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Anthony Edwards e i Minnesota Timberwolves stanno scioccando il mondo NBA. Non tanto perché non ci si aspettasse un buon rendimento, lo si è visto anche in stagione, ma perché non ci si aspettava questo dominio contro i campioni in carica, i Denver Nuggets, adesso sotto per 2 a 0 nella serie e in volo per Minneapolis. La squadra di coach Michael Malone non ci ha capito niente, soprattutto in Gara 2, stravinta dai T-Wolves a partire dal secondo quarto. Il segreto tattico parte da principi già intravisti ai passati Playoffs e nei precedenti stagionali, trattati anche nella preview della serie: difensivamente, la taglia e la lunghezza di Minnesota fa la differenza, sfruttando i difensori perimetrali per negare il più possibile la ricezione o la conclusione ai tiratori come Porter Jr., KCP e Jamal Murray, stancando Nikola Jokic con chiunque, da Towns a Naz Reid, passando per Kyle Anderson, lasciando il più possibile Gobert nel pitturato; per quanto la difesa dei Timberwolves sia la parte più eclatante, però, è nella metà campo offensiva che hanno fatto strabuzzare gli occhi. Ant-Man è Ant-Man, e va bene, ma al di là di inutili focus sul rendimento individuale si è intravista una compostezza di squadra che in stagione raramente si era mantenuta sui 48 minuti, andando spesso a perdersi in hero ball dello stesso Edwards o palla in mano a KAT e s’abbracciamo. Contro Denver, Minnesota sa che bisogna giocare continuamente dei set per esplorare i punti deboli ma, oltre a esserne consapevole, lo mette in pratica – cosa non scontata e non vista, per esempio, con i Lakers soprattutto nei quarti periodi. Ed è così che lo stesso Jokic, in primis, è diventato un target per qualsiasi pick&roll, hand-off o isolamento avversario, al punto da essere fiaccato fisicamente, soffocato da una parte e continuamente coinvolto dall’altra. Il segreto per attaccare il serbo facendo male ai Nuggets, per adesso, ha consistito nella rimozione degli aiuti al ferro (low man help) di Aaron Gordon e Michael Porter Jr., rendendo soprattutto il primo – battezzato in attacco – completamente ingiocabile finora, tramite cambi o action sul lato debole. Un esempio davvero rappresentativo viene da Gara 2, dopo un timeout (ATO, after timeout), solitamente il periodo impiegato dagli allenatori per disegnare qualcosa di speciale al rientro:

La collaborazione si svolge su due fronti differenti:

  1. lato forte del tutto vuoto, Kyle Anderson è incaricato di effettuare il consegnato per Anthony Edwards
  2. lato debole, invece, affollato, dove McDaniels e Alexander-Walker impostano uno stagger per l’uscita di Naz Reid

Ci sono numerosi elementi da notare: in primis, l’aiuto primario dal lato debole viene tolto sfruttando la dimensione perimetrale di Reid, costringendo Gordon a schiantarsi sul blocco e a non poter più tornare; Murray a questo punto è designato ad aiutare dal lato debole, ma non ha la taglia e non comunica con Porter Jr., con il quale si sarebbe potuto comodamente invertire; sul lato forte, Edwards è bravissimo a non prendersi il pull-up forzato (che spesso tende a piacergli) e gioca un semplice dai e vai con Anderson, sfruttando la sua incredibile esplosività e bruciando Jokic. Può sembrare tutto troppo facile, ma avviene molto rapidamente, in un momento di confusione per Denver e caldissimo per Minnesota, in cui anche Reid e Alexander-Walker dalla panchina stavano mettendo triple causando ulteriore senso di urgenza.


La reazione dei Nuggets può casomai ripartire dalla comunicazione e dai cambi sistematici sul lato debole per avere sempre uno fra MPJ e Gordon in aiuto: Murray e Porter avrebbero avuto tutto il tempo di invertire le proprie posizioni, considerando che quest’ultimo è diventato davvero un buon difensore al ferro e che McDaniels è piuttosto battezzabile; o, ancora, cambiare preventivamente per lasciare Gordon sotto, facendo uscire MPJ su Reid e lasciando Murray fra NAW e McDaniels. Così facendo si risolve una parte del problema, ma non tutto: in caso di rotazione di Gordon al ferro, e quindi sovrannumero sul lato debole, Anthony Edwards ha dimostrato di saper trovare benissimo lo scarico in angolo; se Murray decide di negarlo, si apre spazio per il taglio di McDaniels, unico aspetto offensivo nel quale quest’ultimo è davvero elitario – persino nella clip presa in esame, se fate caso, non resta sul perimetro ma taglia dentro sulla penetrazione di Edwards, non solo per un eventuale scarico ma anche per sfruttare le lunghe leve a rimbalzo d’attacco. E viceversa, qualora Murray dovesse seguire il taglio anziché negare l’angolo. Se in Gara 3 ci sarà un aggiustamento difensivo da parte di Malone, probabilmente sarà questo, ma servirà molto più senso di urgenza per ribaltare la serie – che i Nuggets, comunque, hanno sempre dimostrato di poter tirare fuori al momento giusto.