I compagni e l’organizzazione hanno protetto la privacy di Andrew Wiggins, che ha parlato della sua situazione con Andscape.

Foto: NBA.com

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Fabrizio Riposati per Around the Game.


Se Andrew Wiggins avesse avuto scelta, avrebbe voluto giocare a basket senza tutte queste attenzioni. Eppure la perdita dell’anonimato e della privacy è solo una parte di quello a cui si rinuncia quando si firma un contratto multimilionario in NBA.


“Vorresti tenere parte della tua vita privata, ma è difficile, perché sei sempre sotto i riflettori”, ha detto Wiggins a Andscape dopo la sconfitta dei Warriors per 126-123 in Gara 1 del primo turno della serie playoff contro i Kings. “E non c’è niente che tu possa fare in merito. È così che funziona, immagino. Arrivi ad un certo livello e tutto smette di essere privato.”

Wiggins in settimana è tornato in azione per la prima volta dal 13 febbraio, contro i Washington Wizards. Il nativo di Toronto ha saltato due mesi per questioni personali riguardanti la malattia di un familiare.

Al ritorno, ha messo a segno 17 punti con un 7/16 al tiro e 4 stoppate in 28 minuti dalla panchina contro Sacramento. Wiggins, d’altra parte, ha anche sbagliato la tripla della vittoria nei secondi finali e ha fallito sette triple totali. Coach Steve Kerr, comunque, ha detto che la squadra si è sentita “unita” con il suo ritorno. “Mentalmente sto bene. Sono in forma,” ha detto Wiggins. “Non sono mai stato uno che gioca senza mettere tutta la concentrazione nella partita. Cerco di essere sempre concentrato al massimo. Quello che mi è mancato di più è stata la competizione, andare in campo con la squadra e giocare in un ambiente come questo. I fan ci sono. La partita è punto a punto. Questi sono i Playoffs.”

Stephen Curry si è espresso così: ”Andrew è una parte importante del gruppo. Quando inizi la stagione, vuoi essere più in salute possibile perché è così che i pezzi devono incastrarsi. Non lo abbiamo avuto a disposizione per lungo tempo e abbiamo cercato di tenere botta. Adesso siamo di nuovo al completo.”

Wiggins ha dichiarato che mentre era via ha guardato tutte le partite degli Warriors che ha potuto, si è allenato al tiro e in palestra. È ritornato ad allenarsi a San Francisco il 4 aprile, dopo un’assenza durata 51 giorni, e non ha giocato le ultime due partite di Regular Season per prepararsi alla serie contro i Kings.

Wiggins racconta di aver apprezzato molto la pazienza dell’organizzazione e il supporto dei suoi compagni, mentre era via.

“Mi sento di essere stato molto fortunato a fare parte di questa organizzazione, e apprezzo moltissimo tutto il tempo che mi hanno dato per occuparmi della mia famiglia. Nessuno li ha costretti a farlo, eppure lo hanno fatto. E non mi hanno mai messo fretta per il ritorno. È stata una mia decisione quella di tornare, e questo la dice lunga sull’organizzazione. Dal profondo del mio cuore, ognuno qui dentro ci tiene. L’intera organizzazione ci tiene. Ci sono un sacco di persone per bene là fuori. Non lo dimenticherò mai. Molte squadre non lo fanno, perciò sarò per sempre grato.”

Dopo Gara 1, tutti gli altri quattro titolari degli Warriors hanno parlato del bene che vogliono a Wiggins dentro e fuori dal campo, e del rispetto che hanno per la sua privacy. Kevon Looney ha detto a Andscape che i giocatori degli Warriors “non hanno mai messo in dubbio” la presenza di Wiggins.

“Conosco Wiggins dall’high school. So com’è fatto e so quanto ama il basket. Lui non salta le partite. Lo prende molto seriamente. Si prende cura del suo corpo. Quindi se ha deciso di tirarsi indietro, era una cosa seria. Sappiamo che è una persona molto riservata e boi vogliamo solo supportarlo, perché sappiamo che se ci trovassimo in quella situazione vorremmo che accadesse la stessa cosa. È un campione. Sappiamo che è così. Nessuno può mettere in dubbio questo. Sappiamo com’è fatto e di cosa è fatto. Stiamo cercando di stargli vicino ed esserci per lui. È molto importante quello che la nostra franchigia ha fatto, non si vede spesso. Tutto prima o poi si viene a sapere, per questo credo che sia stato bello vedere questa situazione rimanere privata.”

Klay Thompson ha detto che gli Warriors hanno mantenuto privata la situazione familiare di Wiggins “perché ci rispettiamo l’un l’altro”.

“Nessuno ‘fa la spia’ su certe questioni personali. Sarebbe un colpo basso. Da uomo a uomo, non credo ci sia nulla di più basso di fare gossip sulla vita privata di qualcuno. Non è bello. Lasciatelo ai tabloid.”

Draymond Green invece si è espresso così:

”Ero molto felice di vedere che la situazione fosse rimasta privata. Inizialmente, nessuno di noi sapeva nulla. Forse per una settimana. Poi, io e Steph lo abbiamo saputo, e mantenere la cosa segreta a tutti è stato speciale, soprattutto per la sua fiducia.”

Draymond è uno dei giocatori più schietti dentro e fuori dal campo, ha un suo podcast e un secondo lavoro come basketball analyst per Turner Sports. Al contrario, Wiggins è uno dei giocatori più privati e tranquilli dell’NBA, è poco presente sui social e sta alla larga dai riflettori. Ciò nonostante, ha capito di aver perso il suo anonimato un paio di stagioni dopo essere diventato un giocatore NBA:

“Devi stare attento a ciò che dici, a cosa fai, con chi parli. Devi essere molto sveglio. Ci sono persone con telefonini e camere sempre in agguato. Quindi devi stare sempre all’erta e fare la cosa giusta. Qualsiasi cosa faccia, so che alcune finiranno sui giornali.”

Ora, per battere i Kings e provare a tornare alle Finals, gli Warriors sanno che servirà una grande post-season di Wiggins. Dopo aver tolto la ruggine, la sua crescita è iniziata da Gara 2. “È stata la mia prima partita dopo un po’ di tempo”, ha detto Wiggins dopo Gara 1. “Da qui la strada è verso la vetta”.