FOTO: Inquirer Sports

La prima stagione NBA di Victor Wembanyama è stata esaltante e più che all’altezza delle previsioni, nonostante l’asticella delle aspettative per un rookie non fosse stata piazzata così in alto dai tempi di LeBron James. Wemby ha chiuso il suo primo anno a 21.4 punti e 10.6 rimbalzi di media, ma soprattutto ha mostrato dei flash di talento che semplicemente non si erano mai visti prima, togliendo ogni dubbio su chi sarà il volto della Lega da qui ai prossimi 15 anni. Ma se dovessimo fare i pignoli come Giovanni Storti e trovare un difetto alla sua rookie season, riguarderebbe sicuramente l’efficienza offensiva. Se ne è parlato poco, perché giustamente il mondo del basket era troppo impegnato ad ammirare con curiosità e sorpresa i suoi neologismi cestistici, ma la sua efficienza al tiro è stata tutt’altro che straordinaria. Anzi, decisamente sotto media.

Certo, per Wemby non era facile avere buone percentuali al tiro già da quest’anno, sia perché circondato da compagni davvero poco talentuosi – soprattutto nel passing game ma anche a livello di gravity esercitata sulle difese – sia per un coaching staff che, dopo decenni gloriosi, sta forse sentendo il peso degli anni. Infatti coach Gregg Popovich, più che valorizzare Wemby nel breve periodo, ha passato la stagione 2023/24 a fare esperimenti intorno a lui, come Jeremy Sochan da point guard o il doppio lungo Wembanyama-Collins, con l’obiettivo di trovare la quadra nel lungo termine, ma senza dare l’impressione di capirci tantissimo, di aver messo Victor tecnicamente a suo agio o di avere ricavato grandi insight per i prossimi anni. Ma comunque, attenuanti a parte, resta il fatto che Wembanyama abbia tirato decisamente sotto la media NBA da qualunque area del campo più lontana di 10 piedi dal canestro.

Andiamo più nel dettaglio dividendo le aree del campo in 5 sotto-sezioni: il metro intorno al ferro; short midrange; midrange; long two; tiro da 3 punti. Wemby ha avuto percentuali soddisfacenti solo al ferro e dallo short midrange, dove la sua efficienza è stata leggermente sopra media (70.6% e 46.3%), mentre allontanandosi dal canestro ha segnato solo il 32.1% dei midrange, il 33.0% dei long two e il 32.5% delle triple, tutte percentuali inferiori a quelle del giocatore medio NBA. Riassumendo tutti questi numeri in un take-away: anche l’onnipotente alieno Wembanyama ha ancora tanto lavoro da fare, soprattutto sul jump shot. Ma bisogna preoccuparsi? O può essere un problema nel percorso verso la grandezza? Assolutamente no. È un aspetto da monitorare, certo, ma non bisogna fasciarsi la testa, sia per il contesto menzionato in precedenza, sia perché è normalissimo per un rookie incontrare delle inefficienze al tiro, incappare in troppe forzature e avere qualche problema di shot selection. È già successo a tanti grandi del passato e continuerà a capitare in futuro.

Inoltre non bisogna preoccuparsi perché la sua shot map ricorda particolarmente quella di un rookie che tutto sommato è poi riuscito a fare bene nel corso della carriera: Lebron Raymone James. LeBron e Wemby sono entrambi entrati nella Lega come attaccanti molto versatili, in grado di crearsi un tiro da ogni zona del campo, ma inefficienti: due volume scorer super talentuosi ma che dovevano ancora capire come sviluppare a pieno il loro enorme potenziale. Se guardiamo ai primi anni di carriera di LeBron, vediamo che le aree del campo in cui eccelleva e quelle in cui faceva più fatica sono esattamente le stesse di Wembanyama. Il rookie Lebron era un discreto finisher al ferro ma aveva un jump shot inaffidabile e poco consistente, sia da 2 sia da 3 punti. James segnava infatti il 60.4% dei suoi tiri al ferro, ma solo il 35.6%, 31.3%, 35.2% e 29.0% delle conclusioni dalle altre aree. Il LeBron dei primi tempi non era ancora neanche un lontano parente dell’efficiency monster visto a Miami e nel resto del peak della carriera, e questo deve far ben sperare per lo sviluppo di Wembanyama.

