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Nel mondo grafico della goniometria, una sinusoidale rappresenta una linea curva ascendente e discendente che viaggia all’infinito seguendo un periodo e che è, soprattutto instabile, un continuo sali e scendi. Se volessimo inquadrare la stagione di Robert Covington fino a questo punto in una immagine o interpretarla in una chiave di lettura più generale, non potremmo che indicare la curva rappresentante della funzione seno.

Dall’inizio disastroso alla ripresa offensiva. Dalla forza difensiva di squadra alle nuove lacune dei Blazers. È proprio l’incostanza del nativo di Bellwood, Illinois, che sta distinguendo sempre più la stagione di Portland, un continuo di streak e cambi di record, dalle 7 W di fila alle recenti 4 L.


E a Robert che succede?

Gli inizi, il disastro

Nonostante storicamente i Portland Trail Blazers siano sempre stati una squadra, per così dire, snobbata in offseason, quest’anno qualcosa sembrava essere cambiato. Gli innesti funzionali che servivano sono arrivati. Dopo l’addio di Hassan Whiteside, sono arrivati per rinforzare il reparto più debole (quello dei lunghi): Harrry Giles III, con un contratto al minimo; Enes Kanter, per la seconda volta ai Blazers; Derrick Jones Jr, in uscita da Miami e alla ricerca di un posto da titolare; e soprattutto, via trade da Houston, Robert Covington.

Il dispendio che la squadra dell’Oregon ha dovuto sostenere per portare Robert in North-West America sembrava ripagato dalla scelta del profilo. Rinunciare a due scelte al primo giro in due Draft con una lista di prospetti molto lunga è stato faticoso ma necessario, per aggiungere a roster uno dei migliori 3&D della lega, che in passato è stato parte dell’All-Defensive First Team. Un’ala adatta al gioco di Lillard e soci, e preziosa per la difesa di squadra, con un ruolo da leader.

Nonostante le premesse, l’inizio di stagione dell’ex Houston e Philadelphia ha tutt’altro che rispettato le premesse. I Blazers dopo due settimane dal 23 dicembre si ritrovano 3-5 di record con due sconfitte psicologicamente pesanti appena subite, con i 62 punti di Curry e il canestro della vittoria di Zach LaVine per i Bulls.

A proposito della prima partita, il career-high di Steph quel 3 gennaio è arrivato proprio in presenza di una prestazione difensiva pessima di Robert. La decisione di Stotts di piazzare il miglior difensore di squadra contro il migliore attaccante avversario non ha funzionato: Curry penetra e fa ciò che vuole di Covington e dell’intera difesa Blazers, con il nativo di Bellwood che non riesce mai a opporre resistenza.

Questa scelta del coach ha fatto emergere un grande limite di RoCo che i Blazers non hanno risolto: la difesa sulla palla. Per quanto la difesa di Covington sia ottima, la sua grande forza è sempre stata la difesa in aiuto e le capacità di contrastare i migliori giocatori di pick&roll e pick&pop.

Oltre alla difesa non ancora ad alto livello, ciò che ha fatto preoccupare di Covington a inizio anno è quella mancata efficienza offensiva e soprattutto al tiro da tre, grazie a cui si pensava che fosse perfetto per il contesto dei Blazers. Nelle prime due settimane, Covington (37.4% in carriera) ha tirato dall’arco con il 33%, 10 triple realizzate su 30 tentativi totali.

Gennaio, da -1 a 1

Ritornando un po’ sulla goniometria iniziale, il grafico di una sinusoidale è intervallato sempre dagli stessi valori, dato che la curva presenta un periodo di 2π. Dopo un certo intervallo detto periodo, i punti tornano sempre nella loro posizione originale sull’asse. I punti per una sinusoide possono avere un valore minimo di -1 e un valore massimo di 1.

Questa oscillazione è continua, però. Se volessimo rappresentare il mese di gennaio di Covington, invece, avrebbe tutt’altra forma. Completamente altalenante. Le prestazioni di squadra iniziavano a incrementare, come confermano le 4 vittorie consecutive; le sue, d’altra parte, continuavano a essere un misto tra buone giocate difensive (da sottolineare in questa win streak) e percentuali bassissime al tiro. Per due volte ha tirato 1/7 e, a parte un 4/7 contro i Kings, ha avuto pochissime buone serate dall’arco.

Robert Covington a gennaio: 6.6 ppg, 5.3 rpg, 1.9 apg, 31% FG, 28% 3P, 90% FT, 0.6 blk, 1.5 stl in 30.8 mpg.

Febbraio, la svolta

Covington nel mese di febbraio finalmente saluta il sostituto che sembrava aver preso il suo posto nelle settimane precedenti. Il punto di svolta per Robert è quello di tutta la squadra: la notte del 30 gennaio Damian Lillard segna 6 punti negli ultimi 8.2 secondi e trascina Portland fuori dal momento negativo.

Fino al 17 febbraio quello visto in campo non è palesemente lo stesso giocatore di prima: efficienza al tiro (contro Dallas 4/4) e in generale un’accresciuta capacità di trovare il ferro e i compagni, migliorando più volte il season-high in punti e assist che aveva fatto vedere nel mese precedente.

Difensivamente la crescita è esponenziale. Stotts cambia i suoi compiti: con Nurkic fuori, è lui a occupare l’area insieme a Kanter e a difendere in aiuto, lasciando la palla a Lillard e soprattutto a Derrick Jones. Questo cambio avviene anche statisticamente: RoCo inizia a collezionare importanti rimbalzi difensivi e soprattutto torna a essere lo stoppatore che si era visto in era D’Antoniana, raggiungendo addirittura il career-high contro OKC (6).

Le letture difensive tornano a essere quelle del giocatore off-ball fenomenale che ricordavamo: uno dei migliori difensori di sistema dell’intera lega.

Robert Covington a febbraio: 8.1 ppg (+1.5), 7.7 rpg (+2.4), 1.5 apg (=), 40% FG (+9%), 36.8% 3P (+8.6%), 80% FT (-10%), 1.6 blk (+1), 1.5 stl (=) in 32.6 mpg.

E ora?

La fine della curva sinusoidale avviene nel modo più tipico possibile: ascendenza e discendenza. Quest’ultima è perfettamente rappresentata dalla losing streak dei Blazers contro Washington, Denver, Phoenix e Lakers.

Le certezze difensive non svaniscono per Covington, che continua a giocare ad alti livelli anche dal punto di vista statistico, ma ritorna quella inefficienza offensiva che lo aveva contraddistinto nella prima parte di stagione. In questi quattro scontri, i tabellini segnano 4/11, 2/4, 0/5, 1/8: un drastico calo percentuale, nonostante tanti tiri di buona qualità.

Le recenti prestazioni con i Warriors (15 punti, 9 rimbalzi, 3/9 da tre, 3 stoppate e tante giocate difensive) e Hornets (21 punti, 10 rimbalzi, 5/7 da tre) hanno aiutato Portland a raggiungere tre vittore consecutive prima dell’All-Star Break.

Nei prossimi mesi, che ne sarà della curva di Covington? Si appiattirà, oppure continuerà ad avere alti e bassi?