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Da un International all’altro. Su The Athletic, David Aldridge ha intervistato 4 giocatori non americani – Joel Embiid, Luka Doncic, Kristaps Porzingis e Giannis Antetokounmpo – sul loro anno da rookie, collegandosi poi al tema principale: che consigli darebbero a Victor Wembanyama? Il francese, a differenza dei nomi sopracitati, è una prima scelta assoluta e ha vissuto un hype molto differente, ben prima di arrivare in NBA. Avere le proprie partite disponibili su League Pass prima ancora di essere scelto è qualcosa a cui nessuno di loro è nemmeno minimamente andato vicino, anzi, un nome come Antetokounmpo – scelto peraltro alla 15 – era invisibile al pubblico generalista NBA. Fra tutte le risposte, quella più “vera” l’ha probabilmente data l’MVP della stagione 2022/23, che ha esaminato la questione offrendo anche una critica costruttiva:

“Non voglio essere troppo critico. Ovviamente, è estremamente talentuoso. Al momento, c’è tantissimo hype attorno a lui, credo che stia cercando di soddisfare le aspettative. Ecco quello che vedo, e guardo molte partite. Penso, prima di tutto, che debba capire dove voglia giocare, da guardia, da lungo e via dicendo. Non si tratta necessariamente di capire se voglia essere l’uno o l’altro, ma cosa voglia diventare. Vuoi diventare Kevin Durant o me? Non KD, insomma, una versione di questi nomi – vuoi combinare tutto. Al momento, ho la sensazione che tutto sembri un po’ forzato nel modo in cui gioca. Il che non è un male, perché il solo modo di migliorare è giocare con questo metodo e imparare. La sola strada: si fanno errori e si impara.”

Secondo il Sixer, dunque, Victor Wembanyama si starebbe più concentrando sul “soddisfare” il pubblico che non strettamente su un gioco vincente o adatto a lui. A tal proposito, Embiid è abbastanza umile da ammettere le proprie debolezze e da dare un consiglio al rookie di San Antonio:


“La cosa di cui sono felice è che gli stanno permettendo di fare questi errori, e quindi di imparare. Ma penso che ci sia una parte buona e una cattiva in questo. Il bello è che impari dai tuoi errori ma, ancora, il brutto è che sembra un po’ una forzatura. Come alcuni tiri: potrebbe rendere le cose facili per sé, è alto più di 225 centimetri, a volte – e questa è una cosa che sto imparando anche io – a volte bisogna andare verso la linea di fondo e tirare in testa a qualcuno. A volte non serve lavorare così duramente. E io lo sto ancora imparando, abbiamo tutti lo stesso problema. E, a proposito, un altro problema che percepisco è che sia difficile da capire. Hai così tanti movimenti a disposizione, prendiamo me: potrei usare un jab-step, un jumper, magari ho già segnato due o tre volte di fila con un jumper, ma c’è quest’altro movimento che voglio provare anziché ripetere la stessa cosa che sta funzionando più e più volte. Faccio fatica in questo. Sono migliorato, ma è una debolezza. Tutti stiamo ancora imparando.”