FOTO: Sportskeeda

Ok, adesso è passata qualche ora, abbiamo dormito – per quanto possibile – e forse siamo in grado di tirare fuori un paio di considerazioni di senso compiuto sull’assurdo scambio a tre squadre (per ora) che ha portato Damian Lillard ai Milwaukee Bucks, Jrue Holiday e Deandre Ayton ai Portland Trail Blazers, infine Jusuf Nurkic e altro materiale da non sottovalutare ai Phoenix Suns. Comunque, tutti i dettagli dello scambio – inclusa la possibilità che diventi una trade a 4, girando Holiday altrove – li trovate QUI.

A freddo, invece, ci sembra più che dovuto commentare l’operazione dal punto di vista di tutte e tre le squadre, cercando di capire chi ne sia uscito meglio – se ci dovesse essere – e, di conseguenza, le ragioni dietro l’opinione di ciascuno. Senza ulteriori indugi, andiamo a dare un’occhiata.

Milwaukee Bucks

  • Dentro: Damian Lillard
  • Fuori: Grayson Allen, Jrue Holiday

L’arrivo di Lillard cambierà ovviamente molto le carte in tavola sia nella lega che nei Bucks stessi. Se prima si parlava di una squadra con delle lacune offensive ma che poteva contare su un sistema difensivo tra i migliore della lega, almeno in regular season, ora le cose potrebbero essersi invertite. Il cambio in cabina di regia regalerà un attacco più efficiente e delle opzioni in più a coach Griffin, aggiungendo uno dei migliori tiratori on-ball di tutti i tempi, in grado di creare sia per sé che per i compagni e, si spera, anche di togliere la palla dalle mani di Giannis Antetokounmpo, obbligandolo a giocare più off-ball e vicino al canestro.

Se l’upgrade in attacco sarà enorme, il downgrade in difesa sarà altrettanto importante. Con Holiday va perso uno dei migliori difensori Point-of-Attack della lega, sempre in marcatura sull’esterno o sul giocatore più pericoloso della squadra avversaria, e non solo: la sua presenza consentiva di giocare drop, unica difesa in cui Brook Lopez può essere inserito positivamente in chiave Playoffs. Oltre a Jrue, partirà anche un role player come Grayson Allen, il quale, nonostante fosse sottodimensionato, allungava leggermente la rotazione sulle guardie e poteva per brevi periodi di far riposare Holiday a livello difensivo.

In sostanza, sei peggiorato in difesa, perdendo Jrue e Grayson, sei ancora più corto dell’anno scorso perché hai perso due giocatori e ne hai inserito solo uno ma, nonostante questo, è stata la mossa giusta da fare. Non hai allungato la finestra temporale di questa squadra, che sarà pericolosa comunque fino al 2025/26, però hai migliorato le chances di titolo, avendo portato nel Wisconsin un top-15 della lega. Inoltre, hai fatto capire a Giannis che l’obiettivo della franchigia e il suo sono il medesimo: vincere – la sola cosa che interessasse a The Greek Freak.

Le aspettative sono ovviamente altissime e non potrebbe essere altrimenti: a roster c’è adesso una delle coppie migliori della lega con un buon supporting cast, che ti porta ad essere la favorita ad est ed una delle contender più credibili per il titolo. Secondo me, entro la deadline partirà uno tra Lopez e Bobby Portis per arrivare ad un buon difensore Point-of-Attack e aggiustare il roster in vista dei Playoffs.


Phoenix Suns

  • Dentro: Jusuf Nurkic, Grayson Allen, Nassir Little, Keon Johnson
  • Fuori: Deandre Ayton, Toumani Camara

Giudicare dal punto di vista tecnico e tattico una trade causata da fattori che esulano dal contesto tecnico e tattico è davvero complicato. I Phoenix Suns hanno scelto di liberarsi di Deandre Ayton, costi quel che costi, per eliminare quell’elefante nella stanza che persisteva nell’ambiente Suns verosimilmente già dalla seconda parte della stagione 2021/22.

Partiamo dai lati positivi: rispetto al suo predecessore, Jusuf Nurkic potrà garantire un po’ più di fisicità a rimbalzo e maggior capacità di servire i compagni liberi nelle situazioni di short-roll quando i palleggiatori vengono raddoppiati (e con quel talento intorno, succederà spesso), ambito in cui abbiamo visto i Suns faticare abbastanza nella serie Playoffs contro i Denver Nuggets. Inoltre, l’arrivo di Grayson Allen, Nassir Little e Keon Johnson non può che giovare alla profondità del roster, che arriva ormai quasi a essere eccessiva. E per come è strutturata la rosa, Little potrebbe trovare spazio anche in post-season. I pregi dell’operazione si fermano però qua.

Al di là dell’atteggiamento insofferente mostrato a più riprese, Ayton rimane un giocatore dall’impatto decisamente superiore a quello del Nurkic delle ultime stagioni. Il bahamense appartiene ad un’altra categoria dal punto di vista del play-finishing, e nella sua metà campo permette di utilizzare una grande varietà di coverage difensive contro il Pick&Roll, compreso il cambio difensivo. Al contrario, ad oggi Nurkic è difficilmente sostenibile in contesto Playoffs per più di una ridotta quantità di minuti, con una mobilità ormai quasi nulla che obbliga i compagni a dover essere difensivamente impeccabili (e i Suns, ovviamente, non lo sono).

Insomma, Phoenix ha fatto una scelta rischiosa e quasi suicida dal punto di vista tecnico (considerando anche la differenza di età tra Ayton e Nurkic) per privilegiare la costruzione di un ambiente più sano, fondamentale per non crollare nuovamente nei momenti decisivi. In questo modo, però, ha danneggiato significativamente il suo “ceiling”, ovvero il livello massimo raggiungibile, e per una squadra che ha come unico obiettivo quello di conquistare l’anello non è una cosa da poco.


