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Questo articolo, scritto da Adam Cathcart per Cavs The Blog e tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo e Alberto Pucci per Around the Game, è stato pubblicato in data 13 gennaio 2021.


Mentre la superstar James Harden esternava tutte le sue emozioni negative dopo l’ultima scontiffa in maglia Rockets contro i Lakers, diversi General Manager NBA si stavano muovendo per completare la grande trade sotto gli occhi di tutti.


Tra i vari uomini coinvolti c’era anche Koby Altman, GM dei Cleveland Cavaliers, che secondo alcuni è quello che ha svolto il lavoro migliore nel mega-affare di ieri, che ha visto Jarrett Allen e Taurean Prince sbarcare in Ohio, entrambi provenienti dai Nets. Il primo è un centro molto giovane, di soli 22 anni, che faceva gola a molti; il secondo è un lungo di qualità, che durante gli anni a Brooklyn si è formato come giocatore 3&D.

In cambio, i Cavs hanno sacrificato Dante Exum, guardia di riserva con vari problemi fisici, 2 scelte al primo giro – 2022 e 2024, entrambe non protette – e una al secondo. (Per fare spazio nel reparto lunghi, Cleveland ha tagliato Thon Maker e, dopo sole due gare, anche Yogi Ferrell.)

Dante Exum

è rimasto con i Cavs per poco più di un anno – era infatti arrivato attraverso la trade che aveva portato Jordan Clarkson a Utah nel dicembre del 2019, e l’ultima partita con Cleveland l’ha vissuta, pur solamente dalla panchina, proprio contro la sua ex squadra. Secondo i medici dello staff, Exum ha alcuni problemi al polpaccio, dunque sarà difficile vedere un suo esordio con i Rockets prima di metà febbraio.

Con i Cavs ha giocato solamente 30 partite, dove, a differenza di Clarkson, ha fatto girare bene la palla (2.2 assist a gara giocando 17.3 minuti di media) e, soprattutto, si è fatto valere difensivamente. Un esempio è la gara contro Atlanta, vinta 96-91, in cui Exum ha difeso molto bene i pick&roll guidati da una enorme minaccia come Trae Young.

In queste 6 partite del 2020/21 però ha tirato malissimo da tre, con percentuali inferiori al 20%; erano tuttavia triple che era “costretto” a prendere, vista l’assenza di Dellavedova (che probabilmente, in futuro, guadagnerà ulteriori minuti) e la conseguente responsabilità di dover guidare la second unit. A proposito, Delly è rimasto l’unico australiano a roster, visti gli addii di Exum, nativo di Melbourne, e Maker, che vi giunse quando aveva 5 anni scappando dal Sudan del Sud e trascorrendovi il resto della vita.

La più grande notizia, a parte il fatto che ora Altman ha davvero dimostrato di voler tornare competitivo, è l’arrivo di Jarrett Allen, pezzo cruciale per il presente e per il futuro di Cleveland.

La squadra è già al completo per quanto riguarda i centri, con Andre Drummond e JaVale McGee pronti a darsi il cambio sotto canestro (e a volte giocando anche contemporaneamente). Drummond sembra aver trovato la forma migliore, ma questa mossa permette alla dirigenza di acquisire grande flessibilità salariale, visto che tra gli stipendi di Allen e Drummond vi è una differenza di ben $25 milioni.

Quest’estate Drummond diventerà free agent. Di certo molti discuteranno riguardo al traffico nello spot di centro e di una possibile trade per uno dei lunghi a roster – considerando anche la presenza di Kevin Love e Larry Nance Jr a roster.

Intanto, coach Bickerstaff dovrà distribuire i minuti e i quintetti nel modo giusto. L’ex lungo di Detroit sta giocando 31 minuti a gara con 15.1 rimbalzi di media, dato migliore della Lega (ben 1.7 in più de secondo, Rudy Gobert, 13.4). Allen, invece, nei suoi 26 minuti di media in questo inizio di stagione ne ha presi 10.4 a partita.

