortuna non è stato in grado di tornare in campo in tempo. Credo che sia frustrante per lui. Lo è stato certamente per i fan, per quanto lui sia forte e quanto possa valere all’interno del nostro roster.”
“Zion ha affrontato un anno davvero duro. Aveva lavorato davvero duro in estate per farsi trovare pronto, e ha dimostrato di esserlo ad inizio stagione, quando ha giocato molto bene. Ci ha aiutati ad arrivare in ottime posizioni: lui era riuscito a giocare all’All-Star Game mentre noi come squadra eravamo in testa ad Ovest. Ha tolto spesso le castagne dal fuoco per noi e poi si è infortunato, ha subito una ricaduta e non è poi più stato in grado di tornare in campo in tempo. Sono certo che sia stato frustrante per lui e per tutti i nostri tifosi. Ma purtroppo è stata una situazione delicata, una delle tante che Zion ha dovuto affrontare sin qui nella sua carriera in NBA.”
“Williamson è un guerriero. Ama i momenti clou e spero che possa viverne quanti più possibile in vita sua, specie nella post season. Spero che riusciremo a giocare molte partite ai Playoffs, specie quando anche Brandon Ingram sarà a disposizione. Non riuscire a massimizzare il nostro potenziale è stato davvero un peccato, potevamo avere una seria possibilità ai Playoffs. E giocando insieme maggiormente in Regular Season avremmo ottenuto maggior confidenza e conoscenza reciproca. Ma purtroppo per noi la stagione è finita e dovremo andare oltre, per dimenticare e migliorarci.”
“In termini di raggiungimento degli obiettivi credo che questa sia la mia peggior stagione. Ma considerando quanto abbiamo potuto giocare insieme, non solo BI, ma anche Zion che ha potuto giocare solo 29 partite, Alvarado, Larry Nance Jr., Herb. Molti ragazzi sono stati fuori causa per infortunio ed è stata davvero una sfortuna, ma altrettanti hanno avuto la loro chance di giocare, come Trey Murphy. Ci ha aiutato a scoprire tanti giocatori nel corso dell’anno. Ma, siamo arrivati a raggiungere i nostri obiettivi? No, per niente. Ed è solo la pura verità. Ma la vita a volte gioca questi brutti scherzi, in questi casi conta più come si reagisce.”
“Molta gente ha lavorato duro nel corso dei due anni da cui sono a NOLA, cercando di trovare il modo di migliorare il nostro gioco, il nostro modo di reagire ai passivi, di rendere il nostro gioco migliore e farci dialogare in campo e fuori, per capire cosa sia il meglio per noi, la nostra squadra, la città ed i tifosi.”
“Anche se siamo d’accordo nei principi, il nostro obiettivo non è stato del tutto raggiunto. Ci sono ancora cose che possono essere migliorate e perfezionate, e dobbiamo affrontarle collettivamente. Abbiamo ancora alcuni piani d’azione prima che tutto venga ratificato sia dai giocatori che dai governatori della lega. Sono felice che il processo stia andando avanti, dei risultati ottenuti e che otterremo. Basketball Related Income, Team Audits, tornei a stagione in corso, investimenti sulla NBPA e nei fondi di equità privata.”
“Per volere della legge la NBPA potrà investire in fondi di equità privati che possiedono molte squadre NBA e la questione della CBA verrà risolta. Ci sono alcune vittorie importanti su questo tavolo, alcune grandi cose che sono state portate a compimento fuori dal campo. Si negozia per due anni e si anno molti grattacapi. Si ottengono risultati ma l’intera vicenda non viene dipinta per come essa sia.”
“Si parla di crescita generazionale e comprendere come continuare a permettere la crescita dei giocatori in futuro. E guardando a molti governatori NBA ed al successo che hanno avuto dai loro investimenti sul basket e sulle squadre, ammiro il loro impegno messo in mostra per allargare ancora il business. E questa è la versatilità e capacità d’investire che vorrei si potesse raggiungere.”
