La probabile seconda scelta (ma non ditelo a Scoot…) al prossimo NBA Draft racconta il suo avvicinamento al “grande salto”.
Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.
Scoot Henderson sta guardando il Draft 2023 da vicinissimo: ogni giorno trascorso è un giorno in meno verso il coronamento del suo sogno, quello di giocare in NBA dopo due grandi stagioni in G League con Team Ignite. “Sono prontissimo per quel giorno”, ha detto Henderson il 19 marzo a Andscape. “Ci sono volte in cui penso che sia pazzesco e in cui credo che tutto sia ancora un sogno. È come vivere quello di altri, ma qui il protagonista sono io. Posso solo continuare a lavorare e a migliorare come giocatore e come persona. Sono davvero pronto”.
Il diciannovenne, in 19 gare con Ignite nel corso di questa stagione, ha viaggiato a medie di 16.5 punti, 7.5 assist, 5.4 rimbalzi e 1.1 palle rubate in 30.7 minuti a partita. È importante considerare che questi numeri sono stati registrati contro veterani, molti dei quali già con un passato o un presente in NBA. Scoot, poi, ha presenziato anche alla Rising Stars Challenge, la gara dell’All-Star Weekend con i migliori giocatori al primo o al secondo anno, per due anni consecutivi. Nel frattempo, gli altri prospetti della classe Draft 2023 stanno giocando contro dei coetanei, molti dei quali non diventeranno professionisti, con una linea del tiro da tre punti più vicina al canestro.
Ecco, è proprio nel tiro dalla lunga distanza che risiede una delle – poche – debolezze scovate finora in Henderson, che sta segnando solo il 27.5% dei suoi tentativi da oltre l’arco. Ma coach Jason Hart si è detto fiducioso di un miglioramento in quest’area del suo gioco: Henderson trarrà vantaggio dall’abitudine che gli altri giovani colleghi ancora non hanno.
“Con tutto il rispetto per il college e l’Overtime Elite, Scoot sta giocando in una lega in cui proprietari miliardari mandano i giocatori per farli giocare e migliorare. La prendono sul serio, è come se Scoot avesse già due anni di esperienza nel mondo professionistico. Una volta in NBA giocherà con più tiratori intorno e il campo si aprirà ancora di più per lui, e la gente si ricrederà. Ho giocato con Tony Parker quando era un rookie, e non sapeva affatto tirare.”
Jason Hart
Un altro beneficio dell’aver trascorso questi due anni in G League è stato il mentoring dell’ex point guard Pooh Jeter, 39 anni. Henderson ha saltato il suo ultimo anno per iniziare la sua carriera professionistica un anno prima del previsto, firmando un contratto biennale da $1M in totale con Ignite. Dal momento del suo arrivo, Jeter ha svolto un ruolo fondamentale come “fratello maggiore” e mentore, pronto ad assistere ed ascoltare Scoot in ogni momento.
Pooh Jeter ha parlato della determinazione di Henderson nel lavoro per sviluppare il suo gioco da point guard a livello NBA:
“Ricordo il primo giorno in cui ci incontrammo, avevo 20 anni in più di lui e la cosa mi colpì. Stoppai l’allenamento per dirglielo. Aveva solo 17 anni ed aveva un’abilità e una forza impressionanti. Lo vedo pronto per la stagione da rookie in NBA. Il primo anno era più acerbo, quest’anno sembra voglia dimostrare di poter guidare una squadra, di poter contare sui compagni senza egoismo, di voler vincere. Ed è una parte della crescita: è in grado di ascoltare, di insegnare e di preservare la sua lucidità.”
Pooh Jeter
G League ha fatto terminare in anticipo la stagione di Henderson, il 14 marzo, ma invece di tornare ad Atlanta, sua città natale, Scoot ha continuato ad allenarsi in vista del Draft, restando con Ignite fino alla fine della Regular Season, il 25 marzo.
“Questo dice molto sul tipo di persona che è Scoot. Avrebbe potuto cambiare approccio dopo la partita contro Victor Wembanyama a ottobre, ma si è comportato da vero professionista e compagno. Questa stagione gli ha insegnato a condurre una squadra e un business, e lui lo sapeva. Ha fatto molte esperienze, è per questo che ha firmato qui: per continuare ad i imparare ed essere pronto per il prossimo anno.”
