Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith Pompey per The Philadelphia Inquirer, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


Non appena i Philadelphia 76ers hanno completato il loro primo sweep dopo 32 anni, i giocatori si sono subito concentrati sui Boston Celtics e sul tentativo di allontanare i fantasmi di tutte le eliminazioni al secondo round. Il veterano PJ Tucker, ad esempio, ha affermato che i loro veri Playoffs sono cominciati dalla fine di Gara 4 al Barclays Center contro i Nets:


“Tutti stanno parlando della sfida tra noi e Boston, ma è da inizio anno che lo sappiamo. È dall’inizio della stagione che sappiamo che saremmo stati noi, Boston e Milwaukee. È semplicemente la realtà, sono realista. Questa è la nostra stagione ed è per questo che sono qui.”

(PJ Tucker)

I Celtics, intanto, hanno vinto in sei gare contro gli Hawks. Per ufficializzare la semifinale di Conference tra Phila e Boston sembrava solo questione di tempo, e così è stato, nonostante una o due vittorie inattese di Atlanta.

Le Conference Semifinals, per i 76ers, sembrano essere un vero e proprio tabù. Dal 1986, infatti, il loro record nel secondo turno dei Playoffs recita 1 vittoria a fronte di ben 12 sconfitte, di cui 4 sono arrivate negli ultimi 5 anni contro Boston, Toronto, Atlanta e Miami. L’unico anno nel quale i Sixers non hanno perso al secondo round? Nella bubble, al primo turno: 4-0, sempre contro i Celtics.

La sconfitta della scorsa stagione, 4-2 per mano dei Miami Heat, ha indotto il front office dei Sixers ad apportare qualche cambiamento al roster, dopo il precedente arrivo di Harden da Brooklyn. Ed ecco che in offseason sono arrivati Tucker, Melton e House Jr.

“Questo è il momento che abbiamo atteso a lungo. È il nostro anno e sappiamo che dobbiamo approfittare di tutte le opportunità che arriveranno. È quello che abbiamo fatto fino ad adesso ed è esattamente quello che continueremo a fare.”

(Paul Reed)

Indubbiamente, Philadelphia non avrà un percorso facile. A partire dal matchup contro i Celtics, con cui hanno perso tre dei quattro incontri stagionali. L’unica vittoria di Philadelphia è arrivata il 4 aprile e son stati necessari 52 punti di Joel Embiid (la storia continua…), ma nelle fila biancoverdi mancavano Rob Williams e Jaylen Brown.

Al momento, tra l’altro, Embiid è un’altra volta alle prese con problemi fisici, una distorsione al ginocchio. Ha saltato Gara 4 contro i Nets e Doc Rivers nel post-partita ha detto che c’è il 50% di probabilità che sia a disposizione per l’inizio del second round. La sua presenza (e buona condizione), ovviamente, è una condicio sine qua non per le speranze dei Sixers.

Tyrese Maxey, invece, si è dimostrato vivo e vegeto nel primo turno, ma storicamente non gode di statistiche indimenticabili contro Boston. In 10 partite disputate, ha realizzato di media 8.4 punti e ha tirato con il 34% dal campo, i peggiori suoi dati contro una singola squadra in NBA.

Infine, nemmeno la playoff history sorride a Philadelphia. I Boston Celtics hanno vinto 14 delle 21 serie disputate tra le due franchigie, tra cui tutte le ultime cinque.

I 76ers hanno aspettato questo momento da tutta la stagione, e lo sweep rifilato a Brooklyn ha assunto un importante significato, consentendo alla squadra di Doc Rivers di avere una settimana in più per riposarsi (fondamentale soprattutto per il recupero di Embiid).

In vista delle semifinali di Conference, Georges Niang ha suonato la carica all’ambiente:

“Credo che dovremo fare mente locale e capire che errori abbiamo fatto contro la tipologia di difese che Boston adotterà per fermare Embiid. Dobbiamo rafforzarci in questi dettagli e continuare a correggerli, non dobbiamo permettere che qualche errore possa scoraggiarci o farci perdere il nostro gioco. Abbiamo fatto ciò per tutto l’anno e questa, ora, è l’opportunità giusta per dimostrarlo. Sappiamo che non siamo arrivati fino a qui per fermarci e siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare per andare avanti. La serie con Brooklyn è stata solo una tappa del percorso, così come la stagione regolare.”

(Georges Niang)