Il game-winner di DeAndre Ayton in Gara 2 ha indirizzato la serie verso i Suns, entrando nella storia del loro percorso fino alle NBA Finals.

Gara 2 delle Western Conference Finals. Los Angeles Clippers contro Phoenix Suns. Phoenix Suns Arena, Arizona. 0.9 decimi sul cronometro.

L’elenco di questi fattori, l’uno in coda all’altro, telegrafato, risuona quasi come vuoto, privo di senso, per la ripetitività con cui se ne sia parlato ovunque. Le mille clip, le varie inquadrature, dal grandangolo allo streaming scadente di un qualche smartphone che si è trovato lì per caso: per il game-winner di DeAndre Ayton si potrebbe parlare di giro del mondo in 80 millesimi di secondo.

Questa rapidità con cui si è diffuso, la divulgazione che ne è stata fatta e la risonanza dell’atto in sé hanno un po’ distratto da quello che sarebbe potuto accadere, potenzialmente. In una marea di relativismi cosmici, questa partita l’avrebbero vinta i Los Angeles Clippers. E, anzi, tutti gli eventi sembravano poter portare a questa conclusione.

In ogni analisi storiografica che si rispetti, per quanto qui si parli di micro-storia, è necessario creare una visione d’insieme che permetta di capire antefatti e conseguenze, secondo un più che semplice rapporto di causa-effetto. E quella giocata che dall’altra parte dell’Oceano è stata già ribattezzato come “Valley-Oop” non è altro che l’effetto di una moltitudine di cause e la causa di un singolo effetto.

Si parta dalla partita. Una Gara 2 giocata punto a punto, canestro dopo canestro, con i Suns in vantaggio per 1-0 e il fattore-campo da difendere. La posta in palio è molto alta, e per i Clippers potrebbe essere un’occasione ghiotta per arrivare in situazione di parità a giocarsi due gare allo Staples Center e nonostante l’assenza di Kawhi Leonard.

Ma come si è arrivati a giocarsi quella rimessa con 0.9 decimi sul cronometro? Probabilmente tutto inizia dalla fine, esattamente da un minuto e sette secondi rimasti sul cronometro del quarto periodo.

I Phoenix Suns conducono 100-97, e possesso in mano a Devin Booker. Quest’ultimo attacca Patrick Beverley, che lo ha braccato per tutta la partita, a volte fin troppo da vicino per i gusti della star dei Suns, che a fine partita uscirà con il naso un po’ malconcio.

In ogni caso, D-Book sembra riuscire a passare attraverso a Beverley e Luke Kennard per creare un assist a vantaggio di Mikal Bridges in angolo, ma viene fermato dal fischio arbitrale: la sbracciata con il destro per proteggere la palla non convince gli arbitri, i quali, dopo l’instant replay, optano per il fallo in attacco.

La giocata di Beverley sarà a dir poco decisiva. Nell’azione seguente, infatti, Booker commetterà il quinto fallo su Paul George, mandandolo in lunetta, dalla quale chiuderà senza errori.

Nel possesso successivo, invece, sarà Cameron Payne a condurre: prima gioca un pick&roll centrale, da cui non uscirà nulla di buono; dopodiché, su un altro pick&roll laterale si libera di Kennard, attaccando la drop coverage di Ivica Zubac. Quest’ultimo protegge bene il ferro, originando il contropiede di George e il vantaggio dei suoi.

Questa sequenza sarà determinante, non solo perché darà vita al momento più spettacolare della partita, con un botta e risposta tra George e Booker, ma perché stabilirà una situazione fissa a vantaggio dei Clippers, che saranno in grado o di condurre fino alla fine, o di tenere fra le mani l’ultimo possesso per riportarsi in vantaggio.

Senza contare che, inoltre, Beverley ci avesse di nuovo messo lo zampino.

Da questa palla persa si origineranno i due liberi di Paul George. Ora, è importante conoscere un paio di dati: Paul George, nel quarto, è a quota 10 punti segnati con il 60% dal campo (3/5), leader insieme ad un insospettabile Kennard. Le sue percentuali ai liberi in carriera sono eccellenti: 84.7%, ma 86.8% nella Regular Season 2020/21. Ai Playoffs è sempre stato un tiratore da oltre l’80%, 84.4% nella run di quest’anno. Eppure, il risultato sarà questo:

Dopo il timeout, si decide di liberare Booker per la ricezione. I Clippers optano per far uscire anche Batum su di lui, originando un passaggio per Jae Crowder e un extra-pass in angolo per Bridges. Reggie Jackson è bravissimo a ruotare coi tempi giusti, e riesce anche a contestare il tiro di Bridges, che rimbalzerà sul ferro e, dopo una serie di tocchi, darà origine alla rimessa su cui si basa l’intero discorso.