Pooh Jeter
“Non mi pentirò mai di essere stato qui. Sarò orgoglioso di cosa sono diventato e di come sono arrivato fin qui. L’obiettivo era quello di diventare migliori, senza mai guardare le statistiche, e ora mi sento più preparato di chi ha giocato al college. Sono pronto.”
Scoot Henderson
Così come a Henderson mancherà Ignite, anche ai compagni e lo staff della squadra mancheranno lui, la sua umiltà, il suo altruismo e ovviamente il suo talento.
Nel corso dei road trip, la squadra viaggia anche su voli low cost, e alcune volte Henderson è capitato in posti centrali, stretti e senza molto spazio per le gambe; i compagni però assicurano di non averlo mai visto lamentarsi o chiedere un cambio di posto. Piuttosto, ha provato a prenotare un volo privato per i suoi compagni nel corso dell’All-Star Weekend che l’avrebbe visto protagonista (ottenendo però un no secco da G League).
Henderson è sponsorizzato da Puma, e come dimostrazione di affetto a fine stagione ha regalato a tutti i compagni di squadra scarpe e capi di abbigliamento. Non solo, ha anche dato a coach Jeter la sua canotta della Rising Stars Challenge autografata.
“È stato un enorme segno di ringraziamento per me, mi ha scritto per chiedermi se fossi in camera e a quel punto è entrato con la canotta. Mi ha sorpreso, subito dopo ha chiesto a tutti gli altri compagni i numeri delle loro stanze e ha lasciato davanti ad ogni porta diverse paia di scarpe e abiti sportivi. È una persona ancora migliore rispetto al giocatore che è. Ed è incredibile poterlo dire, visto che parliamo di un ragazzo di 19 anni…”
Pooh Jeter
Jason Hart, ex giocatore e oggi head coach di Ignite, recentemente ha elogiato la famiglia Henderson per l’educazione data al ragazzo.
“Ovviamente il mio stile di vita potrebbe cambiare dopo il mio arrivo in NBA, ma ora devo ancora lavorare con l’unico obiettivo di assicurarmi un posto. Non mi importa molto di sedermi nel posto in mezzo negli aerei, voglio lavorare e restare umile. Cerco sempre di non andare troppo in là e non dare niente per scontato, restando ciò che sono. Non voglio cambiare perché possiedo questo o quell’altro.”
Scoot Henderson
Henderson ha detto di voler considerare la chance di una mini-vacanza prima di ritornare una volta per tutte ad Atlanta dalla sua famiglia e prepararsi per il Draft. Il 16 maggio sarà poi presente alla Draft Combine e quindi alla Draft Lottery a Chicago.
Come tutti sappiamo, Wembanyama sarà la (quasi) certa prima scelta assoluta. Gli altri prospetti per le prime chiamate, insieme a Scoot, sono Brandon Miller (Alabama) e Amen Thompson (Overtime Elite). Henderson, comunque, non ha ancora perso la speranza di essere chiamato alla numero 1:
“Voglio essere la prima scelta, ma Dio ha un piano e mi fiderò di lui. Dio fa tutto per una ragione, e finché continuerò a fidarmi di lui, sarà solo un bene per me.”
Scoot Henderson
Il veterano Jeter è il primo ad aspettarsi che il legame col suo “fratellino” continui anche dopo il suo passaggio in NBA. Neanche a dirlo, sarà ovviamente presente il giorno del Draft, il 22 giugno, pronto a emozionarsi in un momento così significativo per lui.
“È come un fratello minore, so che mi emozionerò tantissimo quel giorno. Se ne andrà nel modo giusto e devo davvero esserci, a prescindere da cosa faremo con Ignite non potrò mancare. Gli ho chiesto scherzosamente se potessi presenziare al suo tavolo il giorno del Draft, ma ha pochi posti disponibili. Ma sarò comunque lì in qualche modo, perché sono stato parte del suo processo di crescita.”
Pooh Jeter