Vetro nelle mani, ghiaccio nelle vene: il leader dei Celtics non smette mai di migliorarsi.
Sono passate ormai diverse partite (inclusa quella contro i Knicks, per la quale era indisponibile) da quando Marcus Smart si è preso quel maledetto tiro allo scadere a Sacramento, che aveva interrotto una striscia di 10 vittorie consecutive per i Boston Celtics.
Pochi istanti al termine del quarto quarto, la palla finisce a Smart con lo spazio per costruirsi una buona penetrazione. 5 secondi rimasti da giocare: la palla, come ci si aspetterebbe, è in mano a Kemba Walker. La point guard si butta dentro, ma un ben eseguito raddoppio da parte di Cory Joseph e Richaun Holmes lo costringe a scaricare.
Smart si trova sul lato forte e sale al gomito per creare una buona linea di passaggio. Jayson Tatum è marcato da Harrison Barnes, Kemba ha mantenuto il possesso della palla dopo il raddoppio ma è strettamente curato da Joseph, Daniel Thesis sul lato debole è irraggiungibile per via di Holmes e Jaylen Brown è lontanissimo e anche solo pensare di passargliela è da pazzi, senza contare che Bogdan Bogdanovic sta curando la sua linea di passaggio.
L’unica via percorribile a questo punto per Kemba è quella di Smart. Ricezione, lieve finta con la testa e primo passo che lascia lì Buddy Hield in recupero. Entrato nel pitturato piombano di fronte a lui le figure di Holmes e Joseph, allora Smart alza la parabola del floater che scavalca i due difensori, colpisce il primo ferro, la tabella, ancora il ferro e rotola lentamente sull’anello per illudere tutti prima di uscire.
I Celtics perdono 100-99 e interrompono la striscia di vittorie.
Prima di quella partita, Smart stava viaggiando a 12 punti, 4.6 assist e 3.3 rimbalzi a partita. Le sue percentuali erano 41.3% dal campo, 40.8% da oltre l’arco e 78.6% ai liberi. Un qualunque altro giocatore sarebbe stato sicuramente influenzato negativamente da quell’errore per qualche partita e il suo rendimento ne avrebbe risentito. No, non Marcus.
Il giorno dopo ha registrato 17-4-3 con 2 rubate e una stoppata contro Phoenix. Vittoria Celtics e una delle migliori prestazioni stagionali di squadra su entrambi i lati del campo. L’intero repertorio di Smart era in mostra quella sera, con 4/4 ai liberi, 5/12 dal campo e giocatori avversari annullati dalla sua difesa.
NBA.com mostra dati interessanti sulla sua difesa contro i Suns: 10 giocatori marcati per un totale di 10:22 minuti di possessi difensivi giocati, in cui i suoi avversari hanno totalizzato 4 punti e 3 assist.
Contribuendo a riportare la squadra alla vittoria ha ottenuto il riscatto di cui aveva bisogno. Due giorni dopo, un’altra trasferta importante: Los Angeles, sponda Clippers. A Smart piacciono queste partite e si esalta a marcare i più forti giocatori della Lega. Partita molto sentita, con entrambe le squadre che faticavano a trovare la via del canestro. L’atmosfera sembrava quella di una gara di Playoffs, più che di metà novembre.
Offensivamente non una gran partita per Smart, terminata con 1/11 da tre e 7/20 dal campo. Semplicemente, la palla non voleva saperne di entrare. Come ci si aspetterebbe, però, Smart ha marcato tutte e tre le maggiori minacce offensive dei Clippers.
Kawhi Leonard è stato tenuto a 1/7 dal campo con 1/5 da tre e 1 palla persa. Paul George, invece, è riuscito a fare di meglio: 9 punti con 4 tentativi dal perimetro, conditi da 1 assist. Non c’è da stupirsi che sia stato affidato a Smart solo per 2:39 minuti. Più o meno lo stesso tempo che ha speso su Lou Williams, il quale però non può vantare la stessa prestazione del compagno: 0/2 dal campo e 1 persa, salvato solo da un 2/2 dalla lunetta.
