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Nel 1999 usciva al cinema il primo capitolo di una trilogia capolavoro ambientata in un futuro distopico in cui gli uomini combattono per liberarsi dal giogo delle macchine. Ora, se volessimo forzare un parallelismo (e lo vogliamo) potremmo dire che la lotta per la vittoria del Larry O’Brien Trophy dei Phoenix Suns in questi anni sia assimilabile al travaglio dei protagonisti nella saga delle sorelle Wachoswski; e avremmo, inoltre, quattro personaggi di quel mondo antologico importanti da sovrapporre alle personalità reali fulcro della franchigia del deserto. Potremmo definire una linea di pensiero, attribuendo a Coach Frank Vogel, Kevin Durant, Bradley Beal e Devin Booker i nomi di fantasia dei personaggi di Matrix. Quindi vi avvertiamo, Matrix va visto, per meglio comprendere quanto difficile sarà per la franchigia, allo stato attuale, dire la sua nella corsa al titolo di Campione NBA.

Coach Vogel, alias il Fabbricante di Chiavi

Il lavoro svolto dal personaggio nella trilogia risulta fondamentale; è un lavoro di precisione, di metodica applicazione e di enorme responsabilità. Le sue chiavi aprono porte che, se rimanessero chiuse, porterebbero alla disfatta totale. Ed è questo che Frank Vogel ha fatto da inizio anno, ha lavorato metodicamente per riuscire a portare ad un livello accettabile i role player a sua disposizione. Primo tra tutti Grayson Allen, al quale è stata consegnata la chiave dell’attacco perimetrale della squadra. Il giocatore nativo di Jacksonville è infatti un tiratore solido che viaggia ad un impressionante 47.4% nei tiri oltre l’arco, statistica e pericolosità fondamentali per dare equilibrio e spazi ad un attacco che altrimenti sarebbe difficile da equilibrare; esempio chiaro della sua importanza viene dalla sconfitta contro Boston , in cui il gregario non segna nessuno dei quattro tiri dalla distanza presi.

Ha inoltre un ottimo impatto difensivo, facendo faticare al meglio delle sue possibilità gli attaccanti avversari che tentano di puntarlo sull’uno-contro-uno. Le sue statistiche difensive non sono impressionanti (0.9 rubate e 0.7 stoppate a partita), ma il lavoro del nostro fabbricante di chiavi sta dando frutti insperati, facendo emergere in Allen un difensore di alto livello.


Altra chiave importante fabbricata da Coach Vogel è quella donata al centro Bosniaco, Jusuf Nurkic, che apre la porta dei rimbalzi. Siamo tutti ormai consapevoli di quanto, nel basket contemporaneo, non valga più completamente la frase “chi controlla i rimbalzi, controlla la partita”, ma avere un giocatore che ne agguanta quasi 11 ad allacciata di scarpe, di cui quasi 3 offensivi, dà una certa tranquillità alla squadra della Valley su entrambi i lati del campo. La chiave creata dal Coach però apre esclusivamente quella porta e mostra quanto Nurkic abbia delle criticità che possono risultare fatali nella battaglia finale per la liberazione di Zion da secoli di schiavitù (il win now che Phoenix tenta da parecchie stagioni ormai). La difesa sul pick&roll con il bosniaco è brutta, lenta e bersaglio costante degli attacchi avversari. Anche quando tenta un aiuto difensivo forte, è chiaramente in debito di spazio/tempo e la lentezza di piedi lo rende facile bersaglio dell’ atletismo delle guardie della Lega americana.