“Non solo ciò che possa provvedere a piattaforme, ma vere e proprie risorse per i giocatori. E dietro tutta questa schiera di milionari c’è un vero e proprio segno del nostro successo? Ciò aiuta molto noi giocatori. Ci serve poter continuare a fare le cose per come le facevamo per poter massimizzare il nostro potenziale, le nostre vite e le nostre carriere. Le relazioni sono importanti, ma anche ciò che si fa coi propri soldi è molto importante per il proprio futuro e della propria famiglia.”
“Il gioco è cambiato parecchio. Osservando già gli amatori: lo sono davvero? Personalmente ero favorevole quando si parlava di accelerare l’ingresso in NBA dei giovani, specie se non riuscivano ad integrarsi al college o nella high school. Si tratta di un disservizio alla nostra comunità, specie alla comunità afroamericana che non ha avuto la possibilità di raggiungere i livelli di professionismo tanto facilmente. Ma adesso i giovani che meritano di andare in NBA vengono già pagati al college e alla high school.”
“Oggi a 16, 17, 18 anni si nota l’effetto della fama.. I migliori giocatori della nazione vengono pagati a sei o sette cifre, a seconda della posizione nel Draft che ci si attende. Ed è molto più di quanto guadagna un giocatore scelto nelle ultime pick. L’NBA ha probabilmente tenuto d’occhio questa situazione per migliorarla. Ci sono comunque tanti giocatori che arriverebbero in NBA troppo deboli fisicamente o mentalmente, perciò serve un’istruzione adeguata.”
“Dobbiamo necessariamente cambiarlo ed avrà un impatto in positivo? Non sono sicuro di quale sia la risposta, ma sono contento della decisione presa, perché adesso i giocatori meritevoli di giocare in NBA vengono compensati adeguatamente, avendo la possibilità di provvedere alle loro famiglie e massimizzare i propri guadagni sin dalla giovane età.”
“Bronny James è a circa 7 milioni e mezzo di dollari in NIL (Name, Image, Likeness)? La Bayou Barbie (la LSU star femminile Angel Reese) è a $1.3 milioni. E c’è anche Arch Manning, il quarterback alla New Orleans Newman High School. Questi ragazzi si trovano alla high school e hanno già valutazioni multimilionarie. Il figlio di Carlos Boozer, Cameron, diventerà milionario se andrà al college. E potrebbe esserlo a 17 anni.”
“La situazione è cambiata, ed è una cosa positiva per il nostro sport. E l’altro aspetto da migliorare è che l’istruzione di questi ragazzi deve andare di pari passo col loro diventare multimilionari. Si tratta di un periodo davvero importante in cui bisogna insegnare loro come amministrare il denaro, come investirlo, come condurre i colloqui sul lavoro, come fare controlli sui precedenti dei candidati. Sarà una generazione di milionari.”
“Non sono cresciuto con molti soldi. La mia famiglia non aveva grossi introiti. Perciò l’istruzione è stata una grossa componente e sia che si andasse al college o meno, sia che si andasse a giocare in G League o in Australia, erano tutti sacrifici fondamentali. Dico tutto questo perché per fare soldi attraverso lo sport bisogna essere preparati professionalmente.”
“In quest’intervista ho voluto esprimere il mio punto di vista sulla stagione appena trascorsa. La vita di un giocatore NBA con i suoi alti e bassi, poiché non è mai una linea retta, né troppo liscia. Nulla è davvero sempre perfetto, e credo che ciò valga per la vita in generale. Ci sono battaglie e test che si affrontano, imparando da essi ad essere una persona migliore. E penso che il carattere si costruisca maggiormente grazie ai traumi e gli ostacoli che si incontrano in vita.”
“E lo stesso vale nello sport. Accresci il tuo carattere, impari ad apprezzare la vita quotidiana. Quando stai bene e poi hai problemi di salute finisci a non dare tutto per scontato. Lo stesso vale per la vita quotidiana, quando si assistono parenti e amici in sofferenza e malattia. Come il non andare ai Playoffs e cose simili, credo sia un bene per la mente poterle elaborare in modo da poter reagire ed andare avanti. E se si assimila qualcosa, imparando, si può utilizzare come motivazione futura, un grandissimo strumento da usare. Perciò sono grato a tutti gli ostacoli che mi si sono posti in carriera e in questa stagione, con la voglia di andare avanti e migliorare.”