Prima di passare ad una breve analisi dell’ultima rimessa, è importante stabilire quali siano stati i fattori determinanti:

  • la difesa di Beverley su Booker, sia sul fallo in attacco che sulla persa, era stata provvidenziale, e certamente avrebbe assunto tutto un altro valore nel caso in cui i Clippers fossero riusciti a portarla a casa;
  • c’è comunque da dire che Booker ha tirato sette liberi nel solo quarto periodo, segnandoli tutti e restando freddissimo. In particolare, vista la marcatura asfissiante, il pull-up per il +1 prima del contro-sorpasso di George ha pesato come un macigno, tenendo a galla i Suns;
  • i liberi di George non ne condannano il quarto periodo che, come detto, è stato di altissimo livello. Che sia stata tensione, varianza o, più semplicemente, sfortuna, l’unica cosa certa è che sono stati la vera causa di questo contesto, forse anche la più inaspettata.

Avremmo potuto parlare di 1-1 Clippers, magari oggi staremmo aspettando una Gara 7, o più semplicemente avremmo avuto un buzzer beater per l’overtime e non sarebbe cambiato nulla. Ma sono tutti “what if” in una serie che ne ha avuti fin troppi, e ragionare per assurdo in un contesto basato sul risultato si rivelerebbe controproducente.

Motivo per cui, se c’è stato un allineamento tale di eventi, la giocata di Ayton assume ancora più valore, rivelandosi il punto di svolta della serie ancor prima che un finale al cardiopalma, nonostante nel cosmo mediatico risalti quasi sempre quest’ultimo fattore:

A livello pragmatico, invece, dietro il game-winner di Ayton c’è tanto lavoro. Nonostante sia difficile aggiungere altro rispetto ad altre analisi, che spiegano in maniera più che efficace la costruzione della giocata in sé, si può comunque riassumere il tutto in questi punti:

  • tutto è ruotato attorno al movimento di Cameron Johnson. Riguardando le immagini, e soffermandosi su Paul George, si capisce che la paura principale fosse una ricezione per un tiratore in quella zona di campo. Non a caso, lo screen di Ayton sembrerebbe portare a quello, salvo poi rivelarsi una semplice decoy action.
  • Un altro indizio che porta verso questa tesi è la posizione di DeMarcus Cousins, che sembra più intenzionato a coprire la zona laterale anziché il centro. Oltre a Johnson, l’interesse della difesa è anche isolare un eventuale blocco per Booker, per il quale la decoy action avrebbe liberato esattamente l’area coperta da Cousins, a sinistra del tabellone. In questo il passaggio di Crowder è stato perfetto, effettuato attraverso la cruna dell’ago.
  • La lettura dei Suns è stata eccellente. La giocata premeditata era questa, nulla da eccepire. Ma il blocco portato da Booker, che cambia angolo all’ultimo momento, è di altissima qualità. Inoltre, quel che porta ad impedire l’aiuto di Batum è la gravity dello stesso Booker: la posizione del corpo del francese è atta ad impedire in primis una ricezione sotto canestro, e allo stesso tempo a coprirne il movimento nella zona laterale di cui parlavamo prima.

In ogni caso, come detto, ulteriori spunti tattici non mancano:

Le parole di Monty Williams nella conferenza stampa post-partita hanno rivelato una preparazione di alto livello. La costruzione della BLOB (baseline out of bounds play), ha dichiarato il coach, trae ispirazione da azioni viste con l’esperienza assieme a Brett Brown e Joe Prunty, e i Suns l’hanno giocata una sola volta in stagione, contro i Denver Nuggets.

Quel che è saltato fuori è che ci fosse anche un’enorme indecisione fra i giocatori, in particolare in Ayton, per paura che la giocata non fosse regolare. Rajon Rondo, in attesa del replay, era convinto dell’irregolarità, sospettando il goaltending.

L’unico sicuro fin dall’inizio è stato Devin Booker, che si è riferito con queste dichiarazioni ad una giocata del 2017: “Ho già visto prima questo film”.

Il Valley-Oop, in sintesi, al di là della spettacolarizzazione che ne possa venire fatta, è stata una giocata studiata e disegnata dal coaching staff dei Suns, rientrante a pieno titolo nel campo della tattica ancor prima che della fortuna.

Se alla fine la squadra dell’Arizona avrà modo di giocarsi le NBA Finals, molto della loro storia è passato da qui e da eventi come questo, che vanno ben oltre, ma sono ben riassunte, dall’idea di “giocata della vita”: