Tre spunti dalla super sfida tra Cavaliers e Thunder

Non era l’ennesima sfida tra LeBron James e Stephen Curry, non c’erano Lakers o Celtics in campo, non era una partita con una posta in palio particolarmente alta. Eppure Cleveland Cavaliers e Oklahoma City Thunder ci hanno offerto il miglior spettacolo della stagione.

Il timing è stato perfetto. I Cavs erano reduci da 10 vittorie consecutive, i Thunder addirittura da 15. Il match non ha deluso, con 48 minuti di altissima intensità. Alla fine l’ha spuntata Cleveland, forte anche del pubblico di casa e dell’assenza di due giocatori chiave come Holmgren e Caruso tra le file degli avversari.

Ma quando una gara di Regular Season regala così tanti spunti, il risultato passa quasi in secondo piano.

Mobley e Allen hanno sbloccato l’attacco dei Cavs

Negli ultimi due mesi i Thunder avevano subito almeno 110 punti solamente tre volte, contro Mavs, Rockets e Pacers. Ieri notte i Cavs, nonostante il 3 su 16 dal campo di Donovan Mitchell, ne hanno segnati 129. Dati alla mano, il loro attacco è il migliore in assoluto, dopo essersi piazzato solamente 18esimo un anno fa.

Tutti conoscono lo straordinario talento di Spida e del ritrovato Darius Garland, ma una differenza così importante non può essere dovuta semplicemente a loro due. La crescita esponenziale dell’efficacia offensiva passa soprattutto dai due lunghi: Evan Mobley e Jarrett Allen.

Fino alla passata stagione, in un sistema piuttosto statico che prevedeva quasi unicamente Pick&Roll alti, i due ricevevano la patata bollente in mano nelle situazioni di short roll senza avere le idee chiare su come gestirla. Non li aiutavano certo i tiratori pronti sugli scarichi, spesso vittime di percentuali molto ondivaghe.

Kenny Atkinson ha cambiato identità all’attacco di Cleveland. La maggior parte dei possessi si risolve nei primi 10 secondi di azione, e il playbook è molto più diversificato. Mobley, in particolare, è più coinvolto direttamente, con diverse uscite dai blocchi studiate appositamente per lui. Non è un caso che risulti molto più aggressivo, non è un caso che la sua produzione realizzativa sia salita di quasi 3 punti di media a partita.

Oggi il sistema offensivo dei Cavs è caratterizzato dal movimento di palla e uomini e dalla velocità nel prendere le decisioni corrette da parte di tutti i protagonisti. Atkinson ha fatto tesoro dei tre anni passati a San Francisco alla corte di Steve Kerr.

I Thunder sono la solidità fatta a squadra di basket

Provate a guardare una partita di OKC senza controllare il punteggio. Al tentativo di azzeccarlo, vi accorgerete che le difficoltà che avete percepito sono più grandi di quelle reali. Anche quando non giocano al 100%, anche quando non tirano bene dal perimetro, riescono sempre a rimanere a galla. Sono poco appariscenti, ma estremamente solidi.

Il primo motivo è una difesa sostanzialmente priva di difetti. Tutti i principali giocatori di rotazione sono difensori sopra la media, caratteristica che forse solo i Boston Celtics riescono a pareggiare in NBA. Entrare in palleggio nel pitturato di OKC è un vero e proprio inferno, e quando l’attacco prova a punire gli stunt con dei tagli si attiva anche l’aiuto perfetto della seconda linea. I Thunder sono secondi per percentuale concessa al ferro (61%) e primi per percentuale di palle perse provocate (18.7%).

Considerando che mancano ancora all’appello uno dei migliori difensori perimetrali e uno dei migliori rim protector in NBA, la situazione diventa piuttosto spaventosa per chiunque ambisca a batterli ai Playoff. Quella di Daigneault è una di quelle difese che non si limita a reagire agli attacchi, ma piuttosto li porta esattamente dove vuole lei.

Il secondo motivo è, ovviamente, Shai-Gilgeous Alexander. Il livello celestiale raggiunto dall’ex Clippers nell’ultimo anno e mezzo è sotto gli occhi di tutti, ma ciò che sorprende maggiormente è il come lo ha raggiunto, in totale controtendenza con il resto della lega. Shai non domina attraverso pull-up da 9 metri o con penetrazioni a 200 km/h verso il ferro; punisce gli avversari utilizzando cambi di ritmo unici, che spesso inducono il marcatore al fallo o all’errore. Quando poi tiri con il 51% dal mid-range viene tutto più semplice.

La chiave della partita: la difesa a zona dei Cavs

La variabile tattica decisiva per Cleveland nei momenti decisivi del match è stata la difesa a zona. Nel quarto quarto Coach Atkinson ha deciso di utilizzare una zona 2-3, con Garland e Strus nella prima linea e Mitchell, Allen e Mobley nella seconda linea.

L’obiettivo era probabilmente quello di togliere a Shai la possibilità di attaccare nelle sue zone preferite scegliendosi il difensore a lui più gradito, ed è stato raggiunto. Il punto debole della zona 2-3 sono le triple above-the-break (tutti i tiri da 3 punti non presi dagli angoli), che però i Thunder convertono con appena il 34.5% in stagione.

Su 12 possessi contro la difesa a zona nel quarto quarto, OKC ha ottenuto 3 palle perse e 4 canestri su 9 conclusioni.


La buona notizia è che per la rivincita è sufficiente attendere una settimana. Nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17 Thunder e Cavs giocheranno nuovamente contro, stavolta a Loud City.