Kevin Durant, alias Morpheus

Il più forte, quello con più esperienza, alla ricerca costante di un eletto che faccia avverare la profezia di vittoria per il mondo umano. KD infatti è uno scorer leggendario, non si fanno claim sensazionalistici a dire che forse è il miglior macinapunti di tutti i tempi, ma non basta; Zion (Phoenix) non può sperare di vincere la guerra solo con l’arma offensiva totale, per quanto annichilisca le difese avversarie. Lo dimostrano chiaramente le cifre delle partite mutile di Booker: nelle quattro prima del rientro del prodotto di Kentucky ha registrato 20 punti contro Oklahoma City, 35 contro Denver, 35 contro Toronto e 45 contro la corazzata Boston, portando 2 vittorie e 2 sconfitte. I dati sono impressionanti, per quanto ci si possa impressionare a un trend che è ormai abituale per il 35enne, ma il record W/L non lo è altrettanto e questo corrobora un fatto incontrovertibile: avere solo Morpheus non basta ai Suns.

Breadley Beal, alias Trinity

“Ti innamorerai dell’eletto e lo aiuterai nella guerra.”

Fondamentale per la riuscita dell’impresa, deve trovare la sua dimensione nella storia e nel rapporto con l’eletto. Non è un percorso facile quello di Trinity, tutto il contrario, dovrà accettare di non essere vista in presenza dell’eletto e passerà attraverso varie sofferenze, fisiche soprattutto, per giungere al compimento del suo ruolo e della vittoria finale. Così è successo per Beal, che ha un inizio di stagione difficile, fermo per infortunio e con qualche difficoltà a inserirsi nell’equilibrio della squadra. Si trova costretto a ridimensionare un ego in virtù di un bene superiore. Ora sta chiaramente ingranando, si è liberato della spada di Damocle degli infortuni e ha messo piede in quella forma mentis propria di un terzo violino, non forza, non effettua scelte sbagliate, si fa trovare pronto e soprattutto riesce a catturare l’attenzione delle difese che cedono alla sua gravity offensiva. Fondamentale per la riuscita degli attacchi di Morpheus e dell’eletto, che hanno necessità di un diversivo per non avere addosso costantemente l’occhio degli avversari.

Devin Booker alias Neo/L’Eletto

Il mandato per risolvere, quello con maggiori responsabilità, colui che porterà alla sconfitta delle Macchine. Neo deve credere, avere fede in sé in quanto parte fondamentale della profezia, per esprimere il suo massimo potenziale e piegare le regole della simulazione Matrix al suo volere. Così Devin Booker deve finalmente credere di essere il vero leader della squadra, mettersi al servizio dei suoi co-protagonisti assumendosi la responsabilità di guidarli. Il ruolo di cui è insignito è cruciale, combo guard è la definizione degli specialisti d’oltreoceano. La sua sola presenza sul campo deve comportare un miglioramento per tutti. E alla sua partita di rientro dall’infortunio dimostra di essere quello che ci si aspetta, 27 punti, 7 assist e 6 rimbalzi nella vittoria contro Cleveland mutila di Donovan Mitchell; leadership effort che finalmente mette a frutto l’arma finale Morpheus e si connette in maniera ottima con Trinity. Con lui in campo i due co-protagonisti giocano meglio, sono più liberi e hanno la possibilità di sfruttare gli spazi, i passaggi e la gravity dell’unico eletto a loro favore. Se dovesse accettare completamente il ruolo che la profezia e l’oracolo gli hanno attribuito, potrebbe essere la vera svolta in questi lunghi anni di battaglie infruttuose che non hanno mai portato alla vittoria del campionato.

Al netto di ogni tipo di analisi però ci chiediamo sei il nostro eletto deciderà di farsi liberare dalla simulazione Matrix o no.
Quale pillola sceglierà? Quella azzurra, che lo riporterà ad una cecità che lo accompagna da ormai troppo? O quella rossa, per restare nella tana del Bianconiglio e vedere quant’è splendente il trofeo finale?

Honorable mention: Thaddeus Young, alias Jason Lock

Avremmo voluto vederlo, in un ruolo differente da quello del comandante delle difese di Zion, almeno per qualche minuto. Ma così come Jason Lock, Thad Young non gioca, non lo vuole nessuno e SEMBRA essere a malapena tollerato dallo staff tecnico. A nostro avviso un vero peccato, soprattutto per la sua esperienza e per il supporto difensivo che potrebbe dare, visti i buchi e le falle difensive portate dal centro titolare bosniaco.