
Quando si parla di Bronny James, si parla anche e soprattutto di papà LeBron James. La lista di squadre interessate al giovane non è filtrabile, probabilmente tutte e 30 sarebbero disposte a “impiegare” una delle proprie pick per far entrare in casa padre e figlio, anche solo per un anno – il primo, probabilmente, a prezzo scontato. Ovviamente non è così semplice: Rich Paul, CEO di Klutch Sports e rappresentante dei James, farà di tutto per far arrivare il proprio cliente nella metà più mediatica possibile, nonché quella migliore anche per il padre sotto questo punto di vista. Che sia con “minacce”, condizioni particolari o mancati accordi preventivi, potete stare certi che difficilmente vedrete Bronny James con la canotta dei Detroit Pistons in pieno rebuilding – figuratevi LeBron. Abbiamo già parlato QUI di come le mete predilette siano, stando a Shams Charania, Phoenix Suns e ovviamente Los Angeles Lakers, e di come per tutte le altre le condizioni dettate da Klutch siano ben chiare: “Bronny non firmerà nessun contratto two-way, non metterà piede in G League, il suo deve essere un contratto standard, facendo parte del roster. Inoltre, l’obiettivo primario sarà quello di trovare una squadra e un progetto adatti a al figlio di LeBron, e viceversa, pur tenendo in considerazione anche i desideri del padre”. Vedete? Non è facile. Probabilmente la lista di potenziali landing spot non si riduce a due, ma servono prerequisiti ben precisi… come quelli dei Dallas Mavericks:
“I Mavericks potrebbero essere interessati a scegliere Bronny James con la 58esima scelta nel prossimo NBA Draft, riferiscono le fonti. Ma i Mavs capiscono anche che sia estremamente complicato che James sia ancora disponibile a quel punto.”
– Marc Stein
La squadra è competitiva, reduce da una run alle NBA Finals e con margini di miglioramento, ha una giovane superstar molto mediatica come Luka Doncic e un grande amico di LeBron (anche lui fra i più amati sui social media NBA) quale Kyrie Irving: insomma, non sarà il “mercato dei sogni” come quello di LA o New York, ma c’è del potenziale. Ricordando che, ad ogni modo, Bronny James potrebbe comunque rivelarsi materiale NBA, magari da sgrezzare un bel po’ – l’impatto su USC non è stato proprio memorabile: 20.2 minuti di media in 19 gare, con 5.5 punti, 2.8 rimbalzi, 2.5 assist, 0.7 palle rubate e 1.1 palle perse a partita, tirando con il 37.1% dal campo, il 27.5% da tre punti e il 62.1% dalla lunetta – ma che aveva fornito ottimi segnali prima del problema cardiaco sul suo possibile sviluppo da 3&D. Ci sarà da divertirsi in attesa del Draft del 26 giugno.