Per prendersi la Lega e diventare il miglior giocatore di sempre, LeBron ha lavorato su due cose: ha migliorato il jumper ma soprattutto è diventato il miglior finisher al ferro dell’intera NBA, sia per volume sia per efficienza. La stessa cosa la deve fare Wemby. Come James, il francese diventerà il miglior giocatore offensivo del pianeta stabilendo il suo dominio al ferro. Nonostante l’NBA sia caratterizzata da un uso massivo del tiro da 3 punti, le analytics ci ricordano che la parte più pregiata del campo resta sempre il metro di parquet intorno al canestro, in cui i le conclusioni si convertono in media con il 69.9% (1.40 PPP). Wemby deve dominare il ferro avversario, ma attualmente è ancora lontano dal farlo. Abbiamo detto che è un finisher discreto, con il suo 70.6%, che lo posiziona sopra la media NBA ma sotto la media dei centri (che nell’ultimo metro tirano con il 72.7%), ma da lui ci aspetta molto di più. Il 70.6% non è un brutto numero, ma è decisamente sotto le potenzialità di una giraffa di 2 metri e 24 centimetri con la coordinazione di una point guard. Giusto per dare un benchmark di quanta strada ci sia ancora da fare, Giannis Antetokounmpo chiude al ferro con l’81.8%.

Nel suo percorso verso l’efficienza, Wemby deve tirare al ferro di più e meglio, sia maturando fisicamente, aggiungendo chili al suo straordinario frame che gli permettano di assorbire meglio i contatti e andare più spesso in lunetta, ma soprattutto cambiando la sua dieta di tiro e i suoi playtype, sostituendo tante delle sue conclusioni da fuori area con tiri al ferro. Togliendo dalla shot selection la parte più inefficiente del suo gioco, quindi le conclusioni da lontano belle ma di scarsa efficienza, e aumentando i tiri al ferro, Wembanyama sarebbe in grado di trasformare le sue doti atletiche aliene in una produttività offensiva di livello superiore. Se vogliamo metterla in tono provocatorio, per raggiungere la sua evoluzione finale Victor Wembanyama deve comportarsi più da centro normale, più da essere umano.

Non è accettabile che un centro così lungo e mobile prenda solo il 29.3% delle proprie conclusioni al ferro: l’11.1% in meno della media tra i centri NBA! Wemby sta lasciando sul piatto troppi tiri e punti facili, un po’ per l’incapacità dei compagni di coinvolgerlo adeguatamente, un po’ per il suo ingolosirsi di fronte all’estetica e all’unicità delle sue conclusioni da lontano. Osservando la distribuzione  dei playtype della rookie season di Wembanyama, vediamo come al primo posto per frequenza si trovino le situazioni di transizione (16.0%), mentre i playtype a metà campo che usa di più sono il post-up (14.7%) e lo spot-up (13.8%). Inoltre usa il 6% o più dei suoi possessi totali per altri 5 playtype (pick&roll sia da handler sia da bloccante, tagli, isolamenti e putback), confezionando una distribuzione incredibilmente versatile che bilancia (anche eccessivamente)  giocate da lungo con giocate tipiche degli esterni. I playtype più efficienti sono le situazioni di taglio (1.30 PPP) e i pick&roll da rollante (1.14 PPP), due fondamentali tipici dei centri tradizionali che permettono di avere frequenza e alte percentuali al ferro ma che paradossalmente Wemby sfrutta davvero poco, nonostante abbia un corpo che sembra costruito in laboratorio per sfruttare al meglio queste situazioni. Rispetto al centro NBA medio, il numero 1 degli Spurs gioca in taglio il 36.8% in meno dei possessi e il pick&roll da roll man il 49.0% in meno: una frequenza scandalosamente bassa per la redditività a cui Il francese e gli Spurs stanno rinunciando. Incredibile ma vero, Wemby gioca il pick&roll da palleggiatore con la stessa frequenza con cui lo gioca da bloccante: 10.9% vs 11.0% dei suoi possessi totali, un unicum nella storia dei lunghi NBA.

