Boston in Gara 2 si è ancora una volta sgretolata nel clutch time, e ora è sotto 0-2 contro i Miami Heat. Con la serie che si sposta in Florida.

FOTO: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith P Smith per Celtics Blog, tradotto in italiano da Stefano Tedeschi per Around the Game.


Dopo il tracollo dei Boston Celtics contro i Miami Heat in entrambe le gare di apertura della serie al TD Garden, ecco dieci punti-chiave da analizzare, in ordine di urgenza, per il team di coach Mazzulla. 


Punto primo, Miami è stata superiore a Boston nell’esecuzione, nell’intelligenza cestistica e nell’effort messo in campo. Gli Heat sono stati più rapidi sulla palla ed è sembrato che la loro fame di vittoria fosse decisamente superiore. Ma a parte questo, la vera differenza è stata nell’esecuzione, dove Miami si è dimostrata di livello decisamente superiore, con un Erik Spoelstra dominante su Joe Mazzulla nel disegnare gli schemi sia difensivi che offensivi per i propri giocatori.

Secondo punto, i Celtics sono crollati (ancora) nel clutch time, soprattutto dal punto di vista offensivo, tirando 1/7 dal campo nei cinque minuti finali e commettendo tre palle perse. In tutto il quarto periodo Boston ha tirato 7/18 con quattro turnovers: un disastro, ancora.

Terzo punto: Jaylen Brown ha disputato una partita disastrosa. Con 7/23 al tiro, non è mai stato in grado di prendere ritmo e al solito ha forzato diverse conclusioni, cercando di accendersi, ma stavolta senza riuscirci. Brown, poi, è stato deleterio anche in difesa, tra mancate rotazioni, aiuti tardivi, tagli persi, canestri facili concessi agli Heat da dentro il pitturato e tante letture poco tempestive. Ad un certo punto, pure Marcus Smart e Al Horford ne sono rimasti irritati. Possiamo definirla tranquillamente come la peggior prestazione di Jaylen Brown in questi Playoffs, senza dubbio. E forse in tutta la sua carriera.

Altro punto, Mazzulla ha scelto di chiudere la partita con Horford e Smart in campo, nonostante un complessivo 3/10 dal campo e 1/6 da tre punti. Nel post-partita il coach dei Celtics si è difeso dicendo che ha avuto fiducia nei propri veterani e per certi versi può essere comprensibile; tuttavia, Robert Williams, dopo un inizio in salita, stava disputando un’ottima partita sui due lati del campo, così come Derrick White. Credo che loro due sarebbero dovuti essere in campo nei momenti decisivi al posto di Horford e Smart.

Quinta considerazione, Miami ha giocato tutto il quarto periodo in matchup zone come schema difensivo. Apparentemente una difesa a zona 3-2 che poi si muoveva come una 4-1, con Bam Adebayo a coprire il pitturato e i quattro restanti giocatori a difendere sul perimetro (nel momento in cui il pallone si spostava su un lato, il difensore dall’altra parte del campo accorciava). L’esecuzione è stata eccellente e Boston non ha mai compreso come attaccare la zona. Anziché mantenere la calma e lavorare sugli spazi a disposizione, i Celtics hanno continuato a penetrare e affrettare conclusioni, ottenendo solo palle perse e tiri forzati, e mostrando la mancanza di una guardia con affidabili doti di playmaking in grado di guidare l’attacco nei Playoffs.

Al sesto posto possiamo collocare la scarsità nella difesa sui giocatori lontani dalla palla di Boston. Oltre a Brown, anche White in tre occasioni si è perso Duncan Robinson, concedendogli tre facili layup (due sono stati realizzati, il terzo ne ha generato uno scarico).

Inoltre, Max Strus, che è molto abile nel lavorare sugli angoli dei tagli, si è spesso liberato facilmente di Smart e Brogdon, e la conseguenza di questi sbandamenti difensivi è stata che Horford e Williams si sono trovati spesso a dover chiudere in aiuto, lasciando Bam libero di concludere vicino al ferro.

Difficilmente quest’anno avevamo visto Boston combinare tanti disastri dal punto di vista difensivo, tant’è che è difficile trovare un singolo capro espiatorio e nemmeno si può dire che non abbiano mostrato impegno. E’ stata, si può dire, una vera sconfitta tecnica e una mancanza di capacità di concentrazione sulla fase difensiva. 

Altro punto? I rimbalzi. Miami ha conquistato 11 rimbalzi offensivi, inclusi alcuni decisivi nei momenti finali del match (quello di Adebayo nel finale in primis). Ancora una volta in questa stagione, Boston non è stata in grado di concludere stabilmente la fase difensiva con il recupero del possesso.

Prossima “colpa”, come spesso è accaduto in stagione: le palle perse, il solito problema. Complessivamente sono state 15 in Gara 2 per i Celtics, di cui 9 con la palla “viva”, generando facili canestri in transizione per Miami.

Il penultimo punto è dedicato – e non potrebbe essere altrimenti – a Grant Williams. Ebbene sì, Grant è andato a stuzzicare Jimmy Butler… forse, non una grande idea. Tuttavia Butler dopo il gesto di sfida di Williams ha portato a casa un 3-6 al tiro con una palla persa: sostanzialmente, quello che avrebbe comunque fatto Jimmy in un quarto periodo di una gara di questo tipo, no? Non si è trasformato in Michael Jordan mettendone 20 in 6 minuti, ha semplicemente fatto quello che ci si aspetta da lui.

Nonostante la narrativa racconti di un “poke the bear” da parte di Grant, in realtà non è stato esattamente così. Almeno il giocatore dei Celtics ha portato un po’ di agonismo tra i suoi compagni e come abbiamo visto i motivi della sconfitta sono stati ben altri.

Ultimo e decimo punto, Jayson Tatum ha avuto un disastroso quarto periodo. Un altro. Solo 3 tiri dal campo tentati, e tutti falliti, conditi da 2 palle perse. Non si può dire che sia stato completamente non coinvolto, avendo comunque mandato a referto 3 assist con Miami che lo ha spesso raddoppiato, ma certamente da lui ci aspettiamo di più. Deve trovare il modo di prendersi i suoi tiri, e probabilmente quello che gli sta mancando più di tutto è l’aiuto del coach e in parte dei suoi compagni.

Peraltro, il tabellino totale di JT recita 34 punti, 13 rimbalzi e 5 assist. Quindi, anche riconoscendo che Tatum debba trovare il modo di essere incisivo nel quarto periodo, la gravità di questa mancanza è gerarchicamente (molto) inferiore rispetto a quelle sopra elencate.

Quel che importa, ora, è che Gara 3 sarà la partita dell’anno per Boston. I Celtics si giocano l’intera stagione, o quasi. Sappiamo che dallo 0-3 non ci sarebbe ritorno: nella storia dell’NBA solo 9 squadre hanno vinto l’anello dopo essere state sotto 0-2 in una serie Playoffs, e solo una lo ha fatto dopo aver perso le prime due in casa; molto difficile, dunque, ma non “impossibile” come rimontare da 0-3, impresa mai riuscita a nessuno.