Portland Trail Blazers

  • Dentro: Jrue Holiday, Deandre Ayton, Toumani Camara
  • Fuori: Damian Lillard, Jusuf Nurkic, Nassir Little, Keon Johnson

In Oregon c’è da uscirne col sorriso. Se la malinconia di aver perso il miglior giocatore della storia della franchigia e trascinatore degli ultimi anni si fa sentire, a Portland inizia ufficialmente un nuovo ciclo e non si poteva farlo nel modo migliore. Che Lillard non facesse parte dei progetti futuri era stato chiarito e sancito già da quella fatidica scelta del 22 giugno a nome Scoot Henderson: avere la possibilità di ripartire dopo un Draft che ti ha regalato uno dei migliori prospetti degli ultimi anni non è roba da tutti, ed è il motivo per cui la sola necessità di Portland fossero asset futuribili da aggiungere al processo di rebuilding. Ciò che arriva è perfettamente concorde a questa richiesta.

Partiamo da quello che ha mandato Milwaukee: Jrue Holiday è un veterano con un anno rimanente di contratto (e una player option), e a quanto pare Portland non aspetterà e cercherà subito qualcuno a cui girarlo. Parliamo di uno dei migliori difensori Point-of-Attack della lega, con un contratto di valore, un sogno per tutte le contender. Vediamo quale sarà le richiesta effettiva dei Trail Blazers, che potrebbero allargare il parco scelte ricevuto, già ottimo di suo. Ottimo, sì, perché le scelte ricevute dai Bucks riguardano una non protetta del 2029 e le due migliori scelte del 2028 e del 2030 fra la propria e quella di Milwaukee. Parliamo di un periodo in cui Lillard e Antetokounmpo saranno presumibilmente ancora sotto contratto con un’età molto avanzata, il primo nella span 38-40 e il secondo 34-37 anni, senza nessun asset reperibile via Draft (le scelte dei Bucks degli anni precedenti sono in mano ai Pellicans dopo la trade che aveva portato proprio Jrue), e, conoscendo la poca notorietà di Milwaukee per quanto riguarda l’attrazione ai Free Agent e la possibilità concreta di una stagione di tanking, possiamo affermare che queste tre scelte siano sicuramente più notevoli di quelle che sarebbero arrivate da altri lidi, come ad esempio Miami.

Il coinvolgimento dei Suns prevede l’essersi liberati di un contratto quasi ingestibile come quello di Jusuf Nurkic (che aveva già fatto capire che non sarebbe rimasto in caso di cessione dell’amico in maglia zero) e di un solido role player come Nassir Little, per ricevere uno dei nomi più discussi degli ultimi mesi, Deandre Ayton. L’ex Suns ha vissuto una delle stagioni più difficili da quando è in maglia Suns, sia per lo scarso rendimento e sia per l’accanimento ricevuto dai fan a causa del brutto rapporto con Monty Williams e parte dello spogliatoio. Nonostante una stagione rivedibile, non dimentichiamo le vere qualità di Ayton: uno dei migliori lunghi per quanto riguarda la difesa in switch (testimonianza durante la run Playoffs 2021), dotato di ottime qualità realizzative soprattutto in quanto ottimo rollante. A Portland avrà modo di ritrovare numeri e soprattutto fiducia, persa in questi anni a Phoenix, in una squadra giovane che avrà modo di esaltarne le qualità, ricordando i suoi “soli” 25 anni.

La stagione che ci aspetta per i Blazers non sarà di successo ma sicuramente divertente: i talenti in casa avranno modo di ricevere tanti minuti e trovare la quadra, in una stagione la quale, più che per la lotta Playoffs, li vedrà probabilmente in corsa le prime pick del prossimo Draft. Lo young core ora formatosi (oltre a Scoot e Ayton ricordiamo la presenza di importanti talenti come Sharpe e Simons) fa ben sperare in Oregon.


Bonus: Miami Heat

Pur quanto, lato South Beach, non sia entrato e uscito nessuno nella serata, è impossibile non spendere due parole sul disastro commesso da Pat Riley. Sappiamo tutti come siamo arrivati alla serata di ieri, a come tutti siamo stati sorpresi nel leggere la scritta “Milkwaukee Bucks” sul tweet di Adrian Wojnarowski. Questo perché, con la telenovela avviata da mesi, è quasi assurdo pensare che una squadra come gli Heat non abbia colto la possibilità di accogliere un top-20 della lega nel pieno della sua forma, ad un prezzo che Miami sarebbe riuscita a pagare ma che non ha voluto pagare.

Sono tanti i motivi, a quanto pare, dietro questa scelta: il non trovare un posto dove ricollocare Tyler Herro (al momento con poco mercato dopo l’infortunio) e la scarsità di Draft asset erano i motivi che non hanno convinto i Blazers e non hanno convinto nemmeno Pat Riley, non intenzionato ad andare oltre la sua offerta. Una offerta un po’ rivedibile, considerando il vero valore di draft pick in un big market come Miami e la possibilità di essere chiaramente i favoriti al titolo con un Lillard in più in squadra – giocatore che aveva la Florida come unica destinazione possibile e che rappresenta tutto ciò che è mancato per infastidire più di tanto i Denver Nuggets alle scorse Finals. Per non parlare del noto rapporto umano esistente fra le due stelle Heat (Butler e Bam) e il neo giocatore dei Bucks, da mesi impegnati in richiami al fatto che avrebbero giocato insieme. Per Miami, un peccato che rimarranno solo un sogno, un peccato che rischia di essere il più grande rimpianto dell’era Riley.