A differenza di McGee – e degli ormai ex-Cavs, Thon Maker e Tristan Thompson – Allen non prende tiri dalla lunga distanza nemmeno per scherzo: ha chiuso l’ultima stagione con 0 triple tentate. Sicuramente, però, aiuterà i Cavs a consolidarsi nel prossimo futuro e ad aumentare la loro solidità difensiva – il che non può che promettere bene, visto che già oggi i Cavs hanno uno dei migliori Defensive Rating della Lega.

Dal punto di vista salariale, Allen offre ai Cavs una stabilità e un risparmio maggiore rispetto a Drummond. Lo stipendio dell’ormai ex-Brooklyn Nets è di 4 milioni di dollari per la stagione in corso e 7.7 milioni per la prossima. Anche se è difficile che il prossimo contratto del giovane centro sia un affare altrettanto vantaggioso per i Cavs, come spiegato da Elijah Kim:

Qualunque sia lo spazio salariale che avranno i Cavs, salutatelo: le estensioni di Sexton e Allen occuperanno insieme circa 45-50 milioni all’anno”.


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Taurean Prince

è in qualche modo un’aggiunta più enigmatica: non ha iniziato la stagione con buone percentuali al tiro, ma le sue difficoltà sembrano essere finite con la bella prestazione messa a referto nella partita contro Atlanta, la squadra che per prima gli ha offerto un contratto NBA scegliendolo al Draft 2016 (12esima scelta assoluta). Sta tirando ora con un rispettabile 35.1% da tre, leggermente inferiore alla sua media in carriera (36.6%).

Prince, 26 anni, è futuribile e versatile, esattamente le due caratteristiche di cui hanno bisogno i Cavs in questo momento. Non si tratta, infatti, di un veterano in declino gettato senza criterio nella trade, come potrebbe essere DeMarre Carroll – volendo citare un’altra ala che è passata da Atlanta e Brooklyn. Koby Altman è riuscito ad assicurarsi, infatti, un giocatore rodato in uscita dalla panchina ma con ancora un lungo futuro davanti, il che non può avere che risvolti positivi. E ripetendo una frase che si è sentita molto in questi giorni: l’assenza di Dylan Windler obbligava i Cavs ad aggiungere tiratori dalla panchina.

Bisogna inoltre considerare la dinamica che Prince andrà a creare con Cedi Osman. Il #16 si sta prendendo, di media, 3 conclusioni a gara in più rispetto alla scorsa stagione, abbassando però contestualmente le sue percentuali. Osman, nonostante il pessimo debutto da titolare contro New York, è stato un giocatore affidabile per i Cavs in questa stagione; ora starà a coach Bickerstaff, quindi, trovare il modo di far coesistere queste giovani ali piccole senza diminuire l’efficacia dei due – cercando di differenziare, allo stesso tempo, due giocatori che hanno un basket abbastanza simile.

Prince e Osman, poi, giocano, almeno sulla carta, nella stessa posizione di Isaac Okoro, una delle migliori promesse della franchigia dell’Ohio. Lo staff dovrà quindi trovare minuti per i tre, studiando diverse combinazioni e soluzioni offensive.

E’ chiaro come, in seguito agli arrivi di Prince e Allen, ai Cavs manchi ormai unicamente una point guard affidabile in uscita dalla panchina, per completare il proprio roster.

Completando l’analisi di questa trade epocale per la NBA, non si può non parlare di quanto ceduto dai Cavs, oltre a Dante Exum. Ovvero: la scelta al primo giro del 2022.

Non si tratta della scelta dei Cavs, che la franchigia ha scelto di tenere, ma di quella acqusita nella trade del 2018 dai Milwaukee Bucks, nel contesto dello scambio tra George Hill e John Henson/Matthew Dellavedova.

Koby Altman in questo momento sarà da qualche parte fumando un sigaro per festeggiare. Oppure sarà al telefono, preparando le prossime mosse.