La causa di questi numeri più da esterno che da centro è chiaramente il suo straordinario talento, che lo porta a svariare di più di un lungo normale e limitato tecnicamente. Tuttavia Wembanyama e Popovich dovrebbero riflettere se tutto ciò che di bellissimo fa su un campo da basket possa tradursi in pallacanestro efficiente. Probabilmente no, per questo invece che coltivare uno sviluppo da jump shooter unicornico ma di efficienza media, la priorità dovrebbe essere quella di stabilire il suo dominio al ferro, dove può essere ugualmente estetico ma anche cestisticamente inarrestabile. E questo non significa tarpare le ali di Wemby, trasformarlo in un Clint Capela più alto o impedire che tiri da lontano, bensì aumentare il volume dove è più efficiente e renderlo più selettivo, e quindi anche più preciso, con i suoi jumpshot, facendo acquisire alla sua versatilità ancora più valore.

Nel futuro di Wembanyama sogno una distribuzione dei playtype in cui continuino a dominare il post-up e lo spot-up, ma in cui salgano le frequenze delle giocate da rollante e da tagliante, a discapito dei pick&roll giocati da palleggiatore e degli isolamenti che si chiudono con un pull-up da 2 punti, situazioni in cui registra degli orribili 0.76 PPP e 0.60 PPP. Ovviamente la sua strada verso l’efficienza non passa solo da una ristrutturazione dei suoi playtype, ma anche dai suoi miglioramenti fisici e tecnici. Al momento Wemby è parecchio inefficiente anche in playtype in cui dovrebbe dominare e che necessariamente faranno parte del suo futuro, come il post-up (0.89 PPP); inoltre è inconsistente in situazioni di spot-up (0.80 PPP), troppo importanti per garantirgli multidimensionalità e pericolosità dall’arco. In questo senso però fanno ben sperare le foto del media day degli Spurs in cui sfoggia i suoi 10 kg in più di muscoli e l’attitudine al lavoro che lo ha sempre contraddistinto.

Un aiuto a migliorare le percentuali verrà presumibilmente anche dall’esterno. LeBron ha portato la sua efficienza alle vette più alte a Miami, quando ha avuto la possibilità di giocare con compagni più talentuosi. Così credo avverrà per Wemby. Nel suo primo anno ha giocato con Devin Vassell, ottimo giocatore, e un misto di giovani acerbi e veterani poco talentuosi. Dall’anno prossimo in avanti avrà auspicabilmente un gruppo di compagni progressivamente più maturo e talentuoso e, soprattutto, una vera point guard come Chris Paul, che ama facilitare e può aiutare il suo sviluppo da roll man e da tagliante.

Un attacco con più talento diffuso e migliori doti di passing permette alla prima opzione di bilanciare meglio la sua dieta di tiro, trovare più ritmo e in generale aumentare la qualità delle sue conclusioni. Quando il francese non avrà addosso tutte le attenzioni delle difese e potrà contare non solo sulla sua creation, ma anche sulla creation dei compagni che giocano per lui, allora la sua efficienza potrà davvero decollare, sia al ferro sia con il tiro da fuori. Un Victor Wembanyama che prende meno pull-up difficili, aumenta la frequenza al ferro e si affida di più alla creazione dei compagni sarà un Victor Wembanyama ancora più dominante, un perenne candidato MVP e presumibilmente il migliore giocatore al mondo.