La partita successiva era contro i Nuggets. Date le basse percentuali dell’ultima partita, Smart si è guardato bene dal prendersi tiri da oltre l’arco, concentrandosi più su penetrazioni e jumper dalla media. 15 punti con 5/11 dal campo, 6 rimbalzi, 3 assist e 2 rubate, ma anche 4 palle perse.
Ed è stato lui ad aprire le danze offensive per Boston, con un canestro che ricorda molto l’errore allo scadere commesso contro i Kings. Gioco a due con Daniel Theis, quasi sembra perdere il palleggio, ma invece mantiene il controllo. Theis, intanto, ha rollato nel pitturato e posizionandosi in post limita i movimenti difensivi di Nikola Jokic. Smart gestisce la difesa di Gary Harris, penetra e rilascia un floater.
Questa volta, cash money.
Nonostante le circostanze fossero completamente differenti, vederlo eseguire questa giocata con tale scioltezza ci ricorda che tipo di giocatore sia Smart. Non fugge mai. Mai. Non è timoroso, che sia la prima oppure l’ultima azione della partita.
Ora, un’altra giocata notevole. Marcus riceve la palla da Kemba, qualche esitazione e finta in palleggio, penetrazione verso il centro del pitturato, mezzo euro-step e tiro contestato buttandosi all’indietro. Non una classica “smart play” (in ogni senso), ma comunque apprezzabile e due punti portati a casa. Inoltre, lascia intendere quali siano i suoi attuali livelli di fiducia al tiro.
Gara difficile per Boston, però, che paga un pessimo primo tempo e soccombe a Denver (92-96 il punteggio finale).
Dopo un weekend senza partite, i Celtics giocano a Boston di lunedì sera, proprio contro Sacramento. Lo stesso giorno, Smart viene intervistato da Zach Lowe nel’ultimo episodio del suo podcast.
Questa intervista fornisce un insight molto interessante della persona che è Marcus Smart, del suo modo di vivere in squadra e di quella notte in cui tirò un pugno contro una cornice di vetro. Essendo stata registrata durante la serie di trasferte, è interessante sentire come prepari mente e corpo per ogni gara. Vi consiglio davvero di ascoltarla.
Poche ore dopo è in campo contro i Kings. Vendetta. Boston chiude una partita punto a punto e vice 103-102. Nel minuto finale, Marcus ci delizia con una virata che porta i Celtics sul +1. Eccolo, finalmente, la gara in bilico e la palla tra le mani. Senza paura. Sfrutta un blocco di Brown, poi fa una virata per attaccare il canestro. Il difensore legge le sue intenzioni, gli si pianta di fronte e cerca di ottenere un fallo in attacco, senza successo. A quel punto a Smart rimane solo un facile appoggio per prendersi i due punti.
Vendetta. L’uomo con il vetro nelle mani ha colpito ancora, finendo la partita con 17-7-3 e 5 rubate.
Quest’anno le sue prestazioni offensive sono decisamente migliorate. Cleaning the Glass mostra come Smart sia autore degli assist del 21.1% dei canestri fatti dai suoi compagni mentre lui è in campo, stabilendosi all’89esimo percentile nella Lega in questo dato. Inoltre, sta tirando con il 50% da tre punti nei tiri presi non dall’angolo (90esimo percentile).
La sesta scelta al Draft 2014 no ha ancora smesso di migliorarsi, nemmeno ora che è il vero leader della sua squadra. Un leader da primo quintetto difensivo l’anno scorso. Oggi, ci sta mostrando che può essere molto prezioso anche in attacco. Non è di certo il miglior finalizzatore della squadra, ma solo pochi altri giocatori affrontano con la sua calma i momenti decisivi delle partite.
Questo articolo, scritto da Adam Taylor per Celtics Blog e tradotto in italiano da Daniele Casale per Around the Game, è stato pubblicato in data 3 dicembre 